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Torino, Juric è al capolinea: quattro partite alla fine del ciclo

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Il tecnico croato ha fallito l'obiettivo europeo e la sua avventura si avvicina alla conclusione dopo tre anni in granata
Giacomo Stanchi
Giacomo Stanchi Redattore 

"Sinceramente vi dico: se non vado in Europa cosa rimango a fare? Sarebbe stato facile fare un altro contratto di tre anni, per poi magari essere esonerato dopo un mese, stare a casa e prendere i soldi comunque. Io invece punto alla grandezza del Toro, non voglio vivacchiare". Sono rimaste nella memoria di tutti a Torino le parole di Ivan Juric del 5 febbraio 2024 nella conferenza stampa straordinaria post Torino-Salernitana. Di tutt'altro tenore le dichiarazioni post Inter-Torino: "Rimangono quattro partite in cui vogliamo sbagliare il minimo e fare il massimo: cercare di mantenere la parte sinistra della classifica, sarebbe il terzo anno di fila e non è da buttare. Rimane una sensazione positiva, abbiamo fatto crescere tanti giovani e rimane una base interessante da potenziare". A San Siro Juric ha in qualche modo riconosciuto il mancato raggiungimento dell'obiettivo finale (salvo miracoli) e, di conseguenza, si va verso la naturale fine del suo ciclo al prossimo 30 giugno, giorno di scadenza del contratto. La sensazione è consolidata da giorni ed è stata in qualche modo confermata dall'allenatore con le sue parole dopo il ko contro l'Inter.

Toro, Juric e i tre anni in granata

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Quando Ivan Juric è arrivato a Torino, i granata venivano da due anni difficilissimi, terminati con due salvezze molto complicate, arrivate solo nelle ultimissime giornate di campionato. Se ne andrà dopo aver ridato stabilità a squadra e società: un'identità chiara e una difesa solidissima hanno portato a tre piazzamenti consecutivi a centro classifica. E' finora mancato però quel salto di qualità necessario ad aspirare a un piazzamento in Europa, obiettivo che deve essere nella mente del Torino per quella che è la sua storia. In particolare, sono emerse delle difficoltà evidenti nel reparto offensivo: in tutti e tre gli anni non si è mai vista una squadra in grado di segnare molto, ma il punto più basso si è avuto nel terzo anno, che doveva essere quello del salto di qualità. Il Toro si è appiattito in una difesa solidissima, tra le migliori in Italia, ma da sola non basta per sognare se non accompagnata da un attacco che sappia scardinare le difese delle "piccole", perciò è arrivato il record, non invidiabile, di 0-0 nei top 5 campionati europei.

Toro, Juric al capolinea. E ora?

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Il rammarico emerge se si pensa che le occasioni per fare qualcosa in più ci sono state: per due anni di fila la qualificazione alle coppe europee era alla portata con il raggiungimento dell'ottavo posto (prima per i problemi economico-giudiziari della Juventus e poi per l'ottimo ranking Uefa dell'Italia), che - a meno di colpi di scena - sfuggirà definitivamente. E mentre è a forte rischio anche il superamento dei 53 punti della stagione 2022/2023, tornano alla mente i ripetuti momenti in cui Juric ha messo in ghiaccio le proposte di rinnovo della società. Il rapporto con il patron Cairo ha subito alti e bassi, ci sono stato momenti in cui avrebbe potuto estendere il suo rapporto col Torino mettendosi al sicuro, non lo ha fatto legando il suo futuro ai risultati del campo. Questi dicono che il triennio di Juric non si può sicuramente giudicare come negativo, ma neanche come compiuto, e oggi è forte la sensazione che il tecnico di Spalato non abbia più altro da dare all'interno del club. Mancano quattro partite e poi si chiuderà una pagina importante della storia recente del Toro, inevitabilmente fatta anche di delusione.

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