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Nessuno è esente da colpe (anche questa terribile serie A)

BOLOGNA, ITALY - JANUARY 22: Adam Nagy # 16 of Bologna FC in action during the Serie A match between Bologna FC and FC Torino at Stadio Renato Dall'Ara on January 22, 2017 in Bologna, Italy.  (Photo by Mario Carlini / Iguana Press/Getty Images)

Mai Cuntent / Il campionato ha una zona di limbo, in cui le squadre hanno già terminato la stagione, e in più i singoli problemi granata...

Stefano Gurlino

Questa rubrica è nata a fine Agosto e con un obiettivo che più granata di così non si può: ridere del lamentismo (termine coniato dal sottoscritto, chiedo già scusa alla Crusca) costante e allegro che alberga dentro i nostri cuori zeppi di sofferenza ma ancora pienamente colmi di speranze. Possono dirci tutto, ma il tifoso del Toro non è cambiato. E guai se lo facesse adesso, al termine di una seconda giornata di ritorno che sentenzia il limite di un campionato che se la Viola non avesse riaperto domenica scorsa, sarebbe già ampiamente dentro il più classico dei comi: cioè lungo e profondo.

Perché nella loro amarezza i numeri parlano sempre meglio di ogni altra scrittura realizzabile. La Serie A a venti squadre va rivista sia per effettivo sistema di campionato e a concatenazione anche per stimolare e rendere la stagione di alcune squadre una (non) gita al parco. Per intenderci, il Bologna che ci ha abbattuto ieri da qui a Giugno non si comprende per quale bandiera giocherà, se non per quella di ottenere un buon piazzamento nel minitorneo di metà classifica che a malincuore e come l’anno scorso vede e vedrà protagonisti anche noi. Il Pescara che non ha mai vinto, il Palermo che ha mille mila problemi non solo di campo e il Crotone (che è quella delle tre che ci prova sempre, ogni partita) hanno globalmente quasi dodici punti (dodici, per un obiettivo salvezza è un Everest da scalare con le scarpe di tela) in meno della quart’ultima, un Empoli umile e forse unica società coerente con le aspettative di piazzamento in graduatoria. Lassù le faccende sono un po’ cambiate, anche perché qualche società ha rivisto completamente alcune scelte di bilancio e guida tecnica. Le milanesi sotto Pioli e Montella hanno cambiato marcia e lotteranno fino all’ultimo per l’Europa che conta, senza dimenticare il trittico Lazio, Atalanta e Fiorentina, che prese una ad una non hanno nulla da invidiare al nostro Torello che soltanto adesso lancia un segnale preoccupante, ovvero quello di aver sprecato la benzina migliore mentre là fuori cominciavano a cadere le foglie. Ce lo ha insegnato quel 2013/14 con il settimo posto (e grazie anche alla licenza-Parma): le cavalcate migliori si fanno quando le stesse foglie cadute dallo stesso ramo cominciano a (ri)sorgere. E stando agli ultimi avvisi, non so se da qui alla Primavera risorgeremo nel cuore e nello spirito. Perché nessuno è esente da colpe. Dalla dirigenza, che ha regalato il pacco di Maksimovic al Napoli per suon di milioni ma non è stata in grado di sostituire e rivoluzionare bene il reparto, che vede nell’evergreen Moretti ancora il caposaldo. Da Sinisa, che come tutti i sergenti di ferro, per dirla alla romana, poi daje daje qualche morto ti scappa (perché Baselli così ancora più ombra di sé stesso? Perché non dire a Lopez che è grasso a Dicembre per impacchettarlo e regalarlo a qualcuno a Gennaio? Forse perché già tutti lo sanno e di conseguenza nessuno lo vuole?). E da scelte logiche scellerate. E quindi la retorica del “tutti all’attacco” (ma ci vuole equilibrio, specie se devi adattare sua maestà Ljajic a mediano con altre quattro punte) e l’operazione Iturbe, che mi sa tanto di favore agli amici giallorossi (ma questo è un mio parere da detrattore).

Ma non è detta l’ultima parola, no? Il filotto è sempre possibile. Eppure, in un campionato così, con le previsioni di un’Estate volta alla svendita di alcuni pezzi pregiati, e con la conseguenza che ancora è tutto da riprogrammare, la sensazione è quella di aver visto e sprecato fino ad adesso un’ennesima occasione.