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Toro, la differenza col Verona? I gialloblù hanno più sprint

Marcello Tirrito

Nuovo appuntamento con la rubrica del prof. Marcello Tirrito

Per il Torino quella di Verona è stata una vittoria sfumata all’ultimo. La nota positiva sta nella continuità dei risultati positivi, che mattone dopo mattone, danno concretezza al sapore di salvezza.

Una gara bloccata fino alla fine nella quale, ahimè, la squadra di Nicola non ha saputo concretizzare le pochissime azioni pericolose prodotte. Il Verona, dal canto suo, ha invece cercato di vincere la gara fin dal primo minuto, attaccando sempre con più giocatori, a fronte di una superiorità numerica in ogni zona del campo; frutto di una buona preparazione atletica che ha nettamente manifestato in campo. Anche il giro palla dei giocatori veneti, molto più veloce ed efficace, dimostra l’ottimo stato di forma; il Toro ha saputo tenere il risultato anche grazie alle parate di Sirigu.

I dati presi dalla Lega Serie A non dimostrano una differenza importante sui km percorsi, seppur questa sia a favore del Verona. Ciò che evidenzierei è la quantità di corsa effettuata sotto forma di sprint, ovvero le accelerazioni e decelerazioni, che si utilizzano, tanto per fare un esempio, nelle pressioni in zona offensiva e nel ripiego dei giocatori chiamati che perdono palla.

Prendiamo Rolando Mandragora, che ha percorso una corsa a velocità non elevata classificata come “run” (che per dare un’idea può corrispondere ad una velocità di 18-20 km/h) di km 7.513, ovviamente non espressa continuamente, ma - come il modello prestativo del calcio richiede - in maniera intermittente, ed una corsa in “sprint” (che corrisponde a una velocità oltre i 22 km/h), sempre espressa a intermittenza, di circa 0,635 km.

Bene, ora Davide Faraoni: l’esterno veronese ha una corsa “run” di km 6.782, meno rispetto a Mandragrora, ma km 1.306 di “sprint”, sintomo di espressione del potenziale motorio legato all’ottimale produzione di forza massima.

Quindi, più esprimo forza muscolare, prodotta con programmazioni atletiche determinate, più sono in grado di esprimere accelerazioni importanti utili a creare continue pressioni ai portatori palla e soprattutto alla buona capacità di ripiegare in difesa una volta persa palla.

Questo parametro, di cui ha parlato in modo chiaro anche il mister Davide Nicola, purtroppo non è stato mai soddisfatto appieno, almeno fino ad ora, e ho forti dubbi che le cose possano cambiare prossime gare. Da qui a fine campionato il Toro non potrà certo migliorare sensibilmente la performance fisica. Fortunatamente manca poco al traguardo e la qualità tecnica della rosa (superiore alla media delle squadre coinvolte nella lotta salvezza) unita a una buona lettura tattica della situazione potrà aiutarci a raggiungere l’agognata salvezza.

Dal punto di vista fisico si pagano, probabilmente, esperimenti fatti in passato ed errori di programmazione. Tuttavia, già tra un paio di mesi ci sarà la possibilità di ripartire, questa volta sui binari giusti!