"Nella giornata di ieri, la Corte Suprema di Cassazione ha confermato le accuse di associazione a delinquere per Luciano Moggi, pubblicando di conseguenza anche le motivazioni di tali accuse. Motivazioni precise, chiarissime, lapidarie. Viene fatta menzione dell’assoluto strapotere dell’ex dirigente bianconero, dei ripetuti tentativi di corruzione (riusciti e falliti) degli arbitri, del suo comportamento nei confronti dei direttori di gara tra le mura degli spogliatoi, della sua influenza, come se non bastasse, anche nel settore dei media. Un vero e proprio dominio incontrastato.
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Caso-Moggi: l’ennesima gestione all’italiana
Calciopoli / La Cassazione condanna l’ex dg bianconero, ma ormai “è tardi”
"Tuttavia, sembra che tutte queste motivazioni non siano state sufficienti ai tempi per prendere, per davvero, dei provvedimenti seri; il motivo è presto spiegato: le accuse a Luciano Moggi, ieri semplicemente ribadite ed argomentato, sono cadute in prescrizione. Ovvero, l’iniziale condanna datata 2011, dopo essere tra l’altro stata ridotta, è come se fosse “scaduta”: troppo vecchia. Si è lasciato passare il tempo, tra appelli e cavilli, e così la prescrizione è sopraggiunta e si è portata tutto nel dimenticatoio.
"Ancora una volta, incredibilmente, la nostra Giustizia non riesce a trovare prove sufficienti per inchiodare un imputato in fase di processo, nonostante i reati di quest’ultimo fossero certificati, oltreché davanti agli occhi e sulla bocca di chiunque possieda un minimo di lucidità intellettuale: un processo iniziato nel lontano 2006, che si è concluso con tante parole ed una manciata di fumo. Potremmo dire “a tarallucci e vino”, come se nulla fosse successo. L’ennesima gestione all’italiana.
"Federico Bosio
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