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Novellino a TN: “Sono attratto dal gioco di Juric: lo vorrei incontrare”

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In esclusiva su Toro News parla l’ex tecnico di Sampdoria e Torino. Era sulla panchina blucerchiata nell’ultimo precedente di Coppa tra le due squadre

Andrea Calderoni

Walter Novellino ha terminato lo scorso ottobre la propria esperienza alla Juve Stabia: 10 partite ufficiali con i campani, impegnati nel girone C di Serie C, e poi l'esonero per il navigato tecnico classe 1953. L’allenatore irpino lega il proprio nome anche a Sampdoria e Torino: dal 2002 al 2007 è stato alla guida dei blucerchiati ottenendo i migliori risultati della carriera, poi due esperienze non propriamente fortunate in granata nei successivi due anni. Nel gennaio 2005 era, tra l’altro, a capo della Sampdoria nell’ultimo precedente di Coppa Italia contro l’allora Torino di Ezio Rossi. I genovesi persero 1 a 2 (decisiva una doppietta di Franco) ma grazie alla rete di Kutuzov e al risultato dell’andata la Sampdoria eliminò il Torino.

Buongiorno mister, come si presentano le due squadre all’appuntamento di Coppa?

“Il derby ha dato un’energia pazzesca alla Sampdoria. Secondo il mio punto di vista, è stato determinante. La Sampdoria stava passando un periodo un po’ particolare. Però, i blucerchiati troveranno un Torino che sta bene in campo ed è in forma. Mi piace il Torino di Ivan Juric. Al di là della cattiveria e del temperamento, vorrei incontrare il tecnico croato e osservare il suo metodo di lavoro. Sono veramente attratto”.

Come spiega le difficoltà in trasferta del Torino?

“Non direi che ci sono state delle difficoltà lontano da Torino. Non sono arrivati i risultati sperati, ma le prestazioni sono sempre state di un certo livello, a parte forse in un paio di circostanze. Secondo me, il gioco è sempre rimasto lo stesso. È normale pagare qualcosa il primo anno di un nuovo percorso. Le difficoltà ci possono essere, soprattutto all’inizio, quando in alcune partite non è stato raccolto quanto era stato seminato”.

In una situazione societaria come quella blucerchiata, cosa deve fare all’atto pratico un allenatore?

“D’Aversa e il suo staff sono stati bravi a unire il gruppo. Hanno cercato di far tirare fuori la determinazione. L’allenatore è stato bravo a non far pesare niente di quanto successo all'esterno. E i giocatori si sono compattati. In un momento di difficoltà hanno ottenuto un grande risultato che infonde fiducia a tutto l’ambiente per il prosieguo del torneo”.

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Come sono stati i suoi anni alla Sampdoria? E quelli al Torino?

“Quelli alla Sampdoria sono stati anni semplicemente indimenticabili. Al Torino non sono riuscito a dare quello che si aspettava il presidente Urbano Cairo e di questo mi dispiace perché il numero uno granata merita grande rispetto”.

A distanza di anni, si rimprovera ancora qualcosa della sua esperienza in granata?

“Avrei potuto fare bene in una società molto importante. Non fui molto fortunato dopo cinque anni straordinari alla Sampdoria. La mia difficoltà principale fu non avere un rapporto con il direttore sportivo. Con il presidente il dialogo fu straordinario, mentre il direttore sportivo era alle prime armi e avemmo alcune problematiche. Non ho rimpianti perché sono cresciuto nel Torino e grazie a Cairo ho avuto l’opportunità di allenarlo. Mi dispiace di non aver dato quello che Cairo sperava gli potessi dare”.

Nel gennaio 2005 la sua Sampdoria eliminò il Torino di Ezio Rossi, ma perse la gara di ritorno. Fu un’altra annata d’oro per la sua squadra...

“Quel 2005 fu una stagione molto positiva. Fu un’annata di grande calibro. Io ho fatto bene quando avevo alle spalle direttori sportivi che mi conoscevano bene, come Beppe Marotta, Salvatore Asmini o Fabio Paratici. Delle volte sposo troppo il campo e non i progetti: questo è uno dei miei principali limiti”.

Si ricorda quel match di Coppa?

“Non mi ricordo con precisione quella partita, ma mi ricordo la sofferta qualificazione al turno successivo. Fu determinante in quel match Kutuzov, un ragazzo che ha lasciato in Italia un’impronta importante. Era forte e aveva qualità nell’uno contro uno. A me ha dato tanto e lo ricordo con grande effetto. Una persona perbene in grado di fare gruppo”.

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