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Torino, Pulici: “I giovani Primavera? Se non giocano è colpa della società o di Ventura”

Redazione Toro News

L'ex bomber granata / L'attaccante più prolifico del Toro ha rilasciato un'intervista: "Il Torino deve ritrovare la grinta che avevamo noi"

L'ex bomber del Torino Paolo Pulici ha rilasciato un'intervista ai collegi di Mondoudinese.it (qui l'intervista completa), nella quale ha preso posizioni circa i giovani della Primavera:  "Oggi i giocatori vivono con i procuratori, una volta io o Zico, per esempio,  non avevamo agenti: trattavamo noi stessi con i presidenti. L’anno scorso il Torino campione d’Italia Primavera non ha portato nessuno in prima squadra? Com’è possibile?  Qui la colpa è di Ventura. O lui o la società non li vogliono. Non è difficile far esordire in A qualcuno, non esiste gap: il sottoscritto ha esordito a 18 anni, erano incoscienti allora a mettere dentro me o Rivera? Prima esordivi a 18 anni in A e arrivavi a 22 in nazionale. Oggi si dice che il calcio moderno è più veloce, ma nessuno mi ha detto che differenza c’è tra il possesso palla e la melina. Le squadre B? Sono buffonate, servono solo ai presidenti per avere più di una squadra. Ma a cosa serve? Hai la Primavera, allora perché non sfruttarla? Lì ci dovrebbero essere i ragazzi pronti per la prima squadra. Poi vediamo che la Juve vince perché ha 4-5 giocatori italiani e per il prossimo anno si è già pensato di prendere i migliori U21 azzurri."

Riguardo alla stagione e al match tra Torino ed Udinese ha detto: "Un harakiri fatto da soli.  Il Torino è salvo, ma queste partite sono condizionate proprio dalla rilassatezza. Giocherà come gli gira, l’Udinese deve fare i punti salvezza. Può succedere che il Toro possa andare in vantaggio, ma non è detto che vinca, la concentrazione può venire meno, non è una gara scontata."

Il rimedio di Pulici per migliorare le stagioni nel Toro è chiaro: "A Torino il gap con la Juve è difficile da colmare: devono prima di tutto riconquistare la grinta che c’era una volta in quella società, quando ogni gara era una battaglia. Non eravamo i più bravi, ma dovevamo dimostrarlo domenica dopo domenica."