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Rampanti: “La partita di Firenze specchio di un’intera stagione”

Parola al Mister / Serino analizza così i temi in casa granata dopo Fiorentina-Torino

Gianluca Sartori

Il Torino perde la diciannovesima partita del campionato, l’ottava consecutiva in trasferta, a Firenze. Insieme a Serino Rampanti, nell’appuntamento settimanale con “Parola al Mister”, cerchiamo di interpretare i temi più caldi del momento in casa Toro.

Serino, che cosa hai pensato dopo aver visto il Torino perdere a Firenze?

“Ho pensato che la partita è stata lo specchio dell’intera stagione. Questa è una squadra che fa una dannata fatica a mantenere la concentrazione. Ricordate Sirigu che non festeggia la vittoria col Genoa? E’ uno dei pochi che conosce i compagni e ha personalità da vendere. Per me in quel momento è come se avesse detto: “Ma che cosa avete da festeggiare? Non vi rendete conto della situazione in cui ci siamo cacciati?”. In pochi lo hanno capito e puntualmente è arrivata la figuraccia di Firenze”.

Ancora una volta è stato negativo l’approccio alla partita.

“Non so cosa pensare, evidentemente i calciatori non riescono a concentrarsi, non pensano alla situazione. Faticano a immergersi nel contesto. Penso ad Aina che non si accorge che Bremer non ha battuto la rimessa laterale ma gli ha solo passato la palla. Ti sembra normale? A memoria non credo di aver mai visto un episodio simile. Inoltre c’è un’altra cosa che mi fa pensare. A fine partita, mi sembra di leggere sui volti dei giocatori sempre la stessa espressione. Forse vincere o perdere non gli cambia poi molto, tanto hanno la maggior parte di loro ha un contratto lungo e ricco”.

Peccato anche per il palo di Belotti…

“Sì, peccato che la striscia di partite consecutive a rete si sia fermata in quel modo, è stato sfortunato ma sono sicuro che continuerà a lottare, ogni gol che segnerà da qui alla fine sarà un bene per la squadra e per lui stesso”.

Si è molto discusso dell’episodio in cui Millico ha ostacolato la conclusione di Lukic verso la porta.

“Siamo d’accordo che la precedenza doveva averla il centrocampista, che arrivava fronte alla porta. Però io dico: nel calcio ci si deve aiutare in campo. Parlandosi, prima di tutto. Senza timidezza. Dalla tv non mi è parso di sentire Lukic gridare “mia” mentre si avventava sul pallone. Lo avesse fatto, magari Millico non avrebbe messo il piede”.

In ogni caso, a fine campionato dovrà essere rifondazione. Sei d’accordo.

“Sì ma non sarà facile. Vagnati ha un compito molto difficile come ho già detto nei miei interventi su Toro News. A Ferrara ha lavorato bene ma Torino è una piazza molto più complicata per tutta una serie di motivi che lui dovrà capire nel tempo. Molto dipende da quanto riuscirà a conoscere i giocatori attuali non solo dal lato tecnico. Chi pensa sia facile non immagina nemmeno lontanamente quanto può essere difficile gestire una squadra di calcio che si ritrova in questa classifica dopo essere partita con tutt’altre aspettative; una squadra in cui il pensiero predominante tra i calciatori è ultimare il ‘lavoro’ per poi dirigersi verso altri lidi. Chi parla di rifondazione a cuor leggero poi dimentica una cosa”.

Che cosa?

“Per essere venduti i giocatori devono avere delle offerte che li soddisfino. E visto come molti di loro hanno giocato quest’anno, non credo sarà facile trovare club che innanzitutto siano interessati a loro e poi che facciano offerte proponendo contratti superiori a quelli, lunghi e ricchi, che hanno al Torino. Tu mi dirai che esistono i procuratori, io ti rispondo che secondo me spesso il calciatore è il procuratore di sé stesso. E sul fronte entrate, non sarà facile, visto il mercato che si prospetta, trovare i giocatori giusti per l’allenatore che guiderà la squadra, sia esso Longo o chissà chi”.

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