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lasciarci le penne

Una maglia gialla e lo scudetto col Toro rampante

Messi, Graziani
Un nuovo appuntamento con "Lasciarci le penne", la rubrica di Marco Bernardi

Il cane che morde l'uomo non fa notizia, ma l'uomo che morde il cane sì John B.Bogart

I vecchi giornalisti lo sapevano bene che la rarità della notizia fa vendere e costruivano articoli mirabolanti partendo da una semplice costatazione: può capitare che i cani mordano gli uomini, quindi non ci verserai nemmeno una lacrima d'inchiostro, ma il caso opposto, quello dell'uomo morsicatore di quattrozampe abbaianti e pelosi, sarà una vera macchina acchiappa lettori.

Lo sanno bene anche i romanzieri: se quello che tirerai fuori dalla tua penna sarà banale e già letto, il sudato lavoro letterario sarà destinato a morire in fretta. Quando, al contrario, azzeccherai  l'idea giusta avrai fatto bingo, per la felicità tua e di chi sfoglierà le tue pagine.

Mercoledì ho assistito al non esaltante spettacolo della sfida dei nostri eroi granata contro la Lazio e mi sono reso conto che sarebbe stata maledettamente dura tirar fuori un pezzo in grado di accendere il minimo interesse: un'oretta di trame di gioco fitte di passaggi in gran parte tra portiere e difensori, un paio di spunti sui quali era impossibile costruire voli pindarici di parole e poi l'arcinoto triste epilogo (che, in quanto già visto, non fa notizia).

Allora ho cominciato a spaziare con la fantasia: mi capita spesso, assistendo alle partite. Fateci caso: allo stadio, se il gioco langue, la mente comincia a galoppare.

E così, a un certo punto, la maglia gialla di Provedel mi ha riportato a una settimana prima, quando l'estremo difensore della Lazio aveva infilato con un pregevole colpo di testa il pari ruolo dell'Atletico Madrid, e mi sono detto che il vecchio adagio del giornalismo non sbagliava: era la bizzarria del ruolo stravolto a fare la notizia e a creare il ricordo, il predestinato a parare i goal che parte dalla propria area e va a segnare. L'uomo che morde il cane.

E subito dopo mi è tornata alla memoria un'analoga stranezza calcistica, questa volta molto granata: Francesco Graziani, nel novembre del 1976, costretto a trasformarsi da bomber implacabile a portiere. Contro il Borussia il Toro è decimato da un arbitro belga, tale Delcourt, che si prende la briga di espellere ben tre dei nostri, ed era gente del calibro di Caporale, Zaccarelli e Castellini. Così ci troviamo nella necessità di far vestire la maglia numero uno, gialla anche quella, a Ciccio.

E Ciccio non si spaventa: sfodera interventi decisivi e mantiene la porta inviolata, ottenendo quella che oggi gli anglofili alla moda definirebbero clean sheet. Non basterà per continuare l'avventura in Coppa dei Campioni, ma sarà più che sufficiente per trasformare in mito l'impresa del grande cannoniere che, per una sera, divenne Giaguaro anche lui.

Graziani portiere, l'eccezionale che diventa reale. La notizia che ricava dalla propria unicità l'aura di leggenda che la accompagnerà nei decenni a seguire. L'uomo che morde il cane.

Penso a queste cose e nel frattempo l'arbitro fischia la fine all'Olimpico di Roma: a me, della sconfitta per 2 a 0 contro i Laziali restano, oltre all'incazzatura, i ricordi delle parate di Graziani quarantasette anni prima, reminescenze acquisite da mille filmati trasmessi nel tempo, perché all'epoca ero troppo piccolo per imprimermele direttamente nella memoria.

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Qualche anno fa percorrevo il Balon, quando su un banco, in mezzo a un mucchio di carabattole, mi parve di scorgere la somma rarità: quella maglia, la divisa gialla in maglina di Castellini con lo scudetto ornato dal Toro rampante. Mi dissi che non poteva che essere una replica, ma era fatta talmente bene che domandai al venditore: rispose che era proprio quella di Mönchengladbach, la stessa che venne indossata dal Giaguaro e da Ciccio nello stesso match.

Chiesi il prezzo e mi sentii sparare una cifra talmente esorbitante da farmi pensare che poteva anche essere quella della sera delle beffe, ma che non sarebbe mai stata mia. Il dubbio che una scheggia impazzita della nostra storia mi abbia sfiorato da vicino nelle vie trafficate del nostro mercatino delle pulci c'è l'ho tuttora: il ritrovamento della reliquia sarebbe stato l'idea per un bell'articolo, di quelli che colpiscono. L'uomo che morde il cane.

Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.

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