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Il viAggio

di Walter Panero

 

Una sera di inizio giugno del 2011. In una trattoria del Centro Storico di Genova.

 

“Io te l’ho sempre detto che con quel Mister non si...

Redazione Toro News

di Walter Panero

Una sera di inizio giugno del 2011. In una trattoria del Centro Storico di Genova.

“Io te l’ho sempre detto che con quel Mister non si andava da nessuna parte….l’ho seguito fin dalle serie minori….si sapeva che andava a finire così….”

Eh già. L’amico Guido, che da un mesetto si è trasferito qui a Genova per lavoro, ci aveva visto giusto. Fin da subito. Fin dall’inizio di questa stramaledetta stagione. Eppure ci avevo sperato. Tanto. Fino alla fine. Inutilmente, purtroppo. Che non si venisse su diretti lo si era capito fin dallo scorso autunno. Ma almeno i play off per continuare a sperare... E invece niente! A giocarsi la serie A agli spareggi saranno il Padova, che ci ha umiliati in casa nostra, il Novara, il Varese….ma dico io: Novara e Varese! Ci rendiamo conto? Ci rendiamo conto di cosa voglia dire sentirsi cantare “Tutti a casa alèèèèè” dai tifosi di Novara e Varese? Ci rendiamo conto di dove siamo finiti? Ci rendiamo conto di come siamo caduti in basso?Sì Guido, amico mio. Avevi proprio ragione tu. E’ che non ci volevo credere. E’ che non potevo credere che si arrivasse ad un punto così infimo.Te la sei proprio meritata la birra che ti sto pagando e che avevamo scommesso a settembre. Te la sei proprio meritata anche se sono certo che avresti voluto essere tu a pagarmela stasera: avrebbe voluto dire che saremmo stati promossi. Ed invece eccoci qui. A parlare come sempre dei tempi andati. Di Pupi e Ciccio. Degli anni Ottanta. Dell’esaltazione col Real. Dei tre pali di Amsterdam. Dei nostri vent’anni. Delle nostre tante speranze. Dei nostri sogni calcistici per lo più infranti. Che tristezza, però. Sempre gli stessi discorsi. Belli per carità: ma quando potremo parlare con orgoglio di qualcosa di più recente? Quando?Come se non bastasse fuori piove che Dio la manda.Proprio una bella serata. Proprio una serata da Toro.

“E il prossimo anno? Parlano di Cola, hai visto?” mi dice Guido

“Bello schifo! Quello che, col cadavere del Toro ucciso dal Brescia e dagli arbitri ancora caldo ed innaffiato dalle nostre lacrime, dichiarava al mondo che se ne sarebbe tornato a casa sua….a Bergamo….Appunto!…Se quella è casa sua non vedo perché dovremmo di nuovo ospitarlo nella nostra….e che cavolo!”

“Qualcun altro invece dice che verrà Ventura…”

“Boh….per me sì, ma non ho voglia di pensarci adesso….prendiamoci un’altra birra va….e a questo giro pago io….mi è anche venuta fame…ma sì….sai che faccio? Mi prendo un bel piatto di trenette al pesto…magari mi farà passare un po’ di quella rabbia che sento dentro….”

“Alla nostra….al Toro…e alle volte che il prossimo anno saliremo insieme per vedere i ragazzi di Ventura….si spera…”

“Ma sì…forza Toro sempre e comunque! Il resto non conta!”

Intanto fuori sta smettendo di piovere.Che sia un segno che le cose stanno per cambiare davvero? Magari….chissà….Ci penseremo. Tra qualche mese, però.

Quasi un anno dopo.Martedì 15 maggio 2012, ore 17.30 circa. Sulla strada.

“Ventura è proprio un caprone!” dice Guido mentre la mia macchina granata ci porta da Genova a Torino. La strada che in vita mia avrò fatto mille e più volte, quasi senza accorgermene. La strada che porta dal nostro Toro. La strada che probabilmente anche il nostro Mister conosce ormai a memoria. Caprone? A dir la verità Guido non usa proprio questa parola, ma una che con caprone fa rima e non è passione, né pallone. Anche perché effettivamente inizia anch’essa per c….E continua… “L’ho sempre detto io che non capisce un cavolo (anche lì usa un'altra parola, ma va beh.)! Ci ha fatto perdere un sacco di punti….e a Pescara la ciliegina sulla torta!…Perché? Perché non mettere Defeudis per tamponare a centrocampo?....”

“Ma dai Guido….siamo primi in classifica dall’inizio….finora abbiamo fatto 76 punti che in un qualsiasi campionato del passato sarebbero bastati per salire, ma noi siamo il Toro….e poi te lo ricordi quanto questi ragazzi ci hanno fatto godere? Te la ricordi quella sera di fine settembre a Genova? Ti ricordi l’esaltazione dopo il gol di Rolly? Fu lì che capimmo che stava succedendo qualcosa di grande….E soprattutto te lo ricordi come stavamo in quella piovosa serata del giugno scorso, pochi giorni dopo averle prese dal Padova ed essere stati sbattuti fuori da tutto? Cosa avresti dato quella sera per essere qui oggi?”

“Sì…hai ragione….però potremmo già essere in A da un mese e invece siamo ancora qui a soffrire….a giocarci tutto in una partita….d’accordo che siamo il Toro, ma con un po’ più di attenzione si poteva essere più tranquilli…invece….invece guarda che facce abbiamo….piene di dubbi….e di una paura fottuta….”

Sì. Su questo niente da dire. E’ da sabato mattina che ho addosso una paura fottuta. Paura di non farcela. Paura di fallire ancora una volta ad un passo dal traguardo. D’altra parte siamo il Toro e tutti noi sappiamo cosa significa. Ne abbiamo viste troppe per poterci permettere di essere ottimisti. Troppe davvero.

“Certo se dovessimo vincere stasera….” cerco di abbozzare.

“A quel punto sarebbe fatta!..” risponde Guido.

“Ma neppure il pareggio sarebbe da buttare del tutto, specie dopo il risultato di ieri del Verona….”

“Uhm…non mi fido! Meglio vincere e basta!”

Però a ben vedere c’è una cosa che mi fa sperare un pochino. Ci penso da stamattina. E’ quello che gli Spagnoli chiamano “miedo escenico”. Insomma la paura che le piccole squadre hanno quando si trovano ad affrontare una situazione più grande di loro in un ambiente più grande di loro.Ripeto: il Sassuolo è forte. E non ha nulla da perdere. Ma forse uno stadio come quello che ci sarà stasera non lo ha visto mai nella sua storia. Quelli sono abituati a giocare davanti a quattro spettatori in croce. E magari…magari….ce lo ricordiamo quel Toro-Mantova di sei anni fa? Certo era una situazione diversa….e anche lo stadio era diverso. Però….però….chissà….Quanti pensieri….quante parole….quanta strizza. Soprattutto.Meno male che il viaggio va via veloce e in un paio d’ore siamo a Torino.Tra i fratelli.I fratelli: la migliore medicina per mandare via la negatività e la tensione. Parlare con i fratelli, fare le stesse cose di sempre, incontrare le stesse persone di sempre, accogliere il pullman dei nostri come già avevamo fatto col Padova, fare le stesse cose che avevamo fatto col Padova come se si trattasse di una sorta di rito pagano. Non servirà a nulla….però….però se non ripeti il rito e qualcosa va storto, ecco che dai la colpa a quello che non hai fatto e che avresti dovuto fare. A quello che non hai detto e che avresti dovuto dire. A quello che non hai indossato e che avresti dovuto indossare. Matti come cavalli, ecco cosa siamo! Così matti da partire da Genova dopo il lavoro pur di essere qui, e non siamo gli unici visto che intravedo un fratello che abita e lavora proprio accanto all’ufficio in cui sto io e col quale ci vediamo ogni tanto la mattina per un caffè.Non siamo gli unici perché, come sempre, tra noi c’è anche Nives che arriva da Milano. Anche lei oggi ha lavorato. E che anche lei lavorerà domani. Matti? O semplicemente innamorati? Non so. Quello che so è che me la faccio addosso, ho la tosse nervosa come mi succedeva prima delle interrogazioni o degli esami, ho la gola secca, non riesco quasi a parlare.Ma perché? Perché mai Nives dobbiamo soffrire così tanto per il calcio? Perché Sabrina? Perché Polacco? Perché Mauro? Perché Marco? Perché Loredana? Perché Nicola (viva il ciclismo! Oh yeah!)? Perché fratelli?Ma non potremmo, non sarebbe meglio darci ad altri sport? Ci fa male stare qui! Però siamo qui. Sempre. Comunque. A qualsiasi prezzo. Qui.

Ma adesso, Nives cara, è tempo di entrare.Adesso ragazzi, è tempo di soffrire.E di sperare. Sempre. Come sempre.L’unica cosa che un po’ mi consola è che, comunque vada, tra un paio d’ore questa sofferenza immane sarà finita.Forse…

Martedì 15 maggio 2012, ore 20.40 e oltre.

Fratello: “FORZA…..”

Sorella: “...TORO!...”

Fratello: “…SEMPRE...”

Sorella: “…COMUNQUE…”

Fratello: “ED OVUNQUE!...”

Ancora fratello: “P.S. AMEN….JUVE MERDA!”

Cosa sono due persone che si scambiano questa sequenza di messaggini prima dell’inizio della partita se non due svitati? Però succede davvero. Lo so per certo, visto che la sorella è colei che, se la incontri sul 10 prima di una partita, porta bene al Toro e quindi anche a te. Lo so per certo soprattutto perché il fratello con cui lei si scambia quei messaggi sono io. Alzi la mano chi si stupisce di questo! Tutte giù: ormai lo avete capito da un po’ che qui avete a che fare con un pazzo. Pazzo ed innamorato. Del Toro. Di questo Toro che, per fortuna non è quello di Pescara. Di questo stadio che sarà piccolo e un po’ mal messo ma che quando si colora in questo modo farebbe resuscitare anche un morto. Ma il Toro di questa sera è tutt’altro che morto. Il Toro di stasera, per dirla in sintesi, è semplicemente il TORO. Il NOSTRO TORO!

“Ecco….ho già capito come finirà stasera…” scrivo ad un certo punto alla mia compagna di viaggio che se ne sta ad aspettarmi a casa giù a Genova (che Dio e Capitan Valentino l’abbiano in gloria anche se è una mezza “ciclista”, con tutto il rispetto per i ciclisti veri).

L’infortunio di Di Cesare, quello di Bianchi, il palo di Vives….troppi segni che indicano che questa serata è iniziata male e finirà peggio. Nella maniera che tutti noi fratelli e sorelle temiamo. Perché troppe volte l’abbiamo vista finire così.E invece…Danilo….poi Migjen ci mandano in paradiso….e ancora di più lo fa Sansone col suo rigore alla Salas o alla….Ciccio Graziani (se ne parlava proprio prima in macchina venendo su di quel rigore, vero Guido?). Lì si capisce che questa è davvero la serata che non ti aspetti. O meglio: che è la serata che ti saresti aspettato, che desideravi, che volevi….ma non osavi sperare tanto. Non osavi sperare di vedere il Meggio fare quel gol. Non osavi sperare di vedere Angelo, e Beppe (monumentale Beppe Vives!), e Juanito, e Manuel, e tutti giocare con quella cattiveria anche sul 3 a 0 per noi.Una roba che sapevi che poteva esistere. Che, visto che segui il calcio da due vite, hai visto sempre fare alle altre squadre. Ma raramente alla tua. Raramente al Toro.La sofferenza atroce è finita. Il resto sono abbracci. Il resto sono baci. Il resto sono urla sovrumane. Il resto sono lacrime. Il resto sono salti.Il resto sono anche (purtroppo) quei fratelli che entrano in campo. Ma perché? Perché mai, ragazzi? Non era meglio festeggiare da quassù? E a ben vedere, stasera non c’era proprio nulla da festeggiare.Almeno non ancora.O sbaglio?

Poi magari sbagliano anche coloro che fanno gli incavolati.

“Non abbiamo ancora fatto niente….non abbiamo ancora vinto niente….ci mancano ancora due punti….ricordiamoci che siamo il Toro….” Mi dice ancora la sorella del 10, quella di prima.

Hai ragione sorella, però….però non scordiamoci neanche che stasera abbiamo vinto 3 a 0….che abbiamo distrutto una squadra che, anche se si chiama Sassuolo, ci faceva una paura fottuta e ci impediva di dormire sereni…che abbiamo cinque punti di vantaggio sulla terza e mancano due partite alla fine di questo eterno campionato….non dimentichiamoci di come stavamo nel maggio scorso dopo la sconfitta col Padova….e neppure di come stavamo ad agosto, quando questo campionato stava per cominciare. Chi di voi, fratelli, non avrebbe firmato per questa cosa qui? D’accordo, siamo il Toro. Ma abbiamo visto che Toro siamo stati stasera, cioè la sera che contava di più? Quindi non lamentiamoci. Pensiamo che manca ancora qualcosa, ma che è davvero poco. Pensiamo all’oggi e non al domani, tanto meno all’anno prossimo. E non facciamo come Radice trentasei anni fa nel giorno in cui il Toro aveva vinto il campionato e lui si lamentava per l’autogol di Mozzini.Insomma sorridiamo e godiamoci il momento. Un momento forse troppo bello per essere vero. Un momento da non credere.Ma tremendamente vero.Unico.Bellissimo.

Martedì 16 maggio, ore 23.15 ed oltre.

In macchina siamo diventati in tre. E non perché il buon Guido ed io ci siamo nel frattempo riprodotti (gli voglio bene, ma non fino a quel punto…), ma perché a noi si è aggregato un terzo uomo dalla maglia granata e dal cuore dello stesso colore. Si chiama Simone ed è di Roma.

Ieri ha detto a sua moglie Laura: “Cara…che ne pensi se faccio una pazzia per amore?...”

Lei lo aveva guardato ed aveva capito quasi subito: “Amore? Stai parlando del Toro? Mi stai dicendo che vorresti andare a Torino per la partita? E da quando mi chiedi il permesso per 'ste cose?”

Le donne di noi granata sono così. Sanno fin dall’inizio, fin da quando accettano di stare con noi, che dovranno condividere l’amore che proviamo per loro con quello, diverso ma altrettanto immenso, per il nostro Toro.La cosa che la moglie di Simone ignorava è che in realtà lui aveva già fatto tutto: aveva già prenotato il treno da Roma a Torino, si era già messo d’accordo con Guido per tornare con lui e con me fino a Genova, aveva già comprato il biglietto da Brignole fino a casa.Un giorno bisognerebbe che le nostre mogli fondassero un club. Potrebbero chiamarlo “Mogli sante, vittime di pazzi granata perennemente in trasferta”. Qualcuno avvierebbe per loro un processo di beatificazione. O per lo meno il conferimento del Nobel per la Pace.

“Ah Simò….com’è che da Roma mi sei diventato del Toro?” gli domando.

“Eh…storia lunga….mio padre è del '34 ed è cresciuto col Mito degli Invincibili….così mi ha attaccato 'sta malattia…e me la son presa proprio forte!...”

“E come vi siete conosciuti con Guido?”

“Qualche mese fa stavamo tutti e due nello stesso viaggio organizzato alle Maldive….lui indossava la maglietta di “Granata da Legare” ed io i pantaloncini originali di Pisano….insomma…ci siamo trovati...ci siamo abbracciati ed abbiamo iniziato a parlare per ore ed ore….di cosa? Beh…lo sai….del Toro di adesso….del Toro che fu….del Toro e basta….”

“Ne ha viste altre di partite del Toro quest’anno?”

E io che pensavo di essere un mezzo eroe per il fatto di farmi ogni volta duecento più duecento chilometri. Fortunato sì, sì. Proprio vero che tutto è relativo nella vita.Comunque chapeau Simone! Anche se ti conosco poco una cosa posso dirla: sei davvero un grande!

E così si torna a Genova, a casa, volando con la macchina sulle ali dell'euforia.

“Peccato per l'infortunio del Capitano....e peccato che abbiano ammonito Angelone...forse non lo vedremo più con la nostra maglia....dopo gli Europei ciao, ciao....”

“Ma sei sicuro?....Guarda che secondo me sul rigore hanno ammonito Basha....non Angelo...”

“Ragazzi....controllate su Toro News....lì c'è scritto tutto....”

“Seeeee....qui c'è scritto che ormai si può dire che siamo in serie A....”

“Ma chi lo dice? Brugnoliiiii?”

E ci portiamo tutti in blocco le mani là dove una donna non le potrebbe mettere.

“Va beh ragazzi....due punti tra Modena ed Albinoleffe....e poi magari venerdì arriverà una sorpresa....chissà....a questo punto....”

“Meglio conquistarsela sul campo!”

“L'importante è che arrivi il prima possibile!”

All'autogrill vicino ad Alessandria ci sono poche persone. Hanno accenti diversi: Mandrogni. Liguri, Emiliani, Toscani ma una cosa in comune ce l'hanno, anzi due. Sono tutti fratelli e volano tutti a tre metri da terra. Che meraviglia essere del Toro.Che meraviglia stare tra i fratelli.Che meraviglia godersela tutta.Stasera.Stanotte. Fino in fondo.

Mercoledì 16 maggio, ore 01.15 circa.

“Allora ciao Guido....Simone...piacere di averti conosciuto.....”

Post scriptum: domenica, se dovesse succedere (e non illudiamoci che sia scontato), coloriamo di granata la città! Non facciamo cavolate! Facciamo vedere a tutti chi siamo e cosa voglia dire essere tifosi del Toro!

Forza Toro sempre, comunque ed ovunque!