Ripartiamo dal 76esimo contro il Sassuolo, dalla sostituzione di un difensore per un attaccante.
columnist
Dal 2000 in su
Un attaccante affamato come un lupo, che salta in campo e si lancia alla caccia del pallone, morde e tira. Non è gol, ma contro quella traversa si è scagliata la forte personalità di un ventenne che crede in quello che può realizzare. E ci crede perché, quando si allena, la rabona a colpire la traversa da metà campo gli riesce incredibilmente quasi sempre, tanto da non destare più le acclamazioni dei compagni, abituati alla sua perfezione. Ci crede perché da sempre lavora sulla sua irruenza, che diventa magistrale quando intelligentemente indirizzata. La libertà è il governo di se stessi, una lezione fondamentale da imparare. L’innamoramento col pallone può rendere un po’ accentratori e testardi – così gli ripetevano in ambiente bianconero – ma quando è vero amore si impara a sacrificare tutto, anche una parte di sé a favore degli altri, perché negli altri c’è una parte del sé. Comunità e appartenenza, squadra.
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Nel 2014, per un duemila come Moise Kean che lasciava il vivaio granata, un duemila come Vincenzo Millico veniva trapiantato e coltivato. Fioriva. Anni di crescita, fisica e mentale. Millico è un ragazzo granata, per lui spero un futuro brillante dello stesso colore, nessun prestito, facciamogli spazio qui, tra Belotti, Berenguer e Verdi. Sosteniamolo, perché più ancora della sua attrazione per la porta abbiamo uno smisurato bisogno del suo entusiasmo. Millico adora Insigne, ma quello che più colpisce guardandolo correre a caccia di un pallone è quanto il suo talento assomigli, a quello di Insigne.
Millico dei record in Primavera, Millico dei pochi minuti corsi in prima squadra. Veloce, velocissimo. Preciso, precisissimo.
Giovane.
Ma non giovane quanto Ryan Cherki, il sedicenne che in questi giorni abbiamo ammirato nell’esordio con la maglia del Lione a battezzare con due gol la sfida contro il Nantes. E qualche mese prima era stato Harvey Elliot, a Liverpool, a esordire in uno dei massimi campionati europei con una carta d’identità del 2003 in tasca.
I ragazzi devono essere “curati”, è necessario rispettare i loro tempi e accompagnare la loro crescita, ma devono sentirsi anche depositari di fiducia, devono essere spronati a saltare gli ostacoli. La vita corre veloce e loro spesso hanno la leggerezza per correre ancora più velocemente. Quando Millico veste il 22 Toro e inizia a correre, viene da sperare che se il secolo passato ha avuto il suo V.M. – Valentino Mazzola – il secolo nuovo ne scopra uno tutto suo di V.M.: Vincenzo Millico.
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In occasione dell’incomprensibile mancata convocazione agli Europei Under 19, Millico urla su Instagram: "29 gol e 12 assist in 28 partite. Miglior marcatore stagionale a +15 gol dal miglior realizzatore convocato. Meritocrazia?”
Difficile non condividere la sua delusione, ma il Mister deve essere innanzitutto un buon padre di famiglia, perciò gli chiede di ripensare a quelle parole e cancellarle. Cancellarle per riscriverle, e questa volta non in una story di breve durata, riscriverle in modo definitivo, sul campo, confermando ogni lettera con un gol.
Che i movimenti del grande Mazzola e dell’inafferrabile Insigne ispirino la fioritura di una irripetibile gemma del vivaio granata: Vincenzo Millico.
Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.
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