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Là, dove osano le aquile

di Luca Sgarbi

 

Sembra davvero di essere tornati indietro nel tempo. Neanche troppo ma abbastanza per scoprire qualcosa di nuovo. Quattro squadre supereranno, impatteranno o sfioreranno quota 80 punti. Sogno...

Luca Sgarbi

di Luca Sgarbi

Sembra davvero di essere tornati indietro nel tempo. Neanche troppo ma abbastanza per scoprire qualcosa di nuovo. Quattro squadre supereranno, impatteranno o sfioreranno quota 80 punti. Sogno e garanzia di successo per chi aveva ambizione di arrampicarsi lassù.

Gli 80 o poco meno di Parma e Bari (nel 2009) e di Atalanta e Siena (nel 2011) furono un passaporto verso la tranquillità di un finale di campionato in cui c'era tutto in tavola fuorchè la matematica. Nessuna incertezza. Oggi, invece, pare di essere tornati al 2008, campionato di cui s'è chiacchierato spesso nei mesi scorsi.

Col Toro in A, Chievo, Bologna e Lecce si spinsero oltre quota 83, con l'Albinoleffe quarto a 78. Ora, la storia si ripete. In testa i granata, fondamentalmente perchè c'è qualcosa di estremamente concreto nel disegno di Gianpiero Ventura. Come avesse ingabbiato la bestia, come avesse capito fino a che punto può spingersi. Non rischia mai di strafare (e perdere), a volte si accontenta del punto (Castellammare, Bari...), facendo storcere il naso a chi non ha ancora capito (repetita non iuvant) cosa sia la B.

All'opposto sta Fulvio Pea. Un punto in meno, a dimostrazione di come ogni proposta sia egualmente valida. Il suo Sassuolo è la versione meno talentuosa del Toro, ma quanto a compattezza, solidità e spirito di gruppo non ha eguali. Fuori produce come nessuno (punti 36 in gare 18), in casa soffre un po' di più (34 in 19) nonostante non si faccia mai prendere la mano dall'ansia, a costo di buttarla sul nulla contro un Ascoli qualsiasi.

Con nove retrocessi della passata stagione è, in buona sostanza, la prova della stupidità inevitabile delle griglie pre-campionato. Chiude il blocco il Verona, a 70. Insospettabile, irriducibile, spigoloso, complessivamente poco talentuoso ma con la garra tipica di chi ha la competizione nel sangue. Ama vincere, adora gli stimoli, specie quelli del "Bentegodi". Se non si accende Juanito Gomez diventa molto prevedibile, ma spesso non si scompone. Ha costruito tutto il suo campionato in casa (12 vittorie e un pari nelle ultime tredici), ma - ironia della sorte - ha colto la vittoria più importante a Reggio Calabria. Successo pesantissimo perchè giunto lontanissimo da casa, con le vittorie delle altre ad aggiungere pressione e con gli uomini cardine (Gomez, Halfredsson...) non proprio in serata di grazia. Morale: squadra tosta, tostissima. Caratteristica decisiva al piano di sotto...

(foto Campo)