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La commemorazione del Grande Torino dalla Sala Rossa del Comune

Redazione Toro News

L'evento / In diretta dalla Sala Rossa del Comune tutti gli interventi e le immagini

E' da poco iniziata in Sala Rossa del Comune di Torino la commemorazione del Grande Torino alla presenza del Sindaco, Chiara Appendino, che ha ricevuto il Presidente del Toro Urbano Cairo. Presenti alla cerimonia anche Comi e Barile in rappresentanza della società; ed il Presidente Regionale Chiamparino ed il Presidente del Consiglio Comunale Sicari, che apre la cerimonia, in rappresentanza delle istituzioni.

Sicari: "Siamo a settant’anni da un evento che è impresso nella storia della città. Settant’anni un lungo arco di tempo, per molti ma non per i passeggeri di quell’aereo. Per quelle 31 persone il fischio finale della partita è arrivato prima del tempo, ma rappresenteranno sempre il calcio. Il tempo si rassegni: le meraviglie sono per sempre, il tempo per loro non esiste. Oggi e probabilmente in eterno ricorderemo quegli uomini che hanno fatto grande questa città. Una città che a breve arricchirà la memoria di questa squadra intitolando un parco al capitano della squadra, Valentino Mazzola. Ogni singolo tifoso porta con se il peso di una grande eredità. Parlo da uomo: adoro il calcio, ha la capacità di raggiungere milioni di persone, e per questo dovrebbe unire. E questo purtroppo non avviene, con tifoserie che vengono utilizzate per dividere. Con striscioni, cori e altre manifestazioni di odio e intolleranza. Da uomo, ho imparato ad apprezzare gli avversari. E riporto alla memoria le immagini di quel giorno del 1949, quando milioni di persone si unirono al Torino e alle famiglie dei caduti. Questo è il calcio. Ringrazio tutti e soprattutto ricordo quegli uomini che in me hanno fissato la rappresentazione di un calcio come dovrebbe essere."

Interviene ora il Presidente Cairo: “Grazie al presidente e alla sindaca che hanno avuto la sensibilità di commemorare il Grande Torino in questa sala, massima rappresentazione della città.

Siamo reduci da una giornata, il 4 maggio, in cui siamo partiti fin dal mattino per ricordare i nostri campioni al cimitero monumentale. Vedere quelle tombe, da poco ristrutturate, è stato un momento di commozione: ho visto i calciatori del Grande Torino come persone, come uomini. Ho capito ancora di più quanto fossero importanti per i familiari. Ogni tanto per le dimensioni del lutto, talvolta i familiari vengono dimenticati. Parliamo però innanzitutto di persone giovani che avevano il mondo in mano, e tanti sogni. Per me è stato un 4 maggio assolutamente diverso dagli altri, molto più vicino alle persone."

Continua Cairo: "Dei campioni sappiamo tutto. Anche se non c’erano i mezzi di comunicazione di oggi. Abbiamo però delle fotografie che restituiscono le immagini, gli occhi, i sogni dei caduti. Poi la giornata è proseguita con la messa in duomo. Lì ci sono stati i funerali del Grande Torino: quel giorno la città si fermò. Poi siamo saliti a Superga per la lettura dei nomi e abbiamo concluso la giornata alla Mole Antonelliana dove è stato trasmesso il bellissimo documentario di Federico Buffa sugli Invincibili. È stato quindi un giorno veramente molto intenso. Ricordiamo i nostri caduti non solo per le imprese che hanno fatto ma per quanto hanno rappresentato per un’Italia fiaccata dalla seconda guerra mondiale. Il Grande Torino fece delle imprese straordinarie e la rinascita dell’Italia si accompagnò alle imprese del Grande Torino. Era emblematico vedere Valentino Mazzola rimboccarsi le maniche per dare il via al quarto d’ora granata. Vedere quella squadra incarnava dei valori speciali di unità. Incarnava valori di forza di bellezza e di generosità. Andarono a Lisbona per fare quella partita, Benfica contro Torino, perché Mazzola aveva promesso un aiuto a Ferreira, che era in difficoltà economiche. Mantenimento della parola data e generosità: tutti valori che oggi come allora e forse anche di più è importante tramandare. Dobbiamo essere all’altezza del loro ricordo. Difficilmente potremo replicare le loro imprese ma possiamo puntare a migliorarci sempre di più."

Interviene adesso Franco Ossola: "Di quell’epoca abbiamo alcune foto e alcune leggende tramandate. La fossa dei Leoni, il Filadelfia. Alcuni frammenti di partite in cui per gli avversari non ce n’era. Ma soprattutto l’unità di una squadra fatta di ragazzi che sapevano di essere fortunati e dunque cercavano di restituire alla comunità una parte della lor fortuna. Ricordo mio padre: quando scendeva di casa per fumare una sigaretta era subito circondato da ragazzini che gli chiedevano di fare due palleggi e lui lo faceva con grande semplicità. Mi piace ricordare il Grande Torino come fossero dei medici: offrivano ai loro concittadini delle medicine preziose: felicità, speranza, voglia di riscatto. Mi piace ricordare Giglio Panza, decano dei giornalisti dell’epoca, quando diceva che vedere il Grande Torino era come assistere a una coreografia di ballerini in cui tutti sapevano cosa fare. Mi sono poi permesso di aver portato la divisa di mio papá per aggiungere emozione alle emozioni. Grazie a tutti di cuore".

Successivamente è intervenuto Gian Paolo Ormezzano: "Se mi commuovo è perché il Torino è la mia vita professionale. Ho avuto il privilegio di aver visto le partite del Grande Torino, a Torino, senza aver saltato nemmeno un giorno di scuola. Non ho saltato un giorno di scuola nemmeno dopo il 4 maggio, quando seppi la notizia che avevo la febbre. Mio papà mi portava al bar che gestiva con Gabetto, questo sentimento mio del Grande Torino l'ho riscontrato in Boniperti, grande amico sportivo. Questo Torino che trascendeva se stesso, è stato il simbolo dell'Italia che rinasceva."

E' il turno adesso della Sindaca di Torino, Chiara Appendino: "Vorrei fare un ringraziamento. Il ringraziamento va a voi che grazie al vostro impegno continuano a ricordare a chi, tra i più giovani non ha potuto vivere i momenti. Non vorrei cadere nel già detto, ma ci sono punti da ribadire con forza. Il Grande Torino è stato un simbolo che attraversa i tempi; Torino non sarebbe la stessa se non ci fosse stato. Lo sport unisce, e vorrei ricordare che l'appellativo Grande Torino era stato coniato ben prima dello schianto di Superga: che il ricordo sia vivo ancora oggi è un segno. Il Grande Torino era un simbolo di rinascita dopo la guerra. Lo sport contribuiva alla speranza. Il Torino di Mazzola svolgeva anche questo compito; in virtù della loro popolarità gli  italiani si entusiasmavano e stavano insieme, si sentivano nuovamente patria: il Toro era ammirato in tutto il Paese, anche al Centro ed al Sud."

Continua la Sindaca: "La città di Torino non ha dimenticato e non dimentica, come già ha fatto in occasione dei funerali di Sauro Tomà."

La cerimonia si è conclusa con l'intervento di Susanna Egri, figlia di Ernesto Egri Erbstein, manager del Grande Torino: "E' bellissimo ricordare e glorificare quei grandi campioni, che restano impressi per sempre nel cuore di tutti noi. Ogni volta si dimentica che 11 campioni non sono una squadra, ma è stata costruita da mio padre; ogni tanto si dimentica ma non dovrebbe: mio padre era un uomo libero, illuminato e generoso, che è passato dalle più devastanti dittature del momento mantenendo alta la sua dignità. Mio padre h aportato con 30 anni di anticipo il calcio moderno, costruendo questa meraviglia ineguagliabile del Grande Torino. Grazie."