Doveva essere la stagione dell’assestamento nella zona Europa, per ora è quella del salto all’indietro. Era chiaro che il 4-0 di Brescia non bastava da solo a ridare credibilità al Torino di Mazzarri attuale e contro l’Inter se ne è avuta la conferma. La contestazione dei tifosi non è certo causato dalla sola sconfitta contro i nerazzurri, squadra di un altro livello, ma dalla delusione generata da un campionato che sta facendo ripiombare il Torino nell’anonimato.
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Salto di qualità
Editoriale / Questa doveva essere la stagione dell’assestamento del Torino ad alti livelli, per ora è l’esatto contrario perché la squadra ha smarrito la sua identità
Peccato perché sembravano esserci tutti i presupposti per un assestamento del Torino nelle zone europee della classifica. Sarebbe sbagliato demonizzare il Torino solo per una sconfitta con una squadra forte come l’Inter di oggi, ma è il come è avvenuta a far riflettere, con due gol regalati in modo così ingenuo che hanno compromesso in partenza una prestazione che in avvio non era stata da buttare. La verità, sotto gli occhi di tutti, è che l'idea di squadra della scorsa stagione è andata a farsi benedire: il punto forte principale, ovvero la fase difensiva, ma anche gli altri (il pressing alto, i duelli a tutto campo) sono ormai un lontano ricordo. La cattiveria agonistica ha lasciato spazio alle ingenuità colossali.
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In questa stagione serviva rifinire (con un gioco offensivo più produttivo ed efficace) l’edificio costruito sulle fondamenta della scorsa stagione, ma le fondamenta stesse sono evaporate e il modo con cui l’Inter ha vinto a Torino, giocando al gatto col topo, lo ha messo ancor più in evidenza. Una metamorfosi negativa che lascia interdetti e sarebbe da studiare in laboratorio. Il mercato estivo ha visto il presidente Cairo trattenere tutta la squadra a suon di rinnovi e riscatti innestando (pur tardivamente) due giocatori che sulla carta erano quelli che servivano. Eppure la squadra ha fatto il passo del gambero: ipotizziamo, col senno di poi quella delle conferme in blocco non è stata la scelta giusta. Di certo quanto sta accadendo oggi ricalca per ora quello che si visse quattro anni fa: dopo la positiva stagione 2014/2015 dal sapore d’Europa ne è seguita una totalmente anonima nel 2015/2016. Il salto di qualità al Torino non riesce mai.
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