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LASCIARCI LE PENNE

Gigi Meroni, quello che è stato e quello che sarebbe potuto essere

Gigi Meroni
Un nuovo appuntamento con "Lasciarci le penne", la rubrica di Marco Bernardi

Chi si ricorda di Gigi Meroni?

Yo Yo Mundi

dall'album L'impazienza (1999), Noys/Columbia

 

Il 15 ottobre sta per arrivare, come ogni anno.

Quest'anno cade pure di domenica, come nel 1967, giorno in cui se ne andò Gigi Meroni.

Il Circo del Pallone piange la fine del suo talento più splendente, perdonandogli stranamente di aver sbagliato un dribbling tanto importante, cantano, nel brano che racconta la vicenda del grande numero Sette, gli Yo Yo Mundi, gruppo che ha saputo fondere sapientemente folk, rock e canzone d'autore.

I ragazzi di Acqui Terme narrano la storia di Gigi in un modo anticonformista che gli sarebbe piaciuto: lui era un artista e gli artisti sono sempre sopra le righe e rifuggono dagli schemi.

Testo e musica scorrono liberi, senza nemmeno un grammo di retorica: le sequenze musicali  strizzano l'occhio alle musiche del circo, quindi ben si prestano al racconto delle funamboliche imprese calcistiche della Farfalla, con rapide accelerazioni, piene di sonorità popolari intessute sui fraseggi di una fisarmonica. Appena le senti, è subito festa paesana che fa venire voglia di ballare, perché il calcio di Meroni era velocità e danza e non c'era niente di triste in lui.

Non sarebbe stato giusto ricordarlo con rintocchi statici da funerale: i ritmi si spezzano e ripartono, fondendosi proprio come in una trama di gioco.

Il testo si adatta alla musica: anch'esso si spezza in sequenze di flash che ripercorrono momenti di una vita avventurosa, l'estro e lo spirito libero d'artista, l'amore per Cristiana, amata a dispetto di tutto e di tutti. Lasciamoli parlare, che si divertono così, anzi diamogli più corda e che si impicchino, sentenzia Gigi che, nel testo della canzone, a tratti parla in prima persona, burlandosi dei bigotti e dei benpensanti.

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Tutto lo spirito di Meroni è riassunto in un solo verso: Meno male che al Luna Park le giostre girano controvento. Miracolo e forza della poesia saper sintetizzare in un rigo l'anima colorata di un uomo "contro".

Il 15 ottobre sta arrivando, come ogni anno, a ricordarci quello che Meroni è stato e a farci rimpiangere quello che sarebbe potuto essere: un talento cristallino sul punto di deflagrare, come un'esplosione destinata a travolgere il mondo del football.

Pronto per sbaragliare lo stato delle cose, come hanno saputo fare solo i grandissimi, quegli astri luminosi che, se paragonati agli altri, risultano talmente abbaglianti da oscurarli.

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Pronto per il futuro, per gli anni ribelli che sarebbero seguiti: nessun altro sarebbe stato come lui, anche se tanti avrebbero tentato di assomigliargli.

Sembra di averlo conosciuto di persona, Meroni detto Calimero, perché mille volte ne è stata raccontata l'epopea e anche noi, che nel 1967 non eravamo nati, abbiamo talvolta la sensazione di esserci stati: e può bastare una bella canzone, scritta più di trent'anni dopo quella tragica domenica, per farci intuire un'emozione o evocare un ricordo.

 

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