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Nella testa del Toro, tra sindrome di accerchiamento e pressione sui giovani

L'analisi / Molti tifosi granata criticano la squadra sotto il profilo tecnico-tattico, quando il problema è ben diverso. E le responsabilità non sono solo e solamente di Ventura...

Lorenzo Bonansea

"Si legge, si scrive, si commenta, eppure difficilmente si riesce a cogliere nel segno quando si parla di Toro. L’andamento della stagione granata ha dato adito a speculazioni di ogni tipo. C’è chi pensa che il problema granata sia sostanzialmente tattico: le verticalizzazioni latitano, la squadra ha un giro-palla prevedibile, e Ventura viene chiamato sul banco degli imputati a rispondere di questo “non gioco”. I detrattori - o soloni, per meglio dire - parlano, questionano e giudicano il tecnico genovese come un allenatore che ha ormai esaurito le idee, mal seguito dal gruppo e dalla retorica fiacca. Gli stessi che l’anno scorso e all’inizio di quest’anno elogiavano i risultati (perché questa è la grande variabile) di un gruppo capace di grandi imprese e di grandi traguardi, e di una società che finalmente puntava sui giovani (ed italiani), perdendosi in retoriche nazionaliste/qualunquiste più o meno azzeccate.

"E ora? Ora quegli elogi, gioco-forza, non ci sono più, seppure gli elementi in squadra siano gli stessi. Il Toro è appena a +8 dalla zona retrocessione, lontano un abisso dai sogni europei e in una crisi che più che tecnica o tattica, e prima di tutto psicologica. E questo non sono io, o il giornale, a dirlo. E’ l’andamento, il ritmo e lo stato di forma di alcuni giocatori a sottolineare questo aspetto. Prendiamo Baselli, ad esempio. Il casse ’92 è un giocatore dalla classe invidiabile e con un futuro davanti che può solo promettere bene. Partito benissimo, come meglio non si poteva, ai fischi del pubblico (giustificati, per carità) dopo i primi risultati storti, il ragazzo ha risposto subendo un’involuzione che è difficilmente spiegabile dal punto di vista puramente tecnico-tattico. Il centrocampista sembrava infatti ben amalgamato negli schemi di Ventura, e non si può pensare che abbia smarrito talento e capacità di gestione in un battito di ciglia: semplicemente, ha subito mentalmente, al pari dei tanti giovani in squadra, il tracollo nei risultati, e la gestione di molte partite da parte degli uomini di Ventura non dipende dallo schieramento o dal valore oggettivo degli uomini in campo. Ma dalla testa. Dalla testa di ragazzi giovani, che si sono trovati davanti un pubblico affettuoso e dal calore immenso, ma esigente, come quello granata, e dopo la serie di risultati utili d’inizio stagione non sono riusciti a reggere le aspettative. Stiamo parlando di giocatori come Belotti o come lo stesso Baselli, a 23/24 anni alle prese con la prima vera stagione al centro di un progetto di Serie A, o di Zappacosta, arrivato a Torino con la voglia di ritagliarsi un ruolo da protagonista, ma invischiato anche lui nella crisi generale, gonfiata dalla pressione soggettiva di chi sa di non essere titolare e di giocarsi il posto volta per volta.

"Ventura ha spesso parlato di “ambiente” poco favorevole, quando gli veniva fatto giustamente notare che le prestazioni erano in diminuendo, e che i risultati latitavano. Il tecnico è stato aspramente criticato dalla piazza, ma siamo sicuri di aver capito in pieno cosa intendesse dire? L’ambiente è prima di tutto quello in cui si muovono i giocatori, l’ambiente è l’aria che respirano, e  l’attitudine che mostrano in campo è specchio di quello stesso etere. Ciò non vuol dire che siano i tifosi granata, o di rimando le loro contestazioni, il problema del Torino, nonostante molte volte gli stessi sembrano vittima di una sindrome di accerchiamento più che inspiegabile: il nodo gordiano del Toro è invece costituito da questo meccanismo causa-effetto, da questa poca rilassatezza collettiva, e da una pressione che  - piaccia o non piaccia - alcuni giocatori non sono ancora in grado di sostenere a questi livelli. Il tecnico ha la responsabilità del gruppo ed è chiamato a rispondere dei mancati risultati, è vero. Ma la “caccia al colpevole”, senza cognizione di causa, in questo gioco, non paga. Tutt’altro.