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lasciarci le penne

Vanja e il suo Gemello

Vanja e il suo Gemello - immagine 1
Un nuovo appuntamento con "Lasciarci le penne", la rubrica di Marco Bernardi

Giulio Andreotti

Francesco Baccini

dall'album Nomi e cognomi (1992), CGD

Giulio Andreotti è stato nell'immaginario popolare, per almeno quattro decenni, colpevole di tutto.

Era il protagonista assoluto delle chiacchiere da bar, di ogni dietrologia da pianerottolo, delle rivelazioni sussurrate in sala mensa che lo volevano, a furor di popolo, tessitore delle trame più losche, affiliato a qualsivoglia associazione, conoscitore di ogni torbido segreto, incarnazione del volto oscuro del Paese. Nel 1992 la satira di Baccini si abbaté su di lui e su tutti noi nel brano intitolato col nome e cognome del Pluripresidente del Consiglio, Ministro di praticamente tutto, dalla Difesa alle Finanze, passando per Interni, Esteri e qualcos'altro, proprio come certi megadirettori pieni di incarichi di fantozziana memoria. 

Nel brano, Andreotti veniva accusato di tutto: dai macro problemi (chi ha permesso il calo della Borsa?) alle marachelle (chi ha mangiato la torta?), alle scappatelle (chi ha baciato Cicciolina?), fino ai personali fallimenti degli accusatori (ma perché non ho marito?); il cantautore, con palese ironia, fingeva indignazione per tanto accanimento e si ergeva a paladino del vituperato politico democristiano.

La stessa protervia denigratoria si sta abbattendo da troppi mesi sul nostro malcapitato estremo difensore, Vanja Milinković-Savić, additato come la causa di tutti i mali granata e parafulmine ideale, anche per l'altissima statura, di ogni critica. Si parla ovunque dello spilungone serbo e non c'è tifoso piantagrane che non invochi sostituzioni e che non azzardi cambi e promozioni in corsa di giovani speranze.

Ebbene, io tenterò la mission impossible di difenderlo (come cantava Baccini: Vanja, ti salverò, saro' il tuo Don Chisciotte), perché sono convinto che i mali della nostra squadra, fatta di undici uomini più imprecisate riserve, oltre che di allenatore, accompagnatori vari e dirigenza assortita, siano ben altri e non risiedano esclusivamente nei guantoni del nostro numero uno che, oltre ad essere un uomo spogliatoio e una rassicurante presenza in campo per i colleghi mingherlini, è uno dei perni del gioco e si disimpegna egregiamente coi piedi, pur essendo un portiere, ruolo nel quale fino a qualche anno fa giocava gente alla quale non si faceva battere nemmeno la rimessa da fondo campo e che talvolta ciccava il rilancio invece di spazzare l'area. 

Gli svarioni che ha commesso sono sotto gli occhi di tutti, quindi non serve che lo spazio dei commenti si riempia di improperi misti al riassunto colorito di tutti i suoi sbagli, per dirla con i Subsonica. 

Le uscite suicide del derby le abbiamo ancora tutti conficcate nella mente, ma bisogna essere consapevoli del fatto che proprio l'errore macroscopico è il rischio peculiare della professione di portiere: il passaggio sballato di un centrocampista viene dimenticato nello spazio di un'azione, il liscio di un difensore viene comunque perdonato, perfino il goal divorato dall'attaccante passa presto nel dimenticatoio; il patatrac dell'estremo difensore, invece, no. Quello rimane scolpito nella pietra e, come la famigerata goccia di gran moda ultimamente, scava le certezze di chi avrebbe semmai bisogno di sicurezza, quasi di spavalderia, per espletare nel migliore dei modi il compito e non temere di vedere nello specchio il proprio gemello.

Che cosa c'e di peggio che vedere una massa di gente prevenuta? Pensate al sondaggio che Toronews organizza ogni settimana  per decretare a furor di popolo il migliore in campo del match precedente: è inconcepibile che il buon Vanja non fosse nemmeno sul podio dopo la gara contro il Lecce, dove, palesemente, ha conteso a Buongiorno il posto di migliore in campo. Quando si perde di vista la realtà per portare avanti la propria personale battaglia contro il mulino a vento di turno, si possono commettere errori di valutazione e di prospettiva, perché il capro espiatorio serve proprio per non vedere, e non vedere porta a muoversi alla cieca. Continuare a parlare male di Milinković-Savić dopo ogni prestazione fallimentare dei nostri è come continuare a fissare il dito di chi indica la Luna.

Personalmente continuerò ad incitare Vanja; mi incazzerò per i suoi errori, ma non darò mai contro in maniera premeditata a un giocatore che indossa la maglia granata: non mi sembra corretto e nemmeno in linea con quelli che erano i nostri valori. 

Di nefandezze calcistiche ne ho viste a iosa, dalle prime gare di un Toro vero e vincente fino all'ultima sciagurata prestazione contro il Frosinone: ci va ben altro che qualche uscita sciagurata per scandalizzarmi...

Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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