L'INTERVENTO

Analisi dei dati della storia recente del Torino (e della Juventus)

Redazione Toro News

L'intervento del sociologo Luca Davico che ci fornisce i dati sull'andamento delle due squadre di Torino non solo dal punto di vista sportivo

La redazione di Toro News ha l'onore e il piacere di ospitare sulle sue colonne l'intervento di Luca Davico, sociologo e ricercatore del Politecnico e dell'Università di Torino (Dipartimento interateneo di scienze, progetto e politiche del territorio) nonchè coordinatore del Rapporto Giorgio Rota su Torino dalla prima edizione del 2000. Il prof. Davico ci offre un'analisi con argomentazioni di ampio respiro sull'andamento del Torino, collegandolo al contesto storico-geografico in cui vive. 

Cara redazione di Toro News, vi scrivo per metà come tifoso assiduo lettore del vostro sito e per metà come sociologo/ricercatore abituato a ragionare sui dati.

Leggo da anni (e perlopiù condivido) le critiche alla pochezza (spesso furbesca e manipolatoria, a scapito dei tifosi) della gestione Cairo. Al tempo stesso, temo che il problema sia ben più profondo e strutturale.

In proposito, ho provato a ricostruire e a ragionare sui numeri relativi alla storia recente del Toro (e dell'altra squadra torinese, al cui confronto non si sfugge). Nel primo grafico che vi mando (sul Toro) si nota come il club granata sia rimasto sostanzialmente in "seconda fascia" (quella da zona coppe europee e ambizioni di alta classifica) per gran parte della sua storia, tranne nel periodo della crisi post-Novo. Poi, dopo la presidenza di Sergio Rossi - e tranne l'illusoria meteora degli anni di Borsano, con la quasi vittoria in coppa Uefa e la vittoria in coppa Italia - sia cominciato un lungo e drastico declino.

In questo quadro storico generale, per onestà intellettuale, va riconosciuto che la presidenza Cairo rappresenta oggettivamente un "recupero" rispetto ai minimi termini toccati nell'era Vidulich e poi Cimminelli (il che però, certamente, costituisce anche un bell'alibi per l'attuale presidente, come spesso ha non ha mancato di sottolineare). Resta altresì il fatto che la squadra presieduta da Cairo ha ottenuto le prestazioni peggiori della sua storia (fatte salvo, appunto, le 3 tragiche presidenze precedenti).

Un problema aggiuntivo è che, se nel primo decennio del nuovo secolo, il Toro si trovava a convivere con una squadra "cugina" in relativo "declino" (vedi grafico n.2), negli ultimi dieci anni la Juve è tornata sugli standard suoi storici, quelli di squadra di primissimo piano (con annesse frequenti umiliazioni nei derby e nel macro-distanziamento in classifica).

Riassumendo (grafico n.3), se fino agli anni 70/80 (tranne lo scivolone in B del 1989) il Toro se la giocava con la Juve (in genere nei derby, ma talvolta anche competendo nella classifica finale), dagli anni 90 il divario si è fatto molto marcato, tendendo talvolta all'abissale.

Da qui in poi, ogni analisi e interpretazione sul "come mai" è lecita.

La mia personale impressione - come sociologo che studia Torino da molto tempo - è che non casualmente il declino storico del Toro corrisponda piuttosto precisamente con il declino della città di Torino nel suo complesso, che dopo gli anni 80 ha cominciato (tranne l'intermezzo "pirotecnico" dei Giochi olimpici del 2006) a retrocedere in tutte le graduatore di efficienza nazionali e che ormai si colloca come anello di congiunzione tra le città del nord e quelle del sud (quasi sempre meno efficienti da quasi tutti i punti di vista e indicatori socioeconomici). Essendo il calcio un business tra gli altri, non c'è a mio avviso troppo da stupirsi di ciò.

In questo quadro generale, la Juventus rappresenta un'eccezione probabilmente sia in quanto da decenni personale "gioiello di famiglia" degli Agnelli, sia per "compensare" la città dal progressivo e inesorabile abbandono da punto di vista produttivo: Fiat ridimensionata, poi sfumata in FCA e quindi in Stellantis.

Il Toro, invece, così come altre realtà torinesi (un tempo brillanti in altri sport, dal basket alla pallavolo alla pallanuoto) segue e riflette invece mestamente il più generale (conclamato dai numeri) progressivo declino della città.

Tutto ciò, come sottolineato all'inizio, non certo per giustificare nè per assolvere Urbano Cairo, ma solo per sottolineare come, appunto, il problema sia ben più strutturale e profondo.

Luca Davico, sociologo e tifoso del Torino