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Belotti: “Immagino il mio futuro a Torino. E quelle curve storiche del Filadelfia…”

Redazione Toro News

"Il mio idolo è sempre stato Shevchenko. Non solo per il tipo di giocatore, straordinario, ma perchè non faceva mai parlare di sè fuori dal calcio. Lavorare, più che dire, e ho cercato di replicare. Arrivò il Palermo, sono partito senza pensarci. Quando sono tornato al paese tutti mi festeggiavano, ma mia madre piangeva in un angolo. Le dissi che era il mio lavoro, che sarei stato felice. Avevo forse vent'anni. Mia madre era preoccupata perchè andavo a Palermo, da noi bergamaschi era conosciuta solo per la mafia. Ma il Sud era una realtà magnifica".

"Il primo allenatore è stato Gattuso, un onore conoscerlo, anche se solo per poco tempo. Poi è arrivato Iachini e abbiamo cominciato a vincere. Con un attacco che era uno dei più forti nella storia del Palermo: Io, Dybala, Vazquez, Hernandez e Lafferty. Nel 2015 arriva il Torino, mi chiama il presidente verso Ferragosto dicendomi: "Domani mattina devi partire e andare a Torino". Chiamai il magazziniere dicendogli che avrebbe dovuto prepararmi le scarpe perchè il giorno dopo sarei andato via. La mattina dopo sono passato allo stadio alle sei e lui mi aveva lasciato le scarpe, mi hanno detto che lo aveva fatto piangendo. Oltre al Torino c'erano Atalanta e Sassuolo, anche la Sampdoria, ma ero attratto dal progetto del presidente Cairo".

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