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Lettera al mai cuntent: stiamo tornando grandi

Mai Cuntent / La fortuna - raramente - ripassa dalle parti dei granata, stavolta nel momento giusto

Stefano Gurlino

"Me l’avevano detto che il titolo di questa rubrica avrebbe fatto storcere qualche naso nella sua fase iniziale. Tra i "guarda che possono capire male…" e i "mai cuntent" effettivamente presenti dopo (vado a memoria) la sconfitta di Bergamo o il pareggio di Pescara, ho preso a cuore il mio granatismo e con pazienza l’ho ricombinato, con l’ausilio delle parole, con un’altra dote storica di noi 'malati' che indossavamo con orgoglio, fino a poco fa, anche la maglia di De Vezze: il coraggio di ridere delle proprie disgrazie. Qualcuno lo definisce sarcasmo, che forse va fin bene. Sarcasmo che però non è contemplato fra i tanti, troppi commenti a vuoto letti qua e là tra una chiacchiera da Facebook e due da bar. E visto che per cinque anni ci hanno ricordato dove realmente fossimo cinque anni fa, chi giace dietro questa rubrica cala giù la maschera e riavvolge il nastro. Ma facciamolo tutti. Ci (ri)accorgeremo che la partita di Crotone, ai tempi di Mario Monti (ma anche di un banale Enrico Letta) l’avremmo persa. Contando non tanto le galline, ma i chilometri persi a fare figuracce.

"Così è, che ci piaccia o no. Il Toro di ieri è stato bruttino e in fondo, in fondo al fondo delle nostre esperienze, sapevamo sarebbe stata dura. Campo brutto, squadra debole, episodi. Eccoli, gli episodi. Abbiamo un portiere che quando sbaglia un passaggio torna sui suoi passi e riaggiusta il buco, il che obiettivamente non è male. Abbiamo regalato a mister Nicola un rigore che l’arbitro non ha visto, il che non è male. Abbiamo segnato un gol con mezza gamba in fuorigioco, e anche in quel caso, mica male. Abbiamo però una squadra che non si perde e getta la propria mentalità oltre l’ostacolo. Abbiamo anche uno la davanti che appena vede la porta la centra, nonostante i restanti 75 minuti a brancolare nel semi-buio dello Scida.  E poi, abbiamo loro, uniti a lei, che rispecchiano il perfetto mix di questa annata: il quarto d’ora granata e…la fortuna. Si, il primo lo conosciamo bene: in quei minuti non ci scalfisce nessuno, nessuno. Ma è la seconda che non conosciamo poi così tanto bene. Dicono che faccia visita a quelle squadre che soffrono, si chiudono, (quasi) regalano ma poi vincono. A quelle a cui, guarda caso, girano gli episodi.

"Anche anni fa la fortuna ci ha fatto visita. Ricordo un Doudou che doveva essere espulso nel play-offone col Mantova, un gol praticamente dentro di Buscè in quel Toro-Empoli poi vinto da Comotto nel giorno del Centenario, tempi addietro un gol mezzo ladrato di Lentini a Catanzaro. Nulla a che vedere con le nostre tragedie, cui servirebbe dieci romanzi se non di più, sia chiaro. È solo che in quei frangenti la dea bendata è venuta a farci visita nel momento sbagliato. Ora è tutto diverso. Siamo camaleontici, tenaci, vogliosi. Ma tranquilli, veri amici mai cuntent: non siamo a scuola di Ladri. Se mai stiamo entrando in un’altra scuola: quella delle grandi. Che ci piaccia o no.