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Juric pre Udinese-Torino: “Mercato giusto: il presidente Cairo ora ha fiducia”

Gianluca Sartori

I nuovi giocheranno dall’inizio?

“No. In generale la mia idea è che abbiamo una base buona dietro alla quale dobbiamo mettere dei ragazzi che guadagnano meno rispetto a quelli che c’erano prima, perché da noi la situazione era quella. Abbiamo messo dentro ragazzi non per metterli subito dentro da titolari ma che possono diventare pezzi forti del Torino col tempo e col lavoro. Inoltre, sono ragazzi che hanno uno stipendio normale, una cosa normale sia per l’equilibrio dello spogliatoio che sul piano economico. Sono ragazzi, sia chi è arrivato in prestito sia chi è arrivato a titolo definitivo, che possono diventare importanti”.

Come sta Pellegri?

“Ne parlavo con Marco, in generale è un ragazzo che a 16 anni lo hanno preso spendendo oltre 20 milioni. Vuol dire che ha grandi potenzialità. Ora deve costruirsi come uomo. Ha avuto tanti problemi fisici, non è cresciuto come Pobega, Ricci, Pessina, gente che è andata step by step. Ha avuto tutto e subito. Massara e Maldini, anche loro, sbagliano poco quando prendono giocatori. La idea mia è che deve migliorare tanto a livello fisico anche perché arriva da un infortunio. Bisogna essere cauti; soprattutto però bisogna costruirlo come uomo, fargli trovare la felicità di allenarsi. Le potenzialità comunque sono enormi. Stiamo parlando di un ragazzo per cui, ripeto, il Monaco spese oltre 20 milioni”.

Quanto è importante l’arrivo di Ricci?

“Fino a poche settimane fa vedevo i miei centrocampisti bene, ma a volte un po’ frettolosi di andare avanti. Invece Mandragora nelle ultime settimane è cresciuto, detta i tempi, accelera o rallenta a seconda dei momenti. Anche Lukic si è completato. Ricci però è un play classico, super intelligente. Ha fatto per tutta la vita questo. Ora si mette in discussione facendo un calcio dove io chiedo tutto, gioco ma anche inserimenti. Si è messo in discussione, sa che deve fare più metri ed essere più aggressivo. Per il resto, ha la visione e la tecnica, tante cose positive. Dobbiamo migliorarlo nell’aggressività e nel tiro. Secondo me possiamo fare un bel lavoro con lui. In generale penso che i miei sono riusciti ad alzare il loro livello, ora lui si mette a competere con loro. Può diventare un giocatore importante per il Torino con il tempo”.

Ricci può mettere in discussione anche Juric? Nel senso, non può mettere in discussione anche il suo modulo di gioco?

“No, i giocatori possono adattarsi come hanno fatto in passato Pessina e Barak. L’importante è la crescita dei giocatori; capire le giocate in un secondo invece che in tre. Con il play cambi molto, nel senso che noi possiamo fare che Pobega può diventare trequartista e allora giocano in tre centrocampisti puri, ma il modo di giocare resta quello. Quando si trova un sistema che funziona bene, difficilmente si cambia. Poi se le cose dovessero andare male, allora si cercano altre soluzioni”.

Cosa pensa di Demba Seck?

“Ha qualcosa che ci ha stuzzicato, che ancora non è completamente espresso. Ci vorrà del tempo, ma dentro ha qualcosa di importante. E’ un 2001, deve capire molte cose, fino a 16 anni non ha giocato a calcio praticamente. I margini di miglioramento sono allucinanti. Quando prendi giocatori così si rischia, ma se le cose vanno bene c’è anche un grande margine. Se lui si mette a disposizione, abbiamo un grande margine di miglioramento”.

Quanto le piace avere a che fare con giocatori così?

“E’ una cosa bellissima preparare le partite e vincerle, ma dà una adrenalina istantanea. La cosa bella di questo mestiere è far diventare forti i giocatori. Ho tanti ragazzi che stanno crescendo bene. Alcune cose non si sanno, ma al Filadelfia abbiamo cambiato tutto, abbiamo cambiato la routine quotidiana, abbiamo inserito professionisti in tutti i settori. Ed è bello capire che i giocatori poi apprezzano”.

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