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Serie A, Malagò: “Spero che il calcio riprenda, ma serve un piano B”. E sui diritti tv…

Il presidente del CONI ha parlato alla Gazzetta della Sport: "Dopo mesi non ci sono ancora accordi con calciatori e broadcaster. In Germania in caso di nuovo stop l’intesa c’è"

Luca Sardo

Il presidente del CONI Giovanni Malagò ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport in cui ha affrontato tanti temi, soprattutto in merito della ripresa del calcio: "Ci siamo svegliati una mattina e abbiamo trovato un nemico che ci ha cambiato la vita: senza sapere come afferrarlo, combatterlo, superarlo. Costretti a chiuderci in casa. È stata dura. Adesso tutti spingono per ripartire: chi per interessi sportivi, chi per competizione, chi per ragioni economiche. C’è un’ansia, una esigenza che sta creando una fortissima pressione nei confronti del sistema e delle istituzioni sportive".

POSSIBILE RIPRESA - Pensiero poi sul calcio: "In Italia ci sono almeno 15 sport di squadra. A torto o a ragione tutti, nel giro di poche settimane, hanno chiuso i battenti e deciso di non assegnare gli scudetti. Il calcio, un po’ perché è un mondo a parte e un po’ per interessi economici, ha voluto continuare la sua partita e chiudere i campionati. Sono il primo a fare il tifo perché il calcio riprenda. Ma dopo pochi giorni - continua Malagò - alla parola calcio si è sostituita la parola Serie A. Dilettanti e Lega Pro, hanno capito abbastanza presto che con certe dinamiche di protocollo non erano in condizioni di riprendere. Da mesi insisto: puntiamo a ripartire ma non essendo possibile fare previsioni di lunga scadenza, viste tutte le variabili esistenti, deve esistere anche un piano B. Non averlo è un errore".

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DIRITTI TV - Tema caldo di queste ultime settimane è stata la questione legata ai diritti tv (QUI i dettagli): "È un sistema condizionato dai diritti tv. L’unica alternativa è avere anche altri ricavi dagli stadi e dal loro utilizzo moderno. Per rifare tutti gli stadi insieme in un Paese ci sono solo tre possibilità: organizzare un Mondiale di calcio e sa va bene se ne riparla nel 2030, organizzare un campionato europeo o le Olimpiadi estive, perché si gioca anche al calcio maschile e femminile. Mi sono battuto per le Olimpiadi a Roma che avrebbero risolto anche questo problema. Sapete come è andata a finire... Ora tutte le società di calcio procedono separatamente e dappertutto è una via crucis tra permessi, autorizzazioni, lacci e laccioli di ogni tipo".

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STIPENDI - Chiosa finale sul taglio stipendi dei giocatori: "Capisco le esigenze delle società,fossi un presidente di club cercherei anch’io di decurtare parte delle mensilità sospese, ma come affronti questo argomento se fino a metà marzo i giocatori hanno giocato, ad aprile dovevano essere a disposizione, a maggio si allenano e a giugno, luglio e agosto devono giocare? C’era la volontà da parte delle categorie di trovare un accordo, ora ognuno va a alla spicciolata: chi strappa un mese, chi due. Non c’è stata programmazione", ha concluso infine Giovanni Malagò.