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Il pubblico del Toro, Niang e quei fischi che non fanno bene a nessuno

Focus on / La prova del francese contro la Roma non è stata tra le peggiori, ma il Grande Torino lo prende di mira

Nicolò Muggianu

Niang e i tifosi del Torino: un rapporto ormai complicato, nato tra lo scetticismo e che oggi pare compromesso, con il giocatore che dovrà gestire anche il problema costituito da un pubblico che lo sopporta a fatica. Arrivato sotto la Mole per una cifra complessiva di 15 milioni che lo ha reso l'acquisto più oneroso della storia del club, il senegalese aveva una responsabilità non da poco da portarsi sulle spalle. A causa di una precaria tenuta fisica e di un ritmo partita che tarda ad arrivare però, non si è ancora visto il vero Niang, e ora i tifosi granata iniziano a spazientirsi. La partita contro la Roma ne è stata la prova: il senegalese non sfonda, ma per la verità nemmeno demerita, e i tifosi accompagnano la sua sostituzione con una sonora pioggia di fischi.

"Una reazione eccessiva? Forse sì. I fischi sono da un certo punto di vista comprensibili. Ci si aspettava di più da lui, specialmente dal punto di vista dell'atteggiamento e della capacità di calarsi al meglio nella parte. Lo sa bene Sinisa Mihajlovic, che pure nel post-partita ha preso le sue parti: “Niang deve crescere. Sicuramente non sono soddisfatto e non lo è neanche lui, ma non sono stati buttati i soldi per acquistarlo. Bisogna aver pazienza". La pazienza dei tifosi però sembra essere arrivata al limite: "Non gioca con continuità da due anni. Dall’oggi al domani, non è che può cambiare tutto. Guardate Iago Falque: nei primi tre mesi di Toro non sembrava lui, poi ha iniziato a giocare. Ci vogliono tempo e pazienza”. Se da un lato è vero che per vedere il vero Niang servirà tempo, dall'altro i dati smentiscono il mister serbo. Nelle ultime due stagioni infatti, il senegalese ha raccolto un totale di 55 presenze: 21 nel 2015/2016, dove fu fermato solo da un incidente stradale, e ben 34 nel 2016/2017 quando, tra Milan e Watford, scese in campo quasi in tutte le partite a disposizione.

 Torino's forward M'Baye Niang from France (C) fights for the ball with AS Roma's midfielder Kevin Strootman (R) from Netherlands during the Italian Serie A football match Torino Vs Roma on October 22, 2017 at the 'Grande Torino Stadium' in Turin. / AFP PHOTO / MARCO BERTORELLO (Photo credit should read MARCO BERTORELLO/AFP/Getty Images)

Certo, l'approccio viste le premesse non è stato felicissimo. Contro la Roma però, il senegalese è stato tra i migliori dell'attacco granata: Ljajic è risultato spesso nervoso e insofferente, mentre Iago Falque non è mai riuscito a rendersi pericoloso. Niang non ha certo giocato la partita della vita ma, soprattutto nei primi 45', ha mostrato sprazzi di buona qualità. Il numero 11 granata infatti, ha messo lo zampino in quasi tutte le principali azioni da gol del Torino. È vero, il suo atteggiamento a tratti indisponente non aiuta certo i tifosi a prenderlo in simpatia, però la pioggia di fischi che ha accompagnato la sua sostituzione pare quanto meno eccessiva, con il rischio che possa diventare controproducente.

Il classe '94 infatti, ha dimostrato di essere un giocatore molto emotivo e un clima più disteso lo aiuterebbe forse a sbocciare più in fretta. Certo, gli applausi bisogna meritarseli. Ma si pensi ad esempio a Ljajic o Iago Falque che non riuscirono ad impattare immediatamente al Torino, o allo stesso Belotti che dopo un girone d'andata tra luci e ombre, si sbloccò soltanto nel girone di ritorno. Coincidenze? Chissà. Di certo c'è che i fischi a Niang non fanno bene davvero a nessuno.