01:40 min

interviste

Claudio Grauso: “Il Toro non sta così male. Il cambio Lukic-Zaza? Ecco come la vedo”

Andrea Calderoni

Esclusiva TN / Così l'ex secondo di Coppitelli che conosce molto bene Mazzarri, essendo stato suo giocatore ai tempi di Livorno

Claudio Grauso, storico collaboratore di Federico Coppitelli, ha osservato da vicino la partita tra Torino e Spal. L’ha, infatti, commentata per l’emittente Torino Channel. L’ex prodotto del settore giovanile granata e poi collaboratore tecnico della Primavera, in estate passato all’Imolese (lui e Coppitelli sono stati esonerati a fine settembre), conosce molto bene Walter Mazzarri che è stato suo allenatore ai tempi del Livorno. Tra l’altro nella stagione 2003/2004 la squadra toscana guidata da Mazzarri ottenne una storica promozione in Serie A, categoria che mancava a Livorno da cinquant’anni. Toro News si affida proprio a Grauso per analizzare il disastroso k.o. contro la Spal e il momento del Torino.

Buongiorno Claudio, sabato sera dalla tribuna del “Grande Torino” che idea si è fatto sulla sconfitta dei granata contro la Spal?

“Il match si era messo bene grazie ad un rimpallo e forse è stato proprio questo a rendere più complicata la serata del Torino. Tuttavia, la gara è stata caratterizzata da un’altra situazione chiave: l'inferiorità numerica. Il primo gol è nato con Ansaldi a terra, poi il secondo dopo l’espulsione di Bremer”.

Quindi, non ha visto un Toro così vistosamente in difficoltà.

“No, soprattutto se rapportato al periodo nero attraversato tra ottobre e novembre. Rispetto a quei mesi la squadra sta meglio. A livello fisico il Torino è cresciuto sensibilmente. Non dimentichiamoci a tal proposito che a Verona i granata hanno offerto la miglior prestazione stagionale per 70 minuti. Anche con la Spal la formazione di Mazzarri ha accompagnato bene la manovra offensiva e ha aggredito alto l’avversario. Durante il momento di crisi, invece, si notava come troppo spesso ci fosse il solo Belotti nell’area di rigore avversaria”.

Avrebbe effettuato il cambio tra Lukic e Zaza per il quale anche Mazzarri ha fatto il mea culpa nel post-partita?

“Francamente ho apprezzato la sostituzione. È ovvio, poi, che viene giudicata in base al risultato negativo. Secondo me, è stato un bel segnale dato alla squadra. Mazzarri ha deciso di inserire un’altra punta non perché aveva di fronte l’ultima in classifica, ma perché vedeva una squadra ancora brillante e pensava sinceramente di poter vincere la partita. Se avesse fatto solamente mosse difensive per proteggere l’1 a 1 e avesse perso, avrebbe ricevuto il doppio delle critiche. È normale che chi esce sconfitto viene criticato: fa parte del gioco”.  

Conosce bene Mazzarri, essendo stato suo giocatore ai tempi del Livorno. Indipendentemente dalla sfida con la Spal, lo vede in difficoltà o in confusione nell’ultimo scorcio di stagione?

“Penso che non abbia passato un bel periodo, ma nello stesso tempo credo che abbia apprezzato la fiducia della dirigenza. A mio modo di vedere, è molto bravo a reagire ai momenti negativi. Sa trovare delle soluzioni per risalire la corrente e l’ha dimostrato anche recentemente con il nuovo modulo, il 3-4-2-1. Il calcio, però, a differenza di altre discipline, dipende da tanti fattori ed è vincolato solamente dai risultati”.

Durante la settimana che tipo di allenatore è Mazzarri? Pensa più alla propria squadra o all’avversario della partita successiva?

“Pensa a 360 gradi sulla sfida. Per lui è molto importante rapportarsi con l’avversario. Quando ero suo giocatore, sapevo benissimo quello che dovevo fare sia in fase di possesso che in fase di non possesso. Ciò non accade con tutti i tecnici. Mazzarri è sicuramente molto organizzato”.

Secondo lei, Mazzarri è tornato in bilico dopo la nefasta gara contro la Spal?

“Credo che Mazzarri sia consapevole del fatto che se le prime partite del 2020 andassero male, allora rischierebbe nuovamente il posto. Già qualche settimana fa si è sentito fortemente sulla graticola e penso che qualche mattina si sia svegliato con il timore della chiamata del presidente Cairo. Non averla ricevuta e anzi avendo avuto importanti rassicurazioni, gli ha dato grande fiducia e carica. E poi bisogna fare un’altra considerazione”.

Quale?

“Non sempre chi arriva è meglio di chi viene mandato via. Ricordiamoci che oggi i tifosi del Milan rimpiangono Gattuso e quelli della Juventus Allegri. È chiaro che il tifoso vorrebbe entusiasmarsi quando guarda la sua squadra, come accade oggi a Bergamo con l’Atalanta, ma alcune volte è meglio tenere l’allenatore che ti fa storcere il naso piuttosto che cambiare avventatamente. Guardate, ad esempio, cosa è accaduto a Genova con Tiago Motta: è arrivato per proporre il bel calcio ed è già stato esonerato”.

Sul fronte mercato, a suo giudizio, quale reparto potrebbe essere potenziato?

“Il ritorno di uno Iago Falque in forma sarebbe un ottimo acquisto per il Torino. È uno dei pochi giocatori granata capace di saltare l’uomo con qualità e non con forza muscolare, come fanno Ansaldi e Aina. Per il resto il Torino mi sembra quantitativamente forte”.  

 Si aspettava di più da Simone Verdi?

“Francamente ha vissuto un anno non semplice a Napoli, dopo che mi aveva sorpreso a Bologna. A Torino doveva dimostrare immediatamente tutto il suo potenziale e probabilmente si è sentito schiacciato da questo fardello, perdendo progressivamente un po’ di fiducia. Ora mi sembra in una fase di crescita. Dovrà avere le spalle larghe”.