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Juric asfalta Dionisi sul piano del gioco: ma sui cambi nel secondo tempo…

Andrea Calderoni

Il confronto tra i due tecnici dopo l'1 a 1 dello stadio Olimpico-Grande Torino

“Il Torino ha fatto più di noi e meritava di fare risultato pieno. Noi però siamo rimasti in partita e a differenza di altre volte abbiamo avuto un po’ di fortuna" (LEGGI QUI): l'onestà intellettuale di Alessio Dionisi fotografa nel migliore dei modi quello che è stata la sfida dell'Olimpico-Grande Torino tra i granata di Ivan Juric e il Sassuolo. L'analisi del neroverde rende onore al giovane allenatore, soprattutto se si ripensa a quanto affermato dall'ex tecnico della Sampdoria Roberto D'Aversa dopo il successo del Torino a Genova la settimana scorsa. I granata avrebbero meritato molto di più nell'arco dei novanta minuti contro gli emiliani e invece si sono dovuti accontentare di un solo punto. Va dato atto che il Sassuolo ha avuto il merito di tenere aperta la gara e di approfittare nel finale del passaggio a vuoto granata per l'1 a 1. Però da parte neroverde c'è stata soprattutto la fortuna di vedere il Torino sbattere sui legni. Tra l'altro, il Sassuolo sembra non portare bene a Juric, che in un Verona-Sassuolo del 2020 aveva visto la sua squadra cogliere addirittura 4 legni per poi perdere 0-2.

DOMINIO - Se tre indizi fanno una prova, allora si può dire forte e chiaro che il Torino in questo avvio di 2022 ha un gran bel gioco. In realtà, la crescita è stata costante da settembre in avanti ma il Torino delle prime tre gare del nuovo anno solare appare più maturo e consapevole. Ha ancora alcuni gradini da scalare, ma come ha sottolineato Juric al triplice fischio contro il Sassuolo la sua squadra ha fatto bene "non solo per quanto riguarda la fase di non possesso, ma anche per l'aggressione degli spazi, le soluzioni, il gioco" (LEGGI QUI). I principi di gioco dei granata sono sempre più evidenti e sono anche sempre più conosciuti dagli avversari. Nonostante questo e le soluzioni che i rivali cercano di adottare (Dionisi ha confessato: “Siamo partiti con tre giocatori offensivi anzichè quattro perché così i tre hanno più spazi da attaccare. Con quattro giocatori, il Torino difende quattro contro quattro ed è più facilitato. Inoltre noi fisicamente facciamo fatica sulle seconde palle"), il Torino riesce a imporre il suo gioco con disarmante facilità nelle ultime settimane, comandando le operazioni dall'inizio alla fine.

MOSSE - Difficile contestare apertamente le scelte di Juric. Tutt'al più si può riflettere su alcune scelte a gara in corso. Il tecnico ha confermato in blocco la formazione di Genova perchè era logico darle continuità. Ha dato fiducia a Zima nel terzetto difensivo e a Mandragora e Lukic in mediana. Ha reagito prontamente all'ammonizione del centrocampista originario di Napoli sostituendolo con Pobega (la staffetta era attesa, il cartellino giallo l'ha sancita). Il tecnico croato ha provato a mischiare le carte sulla trequarti nell'ultimo quarto di gara inserendo Pjaca per Brekalo. Forse era più lecito attendersi all'85' l'ingresso di Linetty anzichè quello di Baselli che ha un piede verso Cagliari (l'uomo uscito è stato Praet), ma è difficile dire che questo non abbia inciso. Forse nel finale sarebbe invece servito Ansaldi, guarito dal Covid e non ancora al meglio, che era disponibile e si è riscaldato per tutto il secondo tempo; la sua precisione nei cross sarebbe stata preziosa nel tentativo di trovare il secondo gol. Così come nel finale avrebbe avuto senso sostituire Sanabria con uno Zaza più fresco. Sul fronte Sassuolo Dionisi ha avuto il coraggio di affrontare il secondo tempo con quattro uomini offensivi (e non più con tre) puntando su Rogerio e poi su Defrel, subentrato al primo citato dopo una decina di minuti a causa dell'infortunio. Ma il tecnico del Sassuolo deve ringraziare la buona sorte: sul piano tecnico-tattico, la partita di Torino ha avuto solo un padrone.