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Perché il Torino non ha svelato l’identità del giocatore positivo al Covid-19

Nicolò Muggianu

La norma / La norma disciplinata dal garante della privacy vieta, in assenza di consenso del giocatore, la diffusione "dei dati relativi alla salute"

Primo giocatore del Torino positivo al Covid-19. La notizia è arrivata nella tarda serata di ieri (LEGGI QUI), quando la società ha ricevuto gli esiti dei primi tamponi effettuati dai calciatori in vista della ripresa degli allenamenti. Rimane però un velo di mistero sull'identità del giocatore contagiato, visto che il Torino - a differenza delle altre società all'interno delle quali erano emersi in passato dei casi di positività - non ha rivelato l'identità del diretto interessato.

LA NORMA - Una pratica corretta dal punto di vista legale. Secondo quanto afferma il punto 4 della norma disciplinata dal Garante della privacy, infatti "è vietata la diffusione dei dati relativi alla salute e tale divieto non è stato derogato dalla normativa d’urgenza sull’emergenza epidemiologica da Covid-19". Di conseguenza il Torino, così come le aziende sanitarie, le prefetture, i comuni e qualsiasi altro soggetto pubblico o privato "non può diffondere in alcun modo, senza il consenso, i nominativi dei casi accertati di Covid-19 o dei soggetti sottoposti alla misura dell’isolamento per finalità di contenimento della diffusione dell’epidemia”. Inoltre, si legge al punto 6 del protocollo, "il datore di lavoro non può comunicare l'avvenuto contagio. Tale compito spetta alle autorità sanitarie competenti, che agiranno al fine di attivare le previste misure di profilassi".

CONSENSO - Al datore di lavoro è invece concesso, così come avvenuto nel caso del Torino, "fornire alle istituzioni competenti e alle autorità sanitarie le informazioni necessarie, affinché le stesse possano assolvere ai compiti e alle funzioni previste anche dalla normativa d’urgenza adottata in relazione alla predetta situazione emergenziale". Insomma, l'iter seguito dal Torino è stato conforme alle normative vigenti e per rendere nota l'identità del calciatore contagiato la società avrà bisogno del consenso da parte del diretto interessato. Elemento indispensabile che, a quanto pare, non è ancora stato reso disponibile.