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Vuoi mettere risorgere, risorgere, risorgere…

di Marco Peroni

L'avevo già scritto da qualche altra parte: “prendetelo come uno scongiuro”. Tutte le volte che siamo arrivati a una partita decisiva e io ho mi sono profuso in articoli roventi...

Redazione Toro News

di Marco Peroni

L'avevo già scritto da qualche altra parte: “prendetelo come uno scongiuro”. Tutte le volte che siamo arrivati a una partita decisiva e io ho mi sono profuso in articoli roventi per caricare le pile, ogni speranza mi è tornata indietro come un boomerang, imbernoccolandomi la fronte e soprattutto il cuore.Quindi faccio finta di niente, come se domenica fosse una partita normale, come se noi fossimo a metà classifica e ogni squadra avversaria fosse per questa rubrica quello che doveva essere in origine, cioè una scusa per divagare e costruire una immaginaria bibliografia-discografia degli spiriti granata.Ci state? Facciamo finta assieme? Dai.Domenica arriva il Bologna. Cosa mi fa venire in mente? Che se non vinciamo diventa quasi impossibile salvarci? Ma no, no... figuriamoci, mi viene tutt’altro. Mi viene in mente il libro che ho finito l’altra sera, Le donne, i cavalier, l’arme, la roba. Storia e storia di Andrea Pazienza, curato da Franco Giubilei. In cui si racconta la vita di un artista meraviglioso, Andrea Pazienza, una specie di Michelangelo nato nel 1956 e che invece di affrescare cupole ha disegnato fumetti: diventando famoso come una rockstar proprio nella magica e drammatica Bologna degli anni Settanta. La vita di Paz è stata un cortometraggio pieno di tante di quelle sorprese da poter essere guardato all’infinito, un concentrato di psichedelica e fantasia popolare, disegno e letteratura, invenzione e capacità di immortalare il quotidiano. Le sue tavole hanno messo le ali alla fantasia di una generazione cresciuta nel vento.E’ curioso come la storia degli uomini proceda a singhiozzi, addormentandosi da qualche parte per risvegliarsi qualche anno dopo, da qualche altra parte ancora, producendosi in incredibili accelerazioni. Una di queste impennate è avvenuta a Bologna negli anni Settanta, dove tensioni e visioni che il Paese stava conoscendo si sono riversate come da un gigantesco e invisibile imbuto. Questo vortice ha lasciato tragedie dietro di sé, storia spezzate, ma anche esplosioni di creatività che hanno arricchito la vita culturale italiana per un bel po’. Andrea Pazienza, pugliese bellissimo in arrivo dal liceo artistico di Pescara, le mani baciate dal signore capaci di disegnare “tutto e subito”, si è trovato in quel crocevia e l’ha respirato più forte che poteva in ogni suo aroma vitale o mortifero. Paz ha fatto il fumetto capace di accogliere arte e poesia e il libro che vi dicevo fa venire voglia di andarsi a rileggere le sue storie e conservarle ancor più gelosamente. Nella sua ultima opera, Pompeo, Andrea Pazienza si è raccontato nei suoi risvolti più inconfessabili, nel suo rapporto con l’eroina e con tutto il resto. C’è un passaggio che mi ha sempre ammazzato, bellissimo e tragico, in cui il protagonista “in viaggio” si dichiara incapace di vivere una vita normale, la rifiuta, la scongiura, abbracciando l’attimo che ancora gli resta e penzolandoci appeso, al di sopra del vuoto, nella più pericolosa delle acrobazie.E come sempre mi accorgo, anche stavolta che ero partito per scongiurare la nostra storia, che me la ritrovo tra le mani. Nemmeno a noi, fatta ogni distinzione, è capitata una vita tanto ordinaria e normale. E domenica è proprio uno di quei giorni che avrei tanto evitato, ma dei quali forse non saprei fare a meno.“Vuoi mettere risorgere, risorgere, risorgere…”Un abbraccio a tutti, Marco