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Cosa non va in Paolo Maldini?

Torna "Loquor", la rubrica a cura di Carmelo Pennisi con un nuovo appuntamento

“Mi hai dato la tua parola. Aveva un valore un tempo”. “Cry Macho”

E’ una bella prigione, il mondo” scrive William Shakespeare, e da quel grande scrittore che è gli bastano poche parole per descrivere la sensazione che ogni persona, da quando tutta l’esistenza è iniziata, deve aver provato nel corso della sua vita. Siamo immersi in un tale ciclo continuo di “sotto schiaffo”, che solo la speranza di essere un giorno ammessi al “cielo empireo” di questo mondo, perché tanto all’altro non ci crediamo più(prodigi del positivismo o se volete, più terra terra, del razionalismo irrazionale dei reality show), ci fa sopportare la qualsiasi. Ogni cosa ha perso valore effettivo, persino i “quindici minuti di celebrità” di Andy Wharol da tempo sostituiti con il protagonismo d’accatto donatoci dal mondo digitale, e scambiato per momento di libertà e di autonomia di pensiero.

In questo contesto immutabile(l’idea di avere un mondo migliore è appannaggio esclusivo di chi non ha proprio capito cosa sia il mondo. Migliorare noi stessi è l’unica opzione possibile, il resto è retorica a disposizione della rete marketing), diventa perfettamente comprensibile il benservito dato dal Milan a Paolo Maldini, attraverso un comunicato che prende letteralmente a pedate una delle massime leggende del club rossonero e della storia del calcio. Ma è di fronte alla rivolta social del pianeta rossonero, “roster” attuale della squadra compreso, che l’attuale proprietà del club raggiunge il suo punto più basso. Paolo Scaroni, mobilitando il Corriere della Sera, decide di umiliare colui capace di ridare dignità al Milan dal fondo in cui era precipitato con la barzelletta Li Yonghong Li/fondo Elliot. “Paolo Maldini è un gentiluomo, una persona attaccata al Milan e che al Milan ha fatto bene. Noi però seguiamo un modello un po’ innovativo: si lavora in team”, dice il “copritore” di tante di quelle cariche da farti venire il sospetto come “foglia di fico” sia il modo con cui lo chiamano bonariamente persino gli amici, e capisci come l’obiettivo doveva essere non una operazione chirurgica, ma piuttosto una demolizione controllata di un pezzo di storia.

Fa male, certo, ma a volte bisogna radere al suolo il tempo, per averne uno nuovo, perché la novità è sempre un balsamo per gli occhi e la mente. Ti da la gradevole sensazione di progredire, alla stessa stregua di una casa arredata con oggetti hi-tec e suppellettili firmate e pensate per farti apparire un colono del pianeta Marte. Apparirai così avanti, che tutti si chiederanno cosa mai potranno fare per essere te. Scaroni tratta uno dei difensori più forti di sempre nemmeno come un mobilio d’antan, ma analogamente ad un pezzo di arredamento trovato in quegli appartamenti d’epoca dove tutto sa di storia completamente disancorata dall’attualità. Lo umilia dandogli dell’incapace di lavorare in team, non assimilabile allo spirito del tempo portato nelle stanze rossonere dagli esperti internazionali di “RedBird”.

Vien quasi da ridere quando ci si trova davanti a quegli americani con la tendenza a prendersi troppo sul serio, mentre soavemente ti stanno raggirando e si stanno piazzando soverchiamente in quel che un tempo era casa tua. Ti convincono di fare tutto per te, di essere venuti in tuo soccorso, fosse in nome della libertà o del libero mercato. E mentre mettono in atto quest’opera di persuasione mistificatrice, sono abili nel colpevolizzare la vittima come nessun altro. Chiudono i nativi americani nelle riserve e attraverso Hollywood giungono a farti avere una considerazione incredibile: ma cosa pretendevano questi straccioni selvaggi e sanguinari? Un hotel a cinque stelle? Ringrazino la bontà dei bianchi di assicurargli un futuro. Ovviamente la colpa dell’estinzione degli indiani americani è da ascrivere a questi ultimi, incapaci di adattarsi al progresso e all’idea di futuro continuo. Non so quanto Maldini, all’inizio, ne avesse contezza, ma Jerry Cardinale è il tipico prodotto dello spirito “White Anglo-Saxon Protestant”, quella miscela praticona/spirituale scaturita dall’incontro tra i Padri Pellegrini giunti con la “Mayflower” sulla costa americana a cercare un futuro e le idee di Max Weber dove, in sostanza, il vincitore ha sempre ragione in cagione proprio della sua vittoria ascritta come segno della benedizione divina. Laureato in “Politics and Political Theory”(ovvero in una beata mazza. E spero perdonerete il francesismo) ad Oxford, il nostro eroe affina i suoi metodi sbrigativi da “American Boy” passando un ventennio a lavorare per “Goldman Sachs”, dove prima o poi ogni pirata… opss, ogni grand commis statale e non che si rispetti passa una parte della sua vita professionale, giusto per capire come va il mondo.

Se qualcuno ritiene siano i movimenti culturali a incidere i cambi di passo della storia, faccia di tutto per farsi passare dalla testa tale fallace convinzione. Sono le grandi banche d’affari come “JP Morgan” o “Goldman Sachs” a stabilire il battito del tempo; sono loro, a partire dai primi del 900, a imporre la finanziarizzazione dell’economia e modelli di sviluppo basati sul debito e “prodotti derivati”. E’ il mondo delle scommesse dove il banco vince sempre, ma lo fa rigorosamente in team, dal “croupier” al direttore del casinò. In questo sistema il genocidio dei nativi americani(uno dei più feroci della storia) è un dettaglio trascurabile, e le migliaia di schiavi importati dall’Africa per avere manodopera gratuita una fase storica necessaria. L’unica cosa a contare? Il risultato vincente nel caveau di una banca, ovviamente. “Abbiamo avuto l’impressione- continua Scaroni- che Maldini si sentisse a disagio, e quando si è a disagio è meglio separarsi”, lo ascolti e ti appare davvero amorevole questo boiardo a servizio del “Peaky Blinders” di Philadelphia, mentre in realtà sta per lanciare l’ennesimo siluro verso uno dei totem stanziati nel cuore di ogni tifoso rossonero del mondo: “oggi di lui ne abbiamo meno bisogno.

Il Milan uscito dalla gestione di Yonghong Li faceva fatica ad attirare talenti. Il Milan di oggi, che ha vinto lo scudetto ed è arrivato in semifinale di Champions, penso sia più attrattivo”. Con la foto di Maldini con un scatolone in mano all’uscita del sede del Milan,  l’intervista del Corriere sarebbe stata perfetta sotto ogni profilo. Leggi qualche commento sui social, e trovi anche i supporter allevati nella batteria di polli del neo liberismo inneggiare al “Cardinale Pensiero”; quelli esaltati dal film “Air”, finanziato e prodotto dal proprietario del Milan, dove Ben Affleck e Matt Damon fanno una imbarazzante gara per rendere agiografico la figura di Phil Knight(padre padrone della “Nike”), tracciando un manifesto cultural/antropologico assai chiaro: lo sport deve essere semplicemente un veicolo per fare soldi. Non importa come, non importa chi tradisci, e tantomeno conta l’etica. “Red Bird crede nell’analizzare le caratteristiche dei giocatori in modo scientifico”, e qui siamo all’affondo finale della “foglia di fico” di Vicenza, dove con smaliziata noncuranza si declama la “minchiata” in voga nel nuovo millennio e si consegna definitivamente al cimitero degli elefanti Paolo Maldini, che non potrà certo mettere nel suo curriculum di essere inadatto ai “metodi scientifici” del team della fuffa.

Non si tratta di essere d’accordo o meno con tutto questo(è il mondo americano della finanza e del marketing), si tratta di realizzare a chi esattamente ci stiamo consegnando. “Quando ho iniziato io nel mondo dello sport – racconta Cardinale – lo sport era diverso; oggi molti interessi sono coinvolti, il business, il capitale, quindi c’è un impegno anche diverso ma sempre con lo stesso sentimento e questa determinazione di vincere”. Collocare la vittoria nel catalogo dei sentimenti rivela perfettamente il soggetto, il suo essere certo di trovarsi davanti ad una audience filosoficamente inconsapevole e semanticamente manipolabile. Si vuole vincere per festeggiare, per ritrovarsi in mezzo ad una calca informe avvinazzata e pronta a consumare a partire dal giorno dopo. Il calcio si è trasformato da fenomeno sociale a strumento di “movida”, come un’automobile oggi non serve a spostarsi ma a venderti un finanziamento con interessi.

Il “metodo scientifico” di cui straparla la foglia di fico è solo questo: fumo e niente di più. Rimangono tenacemente in trincea i tipi come Clint Eastwood, determinati a resistere alle fanfaluche di Scaroni, che interpretando magistralmente “Di Nuovo in Gioco” e “Cry Macho” cerca di avvertirci dell’unica cosa veramente importante: ritornare a casa. Attendo fiduciosamente che l’Europa compri il biglietto per farlo.