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Superlega, Marotta risponde a Cairo: “Da lui violenza verbale e offese”

Le dichiarazioni dell'ad dell'Inter: "Non concepisco l'attacco frontale di Urbano Cairo, questo ha portato a minacce dei miei confronti"

Redazione Toro News

Giuseppe Marotta risponde a Urbano Cairo, dopo che nei giorni scorsi il presidente del Torino si era espresso molto duramente nei confronti dell'amministratore delegato dell'Inter e del presidente della Juve Andrea Agnelli in seguito alla creazione della Superlega (qui le dichiarazioni in questione). Queste le dichiarazioni rilasciate a Sky dal dirigente dell'Inter: "Cairo ha chiesto le mie dimissioni dal consiglio federale? Anzitutto i fondi non c'entrano niente. Le due situazioni non sono in relazione. Per quanto riguarda la mia critica, fermo restando che c'è il diritto di critica, non concepisco l'attacco frontale di Urbano Cairo con questa violenza. Questo ha portato a minacce nei miei confronti. Si può invitare una persona alle dimissioni, ma non offendendo, non dando del Giuda. Chi mi conosce sa che amo questo sport e fin quando sarò dentro cercherò di fare il bene del calcio. Se mi dimetterò? Quella di consigliere federale è una attività di servizio che non è remunerata ed è a tutela delle società; mi sono candidato per questo ruolo semplicemente per la mia lunga esperienza. Ciò detto, avremo una riunione prossima settimana e io rimetterò il mandato. Se la maggioranza delle società non vorrà che io continui, farò un passo indietro volentieri. Non è determinante questo al fine del grande tema che ci aspetta, che è quello di confrontarsi con istituzioni europee e italiane per creare un modello adeguato".

Così, invece, Marotta sul progetto Super League che è naufragato: "Da ogni fatto che viene vissuto bisogna trarre delle lezioni. Se questo progetto è rimasto tale vuol dire che ci sono stati degli errori. L’operazione è stata condotta dalla proprietà in riservatezza. Le informazioni ci sono arrivate negli ultimi giorni. Nella logica di una struttura aziendale i compiti devono essere divisi: io e Antonello ci concentriamo sulla gestione quotidiana del club. Il mio pensiero? La buona fede dell’azione è nata dal fatto che i proprietari sono alla ricerca, per il bene dei loro club, di una strategia per combattere il rischio default del calcio. Se non intervengono le istituzioni dello sport e del calcio, per creare un modello che funzioni, non si può andare avanti”.