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La seconda vita di Ljajic al Torino: da faro di Miha a ultima scelta di Mazzarri

Gianluca Sartori

Focus On / Il tecnico non vede il serbo, che però resta un capitale della società: una soluzione va trovata

"A questo punto è sempre più evidente: Walter Mazzarri, per ora, non ne vuol proprio sapere di coinvolgere Adem Ljajic nel suo Torino. Le cinque esclusioni di fila hanno un significato ben preciso: l'allenatore non "vede" il fantasista serbo, che è nel ristretto circolo dei giocatori di movimento che sin qui non hanno ancora disputato un minuto insieme a Edera, Barreca e Bonifazi (escludendo l'infortunato Lyanco). Dal suo arrivo in poi, Mazzarri ha retrocesso Ljajic a ultima scelta nel reparto offensivo, preferendogli quasi tutti gli altri attaccanti a disposizione: oltre a Belotti e Falque, anche Niang, Berenguer e addirittura Boyè, entrato nel secondo tempo di Sassuolo-Torino e poi ceduto al Celta Vigo. Un contrappasso clamoroso, se si pensa che il precedente allenatore, Mihajlovic, ebbe come progetto tattico la costruzione di una squadra intorno a Ljajic.

"CAPITALE DEL CLUB - Il mancato coinvolgimento del serbo, a questo punto, trova poche altre spiegazioni se non quella di un'idiosincrasia attuale del tecnico per il talento di Novi Pazar, evidentemente ritenuto poco confacente all'idea di calcio e di gruppo su cui Mazzarri sta puntando. "Con me non serve avere il nome, serve correre", ha spiegato il tecnico toscano, pur senza fare riferimenti a qualcuno in particolare. E ancora: "Chi è convinto di avere qualità, deve capire che senza la condizione atletica diventa tutto inutile". Anche contro l'Udinese, nei minuti finali, al momento di sostituire Belotti per concedergli l'ovazione, il prescelto per entrare in campo è stato Berenguer. Adem non si è nemmeno mai alzato dalla panchina per riscaldarsi, segnale del fatto che l'idea di buttarlo nella mischia non c'era proprio. Senonché, la veduta del tecnico stride parecchio con il fatto che Ljajic resta il terzo acquisto più oneroso dell'era Cairo (qui la top ten aggiornata): il presidente lo acquistò per 8.5 dalla Roma, nel 2016, e certamente il valore del cartellino, stando così le cose, scenderebbe in picchiata. Se fino ad oggi Cairo non è mai stato un presidente che si è intromesso nelle scelte tecniche dell'allenatore, è chiaro che una soluzione prima o poi andrà trovata.

"CONVINZIONI ED EQUILIBRI - Tralasciando il fatto che teoricamente alcuni mercati esteri sono ancora aperti (ma Cairo ha negato a più riprese la partenza di Ljajic, tanto più a mercato in entrata chiuso), ora occorrerà capire se Ljajic avrà la capacità di rimettersi in discussione. Sullo sfondo c'è il Mondiale in Russia: se non si calerà in fretta nel nuovo contesto e non riuscirà a far ricredere il tecnico, il buon Adem rischia certamente di perdere il posto nella nazionale serba. A questo punto, tuttavia, il destino del giocatore sembra essere molto nelle mani di Mazzarri, che presto o tardi dovrà pure concedergli una possibilità. Si parla sempre di un giocatore le cui qualità tecniche non sono in discussione: le dieci reti, condite da nove assist, segnate nella scorsa stagione fanno ritenere che sia difficile pensare che Ljajic proprio non possa tornare utile al Torino. Ora, però, è Mazzarri il primo a doversene convincere: tuttavia il Toro sta trovando dei suoi equilibri e non è detto che il tecnico sceglierà di andare a modificarli. E quindi è inutile nasconderlo: Ljajic, al momento, è una patata bollente di questo Toro che sta tornando a funzionare bene.