di Enrico Matteoni
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L’importanza di andare in A
di Enrico Matteoni
Può sembrare una banalità dirlo, uno scoprire nuovamente la classica acqua calda, ma è giusto ribadirlo ancora una volta: è di vitale...
Può sembrare una banalità dirlo, uno scoprire nuovamente la classica acqua calda, ma è giusto ribadirlo ancora una volta: è di vitale importanza per il Torino conquistare i play off e vincerli per andare in serie A. Vi sono moltissimi motivi per augurarsi ciò: per i soldi dei diritti tv, per poter finalmente disputare un derby contro la Juve più scarsa degli ultimi anni, per andare a giocare a "San Siro" e non al "Tombolato", per tenersi il sabato pomeriggio per coltivare i propri hobby, ma, soprattutto, per sopravvivere. La permanenza in serie B è infatti quanto di peggio possa capitare a una società calcistica, dal momento che la serie cadetta è come un enorme pantano di sabbie mobili, dalle quali se non ti sbrighi ad uscirne rimani invischiato per chissà quanto tempo. Esempi lampanti di ciò sono Empoli (dalla UEFA alla permanenza in B stabile e garantita) e Brescia (anni di permanenza in B, una promozione "fortunata" e un pronto ritorno tra i cadetti) e molte altre compagini. La tendenza è quella di abbassare sempre di più i propri obiettivi fino ad assestarsi a metà classifica e vivacchiare lì a lungo. Il Toro l'anno scorso era partito con l'idea della promozione diretta, quest'anno quasi subito con l'obiettivo play off, l'anno prossimo (eventualmente ancora in B) quale sarà il target stagionale, un campionato tranquillo? Purtroppo in B è molto difficile sfuggire dalla mediocrità che si respira nell'ambiente, che tende a stritolarti con le sue spire ogni giorno di più e l'unico modo per salvarsi è quello di scappare nella massima serie, dove si è spinti sempre a migliorarsi da avversari che diventano ogni giorno più forti. E' per questo (anche per questo) che i play off, quantomeno quelli, diventano una priorità assoluta e il vincerli diventa un imperativo categorico. Se ci arriverà, il Toro ci arriverà da sesto in classifica o al massimo da quinto, una posizione tutt'altro che invidiabile e dando l'impressione di manifestare ancora diversi problemi, di autostima, di capacità di imporre il proprio gioco quando le circostanze lo richiedono, di andare in gol e di credere di essere veramente più forte dell'avversario. Varese, Novara e Reggina sono avversari temibili, in campionato il Toro è riuscito a sconfiggerne solo uno (il Novara all' "Olimpico") non senza patemi d'animo nonostante gli avversari giocassero in 9. E allora la marcia in più deve arrivare dal pubblico che deve credere in questo gruppo di uomini e incitarli fino all'ultimo istante. Bisogna credere nella promozione, non per la squadra o i dirigenti o i fantomatici futuri acquirenti che sbucano fuori da tutte le parti ma che nessuno ne ha mai visto uno dal vivo, ma per il bene della maglia e per la sopravvivenza del Toro. Parafrasando Garibaldi si potrebbe dire "O si va in A o si muore". Si deve andare in A e ci si deve credere fermamente; perchè se ci credono i tifosi, ci crederanno anche i giocatori e tutto sarà più facile.
(foto M.Dreosti)
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