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Il Granata della porta accanto

Toro: no ambizioni, no party

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Il Granata della Porta Accanto / Vincere è cosa ormai per pochissimi nel calcio moderno, ma provarci resta un "dovere" aperto a tutti, anche al Torino...

Alessandro Costantino

Carmelo Pennisi, a un anno dalla scomparsa, ci ha ricordato, in un toccante pezzo della rubrica Loquor, quanto ci manca Anthony Weatherhill che settimanalmente condivideva qua su Toro News la sua visione tanto romantica quanto disincantata del mondo del calcio e dei movimenti di potere che gli ruotano attorno. Non ricordo se il buon Anthony si sia mai espresso pubblicamente sulla formula con cui viene giocata la nostra Coppa Italia, ma non fatico ad immaginare che ne avesse una pessima opinione quasi quanto quella mai nascosta per il presidente del Coni, Giovanni Malagó.

Nella seconda competizione più importante del calcio italiano, ormai ridotta ad un percorso "obbligato" per fare in modo che in fondo arrivino sempre le solite squadre, il Torino, come da lunga e consolidata tradizione degli ultimi sedici anni, si ferma ai primi turni, quest'anno senza provare neppure a fare lo "sforzo" di andare a perdere un ennesimo derby agli ottavi di finale.

Il mio è un tristissimo sarcasmo perché in realtà mi fa malissimo dover scherzare sulla nostra ormai cronica incapacità di vincere un derby e sulla ancora peggiore inesistenza di una qualsiasi ambizione sportiva come potrebbe essere quella di avanzare fino alle ultime battute della coppa nazionale. Mi fa male perché l'ultimo trofeo vinto dal Toro è stata proprio la Coppa Italia quasi trent'anni fa dove in semifinale superammo proprio la Juventus in un serratissimo doppio confronto di andata e ritorno. Sappiamo tutti che vincere è cosa ormai per pochissimi nel calcio moderno, ma provarci resta invece un "dovere" aperto a tutti, anche al Torino. Per farlo, però, occorre un ingrediente che non si può trovare al mercato, un po' come la famosa "amalgama" che il presidente del Catania Massimino voleva far acquistare al suo ds nel calciomercato: serve ambizione.

L'ambizione è quella cosa che ti permette di lottare per lasciare il segno, no matter how, come dicono gli inglesi, non importa quanto e come ti dovrai impegnare per emergere. L'ambizione è un flusso che parte dall'alto, da chi "comanda": se il capo pretende, se vuole arrivare in alto, investirà a dovere e, soprattutto, si circonderà di persone che condividano la sua stessa visione di successo e abbiano la stessa "fame" di successo: dirigenti capaci ed ambiziosi che sceglieranno allenatori capaci ed ambiziosi che si faranno comprare calciatori bravi ed ambiziosi. Solo così, generando questo circolo virtuoso, un club potrà competere per vincere. Il che non significa automaticamente che lo farà, ma di certo metterà in campo tutto ciò che è necessario per provare a farlo.

Al Torino, ormai da sedici anni, si è capito che tutto ciò non succede perché l'input iniziale di questa catena semplicemente non esiste. E allora come recitava un famoso spot, no ambizione, no party. Peccato che a non festeggiare e a non godere siano sempre e solo i tifosi i quali invece si meriterebbero un Toro, non dico vincente, ma almeno competitivo per davvero. La sconfitta con la Sampdoria non deve stupire perché rientra in una logica di disinteresse della proprietà per qualunque obiettivo sportivo che non sia il mantenimento della categoria (e quindi con esso il mantenimento di quella cinquantina di milioni di euro di diritti TV che permettono al proprietario del Torino di dormire sonni tranquilli e di non dover apportare nemmeno un euro di suo alla gestione societaria). Non chiedendo nulla Cairo a Juric in termini di obbiettivi sportivi (men che meno in Coppa Italia), l'allenatore si è regolato di conseguenza per la partita di Marassi seguendo, giustamente, le proprie priorità che fondamentalmente erano tutte legate alla partita di campionato col Verona. Una partita a cui Juric tiene particolarmente anche perché di fronte c'è la sua ex squadra che nonostante il cambio di allenatore sta viaggiando ad un ritmo forse ancora migliore di quando sulla panchina degli scaligeri sedeva lo stesso Juric. Allora non stupisce che il nostro mister abbia puntato sul campionato dove sta facendo un ottimo lavoro per risollevare il Torino e portarlo stabilmente in zone di classifica tranquille.

Inoltre, anche se Juric avesse voluto puntare pesantemente al cammino in Coppa, per avere una squadra con ambizioni occorrono calciatori con ambizioni e le ultime dichiarazioni del mister lasciano intendere che questa rosa è composta per lo più da gente che si "accontenta". Lui stesso infatti ha dichiarato che gli è sembrato di percepire che la squadra spesso si accontenti di fare meglio che nel (disastroso) passato e pertanto di fronte ai risultati migliori che sta ottenendo quest'anno tenda a "sedersi" un po'. Ci possiamo girare attorno quanto vogliamo, ma alla fine il nocciolo della questione è tutto qui: Juric è sufficientemente ambizioso, ma ha ereditato una rosa zeppa di giocatori strapagati come Baselli, Zaza, Verdi, Rincon, Izzo, per esempio, che le ambizioni le hanno riposte nel cassetto anni fa ed hanno trovato nel Toro un ambiente ideale per vivacchiare senza particolari pressioni da parte della proprietà e, causa Covid con gli stadi quindi mezzi vuoti, della tifoseria. La tanto richiesta rivoluzione estiva è ben lungi dall'essere neppure cominciata. E senza di quella, Juric farà fatica ad imporre una differente mentalità a questa squadra. Specialmente perché, come detto, non è supportato dal club in quanto a stimoli e ambizioni. Domenica col Verona speriamo almeno di vedere in campo il Toro di Juric, quello che ha giocato molto bene contro il Bologna, e non il Toro visto a Marassi, troppo simile al Toro degli ultimi due anni...

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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