01:02 min
Rubriche

Toro: il giorno della marmotta

Alessandro Costantino

Il Granata della Porta Accanto/ Sembra sempre di rivivere per l'ennesima volta la stessa partita, con gli stessi errori e lo stesso approccio...

Chi non ricorda il film "Ricomincio da capo" in cui il protagonista, Bill Murray, si svegliava ogni giorno alle 6 del mattino per ricominciare in un loop continuo sempre la stessa giornata? Una commedia degli anni Novanta che portava il protagonista a vivere ogni giorno il "giorno della marmotta", una tipica festa Nordamericana. Non so voi, ma io durante la visione della partita Torino-Cremonese mi sono sentito come Bill Murray in quel film: mi sembrava di rivivere per l'ennesima volta la stessa partita, con gli stessi errori e lo stesso approccio. Un incubo dal quale neanche l'arrivo di Juric sembra poterci svegliare… Forse perché non è l'allenatore il vero problema di questo Torino?

Il giorno della marmotta granata si ripete ormai da più di tre stagioni e prevede un inizio con un mercato nullo che non colma, né lima, le lacune croniche della rosa. Alle prime partite, amichevoli o ufficiali che siano, le difficoltà immaginate da tutti, ma sapientemente mascherate da DS e Presidente con dichiarazioni roboanti di riscatto da parte degli elementi già presenti in rosa ( Zaza voglioso di fare bene, Verdi che calcia coi due piedi ansioso di mostrare il suo valore, Lukic ormai una certezza, Baselli il "miglior acquisto" e via dicendo...), si palesano e, negli ultimi giorni di mercato, si cerca di raccattare qualche nuovo innesto più per placare la piazza che per migliorare la rosa stessa. La squadra intanto resta inesorabilmente priva di qualità sia caratteriali che tecniche, ma forte del settimo monte ingaggi della A, come se le partite si vincessero mostrando agli avversari le contabili dei bonifici degli stipendi… E così il giorno della marmotta granata diventa, anno dopo anno, la stagione della marmotta granata con una serie di eventi facilmente pronosticabili che pongono la squadra in una situazione di difficoltà continua e di classifica pericolosa e che fanno penare i tifosi senza sosta. Ma tanto i tifosi sono l'ultima ruota del carro e non rappresentano un problema dal momento che le loro istanze sono state sistematicamente ignorate negli ultimi sedici anni.

E mentre nel film il protagonista non poteva fare nulla per modificare la situazione, nella realtà attuale del Torino Presidente e DS potrebbero, eccome, fare qualcosa per interrompere l'incantesimo del giorno della marmotta: un bel repulisti, ad esempio, senza stare a guardare le minusvalenze più di tanto, ma svuotando lo spogliatoio il più possibile per poi riempirlo nuovamente con gente motivata e più solida caratterialmente. Quel tipo di gente congeniale al credo di un mister come Juric, tanto per capirsi.

Invece nulla, Lyanco, ad esempio, ammortizzato abbondantemente e per il quale, una cessione sui 4-5 milioni avrebbe rappresentato comunque una piccola plusvalenza, è stato messo fuori rosa, aspettando l'offerta giusta (quella del Southampton) perché la sua cessione doveva generare il massimo della plusvalenza e non solo alimentare il mercato (assolutamente necessario) in entrata. Quale miopia e quale distorsione delle priorità!

La novità di quest'anno è però la querelle Belotti, che ha tutte le ragioni di rimanere a naturale scadenza del contratto a fronte di un progetto sportivo che non lo convince (e che non convince in effetti nessuno di noi tifosi) e l'apparente inquietudine di Juric, che è stato zitto finora, ma che dopo la Cremonese pare aver capito che se non sbatte i pugni sul tavolo sarà lui a sbattere contro il muro di un esonero facilmente pronosticabile. Come sempre si è cercato di mettere una pezza tardiva e arruffona alla situazione elemosinando prestiti a destra e a manca, sbagliando non tanto il senso delle operazioni quanto i modi e i tempi: a fronte di una scarsa disponibilità finanziaria, ma con la drammatica esigenza di rinnovare la rosa, Vagnati avrebbe potuto seguire la linea dei prestiti sin dall'inizio (cioè dalla firma di Juric) scontentando i tifosi che vorrebbero giocatori di proprietà come segno di solida programmazione, ma accontentando l'allenatore che vuole gente tecnica e di personalità. Invece i mesi sono passati e un solo giocatore, Pjaca, (in prestito anche lui peraltro…), è arrivato, sprecando tempo prezioso per fare quella famosa rivoluzione che a tutti sembrava necessaria all'indomani della partita salvezza con la Lazio. Detesto rivalutare la figura di Petrachi, ma l'ex DS quando fu chiamato a rivoltare la rosa del Toro nel gennaio del 2010 in pochi giorni mise in piedi la "rivoluzione dei peones" che diede lo scossone necessario all'ambiente per lottare sino in fondo per l'obbiettivo purtroppo poi sfumato.

Più passa il tempo e più il giudizio su Vagnati è negativo, mentre quello su Cairo è meglio non darlo perché sarebbe molto lontano dal 7 che il patron si dava solo poco tempo fa.

E così mentre la squadra si accartoccia su se stessa mostrando limiti sempre più chiari e sempre più ripetitivi, mentre continua l'emorragia di tifosi, censita anche da una recente indagine demoscopica, e mentre cresce lo scoramento e la delusione di chiunque ami questa maglia di fronte alla pochezza di questa dirigenza, non posso che accodarmi al bellissimo appello fatto da Diego Fornero nel suo pezzo "Cosa resta del Toro?" o a quello di Carmelo Pennisi nel pezzo "Cairo chiuda il sipario". Vorrei avere l'ottimismo, lo definirò così, dell'avvocato Borgna, che pare vivere una luna di miele perenne con la gestione di Cairo, ma la realtà è troppo evidente per raccontarsi che Gesù è morto di freddo. Mi accontenterei di uscire dal "giorno della marmotta": sarebbe davvero una fantastica svolta...