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Stadi di proprietà: in Italia solo 5 società ce l’hanno, 3 sono di Serie A

Focus / La Reggiana fu il primo club ad acquisire un impianto sportivo

Roberto Ugliono

Un tema di assoluta attualità è quello che riguarda gli stadi di proprietà ed è un argomento che continua a scaldare le discussioni dai vertici delle federazioni calcistiche in giù. Poco più di due mesi fa fu proprio Gianni Infantino a parlare della situazione italiana sugli impianti sportivi provocatoriamente in un'intervista rilasciata alla Rai: "L’Italia è indietro al Gabon”. Sicuramente una dichiarazione volta più a far comprendere l'arretratezza del sistema nostrano in materia e i numeri danno conferma. In Italia sono solamente 5 i club a poter vantare uno stadio di proprietà (in Europa nella massima serie dei rispettivi campionati ce l'hanno il 19% delle società): Atalanta, Frosinone, Juventus, Udinese e la Reggiana. I granata di Reggio Emilia sono stati addirittura i primi ad acquisire lo stadio dove disputavano le partite e lo fecero con un metodo totalmente peculiare. Infatti, per potersi permettere le spese la società decise di istituire degli abbonamenti pluriennali, così da poter racimolare subito la cifra per comprare l'impianto sportivo.

METODOLOGIA - Il fil rouge che lega le altre società sono i risultati sportivi (eccezion fatta per la Juventus). Atalanta, Frosinone e Udinese, infatti, in seguito ai risultati ottenuti, sono riusciti ad acquisire lo stadio di proprietà del comune. I neroazzurri dopo l'exploit sotto la guida di Gasperini, i ciociari dopo la prima promozione in Serie A nel 2015 e i friulani in seguito a una serie di annate di alto livello (tra qualificazioni europee e plusvalenze mirabolanti). Ognuna di queste, poi, ha avuto dei procedimenti differenti. La società bergamasca si è assicurata l'ormai ex Atleti Azzurri d'Italia nel 2017 per la cifra di 8 milioni di euro e, in seguito, ha iniziato i lavori di rifacimento dell'impianto grazie all'ausilio di una sponsorizzazione (quella della Gewiss a cui sarà intitolato il nome dello stadio). Il Frosinone, invece, ha eseguito i lavori a spese dello stesso presidente della società, Maurizio Stirpe, che per poter regalare ai propri tifosi un impianto di qualità ha sborsato la cifra di 20 milioni di euro. Si diceva che il caso della Juventus è differente dalle altre tre. Infatti, i  bianconeri acquisirono l'ex Stadio Delle Alpi in un momento certamente poco brillante dal punto di vista dei risultati sportivi, ma compresero la necessità di avere uno stadio di proprietà. Così, la società decise di investire un totale di 155 milioni per rifare completamente lo stadio costruito per Italia '90 e nel 2011 (dopo due anni di lavori) fu inaugurato il nuovo impianto. Ciò che ha reso quello dei bianconeri un caso importante, è la presenza di esercizi commerciali e del museo, tutto di proprietà della Juventus. Va specificato, però, che non fu la prima società a effettuare un lavoro del genere, perché fu proprio la Reggiana nel 2008 a inserire esercizi commerciali all'interno dell'area dello stadio, oltre a vantare al momento. Per tutte queste società uno dei vantaggi che traggono riguarda l'uso esclusivo dell'impianto.

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TORINO - Questo discorso è ovviamente di assoluta attualità per il Torino, costretto a giocare il primo turno dei preliminari ad Alessandria a causa dei concerti che si sono svolti nel mese di luglio proprio all'Olimpico Grande Torino. Per la società di Urbano Cairo, però, il problema principale non riguarderebbe l'acquisizione dell'impianto sportivo, ma piuttosto la possibilità di attuare lavori di rifacimento come fatto dalle altre società. L'Olimpico, infatti, è uno stadio costruito nel 1933 e per questo coperto dalle Belle Arti, motivo per cui l'impianto non può essere ampliato più di quanto già fatto e non potrebbe neanche esserne modificata la struttura (per esempio, se si volesse costruire uno stadio all'inglese con spalti vicino al campo, non si potrebbe).