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Pre Napoli-Torino, Spalletti: “Il Toro è un brutto cliente, una gara difficile”

TURIN, ITALY - MAY 07: SSC Napoli head coach Luciano Spalletti looks on during the Serie A match between Torino FC and SSC Napoli at Stadio Olimpico di Torino on May 7, 2022 in Turin, Italy. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)
Le dichiarazioni di mister Spalletti prima di Napoli-Torino

Giacomo Stanchi

Spalletti ha lasciato alcune dichiarazioni in conferenza stampa prima di Napoli-Torino. Le parole del tecnico toscano testimoniano che c'è stima e rispetto nei confronti della squadra allenata da Juric. I granata dovranno però fare una grande prestazione per portare a casa punti contro il Napoli capolista. Di seguito le parole dell'allenatore dei campani:

Innanzitutto Spalletti entra in conferenza con un rosa rossa per ricordare Mahsa Amini e Hadis Najafi e per dimostrare sostegno alla lotta delle donne iraniane.

Sulle Nazionali

«I calciatori li seguiamo direttamente per telefono quando sono in Nazionale. A qualcuno ha fatto sicuramente bene giocare queste ultime partite perché in quest’ultimo periodo aveva giocato un po’ di meno da noi. Di Lorenzo o Raspadori, avendo giocato la doppia partita in Nazionale italiana, hanno dato seguito al modo di interpretare il calcio e del modo di giocare del Napoli. Non abbiamo avuto nessun infortunato. Ci siamo allenati poco tutti insieme, ma stamani all’allenamento erano comunque tutti molto concentrati, presenti con la testa»

Siamo di fronte al primo vero crocevia della stagione del Napoli in campionato e in Champions?

«Io penso che ogni partita serva a ricordare se siamo un Napoli forte oppure no. È un discorso che va al di là dell’importanza di una gara perché il percorso sarà lungo e difficile e in tutte le occasioni ci vuole impegno. Ci vogliono gli atteggiamenti giusti per dare poi la continuità nel lungo periodo. Ogni partita vale, perché ci son sempre i tre punti in palio e perché può confermare che stai continuando a lavorare per bene. Diciamo che può dare una spinta ulteriore, ma la differenza si vedrà nel lungo periodo. Lo scudetto si assegna a giugno e non ad ottobre e c’è ancora tanta strada da fare».

Per come difende il Toro, meglio Raspadori o Simeone?

«Giocheranno tutti e due, poi decida lei il titolare da sessanta minuti e quello da trenta. Se poi quello che subentra determina la gara va ad evidenziare una qualità nella scelta del momento che sorpassa quella dell’importanza di scegliere i titolari. La scelta dei titolari andrà fatta quindi domenica per domenica. Per fare questo percorso così lungo abbiamo bisogno di gente in in forma, stimolata. Abbiamo bisogno di persone che possano dare continuità. I calciatori vanno fatti girare, specie con le cinque sostituzioni. Ci serve per tenerli allenati. Rigiochiamo martedì, e per cui anche il fatto di scegliere il titolare cambia poco. Giocheranno sia Raspadori che Simeone. In cento minuti di partita non esiste più titolare e riserva. Tra Lozano e Politano, ad esempio, se uno ha dato degli strappi per settanta minuti c’è bisogno dell’altro. Poi è chiaro che è il risultato a determinare la correttezza della scelta.».

L’equilibrio.

«Penso che sia un equilibrio che durerà tanto: le squadre sono tutte pronte. All’inizio c’era interesse per capire se ci fosse una squadra che andava a segnare il passo. C'è qualcuna che ha perso punti, ma potrà recuperarli. Quelle sette squadre più volte citate hanno le carte in regola per riuscire a fare una buona stagione, poi ce ne sarà qualcun'altra che si inserirà e andrà a rompere gli equilibri. Succede ogni anno, l’anno scorso fu la Fiorentina. Non vedo nulla di particolare per ora in questo inizio. Siamo ancora all'inizio per fare valutazioni»

Raspadori è favorito dalla presenza di un altro centravanti e da solo fa più fatica?

«Secondo me no. Non gioca meglio con un’altra punta per quelle che sono le sue qualità, deciderò dal tipo di partita. Se un avversario si alza tanto e non possiamo costruire l'azione bene abbiamo bisogno di buttarla addosso e Raspa non ha la fisicità di Osimhen o Simeone. Se riusciamo a costruire, non conta il compagno di Raspadori, infatti l’abbiamo preso apposta perché è molto duttile. Non potevamo permetterci di andare a spendere tanto per comprare qualcuno che poi ci delle situazioni imbarazzanti. Jack è un calciatore forte perché ha muscolo, sa tirare bene con entrambi i piedi e giocare bene vicino alla porta. E poi ha personalità: non si fermerà certo alle prime soddisfazioni. Noi abbiamo ambizione, è come noi. Abbiamo una squadra di giovani che però vogliono crescere. In questo la società è stata molto brava».

La vittoria di Milano cambia la percezione?

«I nuovi hanno dimostrato di sapersi adattare immediatamente al livello che vogliamo portare avanti, perché noi vogliamo stare lì, essere in lotta con queste sette fino al termine della stagione. Certo ci sono tante squadre forti che stanno producendo un buon calcio. Ci siamo adattati bene, stiamo portando avanti bene il nostro progetto. Non parlo solo della continuità di risultati. Bisogna continuare ad avere gente stimolata dal nostro progetto.»

Che deve fare domani la squadra per non farla arrabbiare?

«Se un uomo come Pioli dice che abbiamo giocato una bellissima partita sotto tanti aspetti e che abbiamo avuto tante occasioni, e che, e che, e che… questo attribuisce sicuramente importanza a questa vittoria perché poi il valore lo si prende sempre andando a confrontare con chi hai giocato e con chi hai vinto. Se hai vinto contro il Milan, che ha fatto tante cose benissimo, vuol dire che noi abbiamo fatto altrettanto bene e son meriti da dare ai nostri calciatori. Dal punto di vista mio, dico per fare una sintesi che il talento, da solo, non basta mai. Bisogna essere esecutivi anche nei momenti che non assomigliano alle nostre caratteristiche. Domani il Toro ha il centrale dei tre che va a fare il mediano aggiunto, che gioca vicino ai centrocampisti… gli attaccanti dovranno essere pronti, altrimenti siamo in inferiorità numerica. Poi quando abbiamo il pallone, potremo gestirlo al meglio»

La squadra è cresciuta in termini di fisicità?

«È un discorso che stiamo prendendo in considerazione quello di riuscire a comportarci bene anche nei momenti che non assomigliano alle nostre qualità. Dobbiamo essere partecipi nella difesa come in altre fasi di gioco. Le vampate di qualità e di estro per i calciatori offensivi che abbiamo e per i centrocampisti che si inseriscono riusciamo sempre a portarle a casa. Il Toro è un brutto cliente, sappiamo il valore della squadra e della società, conosciamo il modo di lavorare del suo tecnico, che è uno che lavora. E quando la gente lavora porta sempre a casa qualcosa. Sanno interpretare bene la costruzione dal basso, Milinkovic la mette direttamente al limite dell’area. Ci sono centrocampisti che vengono a sostegno. Sanno giocare e difendere in più modi, sanno lottare a tutto campo, fanno uomo contro uomo ma hanno anche modi diversi di difendere. La partita è complicatissima ma noi vogliamo vincere partite difficili, non partite facili. Per cui dobbiamo essere pronti».

Sul primo arbitro donna in A.

«Se lei è la prima volta significa che nessun altro arbitro donna aveva fino a questo momento dimostrato di essere pronto per la Serie A. Per cui, sono convinto che saprà farsi valere e avrà il rispetto di tutti»

Juan Jesus e Ndombelé dal primo minuto?

«Non bisogna ricordare solo solo Juan e Ndombelé, anche se sono due calciatori pronti. Ndombelé sta crescendo e ci verrà molto comodo per quelle qualità, che ci mancano in certi momenti della gara. Lui è uno che lotta facilmente con gli altri: ha una forza fisica da spostarti senza far niente di particolare. È chiaro che tra qui e martedì qualcosa cambierà, sarà necessario vedere cosa succede. Domani non penso di cambiare molto rispetto alla formazione tipo: i calciatori stanno bene, sono tutti ritornati in condizione ottimale e quindi non ci saranno molti cambi rispetto alle ultime formazioni»

Il pregio che vorrebbe rivedere e l’errore più grave che non i calciatori devono ripetere di qui in avanti.

«I veri campioni sono quelli che hanno la forza mentale di non fare tante differenze, di sapere bene qual è la professione che svolgono e che qualche volta c’è da reagire ai momenti di difficoltà. Vorrei che ci fosse continuità, con un modo di giocare corretto perché poi con la squadra ci si vede spesso, si sta insieme, si parla al video di calcio.. Oramai i calciatori ne sanno quanto me di calcio e di situazioni di gioco. Conoscono benissimo quando si parla di qualche movimento a cosa ci si riferisce. Aspettano che qualcuno gli dica quello che loro voglion fare. Per cui non ho niente da chiedere che facciano diversamente i miei calciatori. Non vorrei rivedere dei gol che abbiamo sbagliato davanti al portiere, che alla lunga costa qualche punto… Tutti i giovani calciatori devono fare uno scatto verso l’essere più determinati. Ci sono quelli che stanno in capanna tutta la partita e poi danno il massimo nella situazione che conta. È bello ma nella maturazione c’è il riconoscimento della palla giusta, dell’occasione giusta. Ci sono attaccanti che danno l’impressione ai centrali di difesa di avere una giornata pigra, un po’ gliela lascian prendere. Poi la palla che interessa la prendono loro. È lo scatto di maturità».

Il segreto per battere il Torino.

«Dovremo spostarci per creare spazio e per ricevere palla dentro questi spazi. Ci vuole qualità di movimento e di gioco. La palla si tocca due volte, bisogna andare a interpretare lo spazio, chi va a ricevere in quello spazio, quanto tempo ha per dar via il pallone… ma quella è una nostra qualità e lo sappiamo fare bene».

Cosa manca per raggiungere i trofei?

«È discutibile. Noi siamo ambiziosi e vogliamo dare continuità a questa serie di risultati e poi andremo a vedere solo alla fine. Non mi ricordo di cosa ho fatto sino ad oggi. Preferisco guardare avanti, portare qualcosa in futuro».

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