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Il Toro è una religione

Editoriale / La stagione è a forte rischio, serve compattezza di tutto l'ambiente

Gianluca Sartori

Prendiamo in prestito le parole di sir Claudio Ranieri perchè altro non si può fare in un momento del genere. Più che un editoriale, il nostro vuole essere un appello a tutto l'ambiente Toro: le difficoltà interne alla squadra sono già sufficienti e chi vuole bene al Torino capirà che non c'è bisogno di aggiungerne altre dall'esterno. Ogni critica e ogni contestazione a società e squadra è più che legittima visti i risultati, nessuno può dire altrimenti. Ma da qui a fine campionato serve fare punti, arrivando a quota 40. Verrà il tempo dei processi e chi di dovere dovrà farsi un serio esame di coscienza vista la piega che sta prendendo la stagione. La squadra è allo sbando a tutto tondo. Condizione fisica, condizione mentale, qualità tecnica: nulla di questo c'è nel Toro di oggi.

Il Toro di oggi ha problemi profondi che Moreno Longo non poteva certo risolvere in quattro giorni; al primo episodio negativo, la squadra crolla su se stessa e inizia a prendere un gol dietro l'altro. La condizione atletica generale è deficitaria, oltre a quella mentale. La fase difensiva è la croce del Torino (venti gol presi nelle ultime cinque partite) e quella offensiva non è molto migliore (il gol di Verdi contro la Sampdoria, se non è stato l'unico tiro in porta poco ci manca). In  questo contesto così difficile, l'unica cosa che il Torino può fare è affidarsi a Moreno Longo, che ha le qualità e il carattere per provare ad uscire fuori al più presto possibile da questa situazione. Nel frattempo, ai tifosi spetterà non aggiungere altre difficoltà, rimanendo per quanto possibile al fianco di una squadra così fragile di suo.