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LASCIARCI LE PENNE

Lucidità e tafazzismo: sfida impari

Lucidità e tafazzismo: sfida impari - immagine 1
Un nuovo appuntamento con "Lasciarci le penne", la rubrica di Marco Bernardi

Oh-oh-oh-oh

Tafazzi (Giacomo Poretti)

di Aldo, Giovanni e Giacomo

Tafazzi è quello strano personaggio impersonato da Giacomo Poretti, noto per una masochistica abitudine: abbigliato con una tutina nera aderente vagamente alla Diabolik sulla quale ha applicato un sospensorio bianco, il tipo è solito martellarsi con una bottiglia di plastica gli zebedei mentre, a ritmo e con enorme gioia, intona una marcetta, oh-oh-oh-oh, che ricorda il brano Gam Gam dei Les Chevatim. Tafazzi è lieto di autoinfliggersi il supplizio e dedica molto tempo a quell'attività, con un'abnegazione ammirevole.

Personaggio diventato l'emblema di quelli che ci godono un mondo a farsi male, procede a cuor leggero verso il martirio, riscuotendo un tale successo che tafazzismo è diventato un vocabolo di uso comune incluso perfino nel Treccani, utile per indicare appunto un atteggiamento autolesionista reiterato e convinto.

Di tafazzismo soffriamo noi tifosi granata, perennemente sull'orlo di una crisi di nervi, per dirla col maestro Almodovar, travolti da continue delusioni, da situazioni paradossali che ci precipitano sempre più nel baratro dal quale speravamo di poter riemergere.

A furia di assistere a spettacoli surreali e dolenti la predisposizione all'autodistruzione si rafforza, come se solo da quella scelta potesse nascere una via di fuga dalla realtà decisamente tafazzista che ci circonda.

Prendiamo l'ultima partita, a Bologna: scaramanzia a parte, affrontavamo una squadra alla nostra portata, per di più in una serata non particolarmente brillante. Dopo una partenza decente la compagine rossoblu era infatti sembrata, per larghi tratti del primo tempo, quasi remissiva nel prestare il fianco agli attacchi dei nostri e il vantaggio sembrava vicino, lì da prendere, ad un passo. Sarebbe bastato allungare la mano. E invece...

Invece un'uscita sciagurata del nostro portiere spalancava la porta al goal bolognese e, a quel punto, il mondo crollava, in un crescendo di tafazzismo che faceva sì che niente più riuscisse agli undici granata in campo, schiacciati da un misero golletto ed autocondannatisi alla sconfitta, accettata come inevitabile anche se restavano 35 minuti buoni da giocare.

Un po' di lucidità avrebbe permesso di tentare una rimonta, magari di fallirla, ma almeno di provarla, perché proprio in quello consiste il giuoco del calcio, come lo si chiamava un tempo: fare ed incassare reti e, possibilmente, realizzarne una in più dell'avversario. 

Invece niente, il nulla assoluto, come se il pallone si fosse trasformato in una palla medica da venti chili, i movimenti in un grottesco effetto cinematografico al rallentatore e le idee fossero tutte evaporate.

Nel nostro giustificato tafazzismo di tifosi la tentazione sarebbe di prendersela con Gemello. 

E sarebbe l'errore più grave. Sbattuto nella mischia, era destinato a diventare il parafulmine di ogni malumore: fortemente voluto da molti, indicato come il salvatore della patria e posto su un piedistallo fragile e scivoloso dal quale è facile cadere con esiti nefasti.

Lo svarione commesso è stato talmente clamoroso da farne il capro espiatorio ideale: ma attenzione, immolare alle critiche il nostro portierino non risolverebbe un bel niente e, al massimo, otterrebbe l'effetto di sperperare un potenziale patrimonio calcistico. Non ci ricorda niente Alfred Gomis, bruciato da un'amichevole estiva sulla soglia di diventare il primo portiere del Toro, mandato a farsi le ossa in fretta e furia e mai più ritornato alla base, facendo fortuna nel Rennes e nella nazionale senegalese?

Sarebbe un peccato che, in un parossismo di tafazzismo granata, Gemello ne seguisse le orme, quando invece meriterebbe altre possibilità e una crescita per maturare, anziché essere scaraventato di punto in bianco nelle fauci di un leone pronto a mangiarselo in un boccone.

Forza Gemello, quindi: avrai tempo e modo di mostrarci il tuo valore. 

E forza Vanja: hai l'enorme peso di difendere una porta sentendoti sul collo il fiato dei tuoi detrattori, pronti a rinfacciarti senza pietà gli infortuni del ruolo.

Un grato pensiero allo striscione esposto dai tifosi del Bologna: Se dico no è no. Chi tocca una donna è un verme. Lo scelgo come corollario al mio pezzo della scorsa settimana sulla violenza di genere: Chi tocca una donna è un verme. Dovremmo ripeterlo fino alla nausea: forse il messaggio riuscirebbe a penetrare anche le teste più dure.

Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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