CULtO

Parare un rigore a Rivera

Terraneo
Parare un rigore a Gianni Rivera il giorno della seconda presenza in serie A non è cosa da tutti, ma Giuliano Terraneo non è un portiere come gli altri. Francesco Bugnone ci racconta quell'episodio nella nuova puntata di Culto
Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 

Sette dicembre 1977, ottavi di finale di Coppa Uefa. Al Comunale di Torino si gela e c’è la neve ai bordi del campo. Il Toro, dopo essere passato in svantaggio per il gol di Larios, ha ribaltato la situazione con una doppietta di Graziani e il punteggio totale fra gli uomini di Radice e i corsi del Bastia è in totale parità. All’andata 2-1 per gli uomini allenati da Cauzac con la splendida rovesciata di Pulici rimontata da Papi e Rep e ora 2-1 per i granata che, con tutta la ripresa a disposizione, possono cercare il gol qualificazione. Al 50’, però, il giovane Jean Marie De Zerbi (nessuna parentela con Roberto) si incunea nell’area torinista e sull’uscita di Castellini scavalca il portiere con un pallonetto servendo al centro l’attaccante marocchino Krimau che insacca a porta vuota. Circostanza sportivamente tragica: non solo il 2-2 costringe il Toro a segnare per due volte per passare il turno, ma, come se non bastasse, bisogna anche sostituire Castellini che, scontratosi con Danova, protagonista di un disperato tentativo di chiusura, si infortuna. Entra in campo Giuliano Terraneo che ha già giocato in Coppa Uefa per la squalifica che il Giaguaro doveva scontare per la famosa espulsione contro il Borussia Monchengladbach quando finimmo in otto e con Graziani in porta. Nella sfida con l’Apoel Nicosia non c’è stato troppo da patire, mentre contro la Dinamo Zagabria è stato tutto più difficile. Al Comunale, nonostante la vittoria per 3-1, l’ex portiere del Monza ha pasticciato un po’, ma si è riscattato alla grande nella bolgia del Maksimir dove il Toro torna a casa con una sconfitta per 1-0 che vale comunque la qualificazione. Stavolta, però, è diverso, perché lo stop del portiere titolare rischia di essere lungo e trovarsi catapultato a difendere la porta di una delle squadre più forti d’Italia non è cosa da poco per il portiere baffuto che spesso para senza guanti.

Il Toro ha già esaurito i cambi perché aveva perso sempre per infortunio Zaccarelli dopo nemmeno mezzora di gioco e i segni che siamo dentro una serata sbagliata diventano inequivocabili quando uno scontro fra lo scatenato Johnny Rep e Mozzini costringe il Califfo a lasciare i granata in dieci con l’appendice tragicomica dei barellieri che scivolano sul ghiaccio prima di portarlo via. Pur con l’uomo in meno il Toro attacca con la forza della disperazione, ma, dopo una furibonda mischia su corner, viene ancora infilato in contropiede nuovamente con Krimau che si fionda in una metà campo avversaria deserta spinto dall’urlo dei 4000 corsi giunti a Torino con intenzioni bellicose. Terraneo aspetta l’avversario e c’è un dettaglio curioso che non è sfuggito a Mauro Saglietti quando scrisse un bellissimo pezzo su questo doppio scontro qualche anno fa: il gelo è tale che si vede il fiato uscire dalla bocca del portiere con la classica nuvoletta. La freddezza di Krimau è come quella della notte torinese e il 3-2 che chiude incontro e discorso qualificazione è servito. L’esordio in serie A di Giuliano Terraneo che avverrà di lì a qualche giorno è da far tremare i polsi: il derby. Il Toro non ha iniziato con grossa continuità la terza stagione con Gigi Radice in panchina, ma è comunque nelle posizioni testa a un solo punto dai bianconeri secondi in classifica e a quattro dal Milan primo. I granata sono decimati visto che, alle assenze di Castellini, Zaccarelli e Mozzini, si aggiunge quella dello squalificato Pecci. I bianconeri provano subito a solleticare il portiere granata credendo di trovarlo a disagio, ma il nativo di Briosco risponde con disinvoltura. Le sue coraggiose uscite di pugno e un bell’intervento su Bettega permettono al Toro di mantenere la porta inviolata e anche di serbare qualche rimpianto per una rete fallita da Graziani nel primo tempo. Negli spogliatoi il portiere è soddisfatto di essersi mantenuto freddo (dote che reputa la sua migliore) e di aver vissuto un’esperienza così bella e coinvolgente come quella della stracittadina torinese. La domenica successiva, però, ci sarà un altro impegno arduo perché sotto la Mole arriva il Milan capolista.

I rossoneri di Liedholm, in maglia bianca, sembrano padroni del campo nella prima frazione e Bigon potrebbe sbloccare il risultato di testa da posizione ravvicinata, ma Terraneo è piazzato e para in due tempi. Ben più grossa l’opportunità che capita successivamente a Maldera il cui tiro a colpo sicuro viene respinto da un miracolo istintivo dell’ex dodicesimo che rimedia con l’aiuto di Danova anche sul tentativo di ribattuta di Tosetto, il “Keegan della Brianza”. Poco prima della mezzora Terraneo si fa trovare ancora pronto dicendo due volte di no a Bigon. Il Toro non riesce a capitalizzare in avanti quanto il portiere conserva in difesa e si va a riposo sullo 0-0. Al ritorno in campo i granata sono trasformati e conquistano angoli a ripetizioni dimenticando gli acciacchi e il momento difficile. Al 62’ lo scatenato Claudio Sala, vero trascinatore della ripresa, pennella col mancino da destra per Paolo Pulici che con un esaltante tuffo di testa manda il pallone alle spalle di Albertosi per poi esplodere nella sua classica esultanza a pugni alzati. Il Toro potrebbe raddoppiare se solo Menegali indicasse il dischetto quando Collovati aggancia Graziani da tergo un passo dentro l’area, ma l’arbitro non fischia neppure. Fischio e rigore concesso arrivano per il Milan al 74’ quando Rivera sfrutta un varco lasciato dalla difesa granata per mettere Bigon davanti a Terraneo. Il futuro tecnico del Napoli evita il portiere granata, fa due passi e cade. Dinamica non chiarissima, ma la giacchetta nera non si fa commuovere dalle proteste. 

Sul dischetto si presenta ovviamente Gianni Rivera, il Golden Boy del calcio italiano, un monumento contro una giovane speranza. Terraneo sembra tranquillo, come se fosse una cosa normale trovarsi davanti l’uomo che decise Italia-Germania 4-3 nonché il primo pallone d’oro italiano. E forse è normale se vuoi fare quel lavoro lì, ma tale concentrazione è ammirabile. Qualche saltello sul posto e tuffo sulla propria sinistra. La conclusione di Rivera non è forte, ma abbastanza angolata, però il tuffo di Terraneo è perfetto: pallone in calcio d’angolo. Sarà il primo di tanti rigori parati anche se in alcuni momenti, vedi due finali di Coppa Italia, troverà di fronte un Tancredi che ne neutralizzerà sempre uno in più. In quel momento è solo festa, abbracci dei compagni e un Natale felice visto che è l’ultima partita prima della sosta. Il Milan si spegne, Claudio Sala va vicinissimo al 2-0 e si può finalmente festeggiare. Quando Rivera è andato dal dischetto Terraneo ha provato a ricordare. Ha pensato ai rigori calciati in precedenza: i primi tutti sulla sinistra del portiere, l’ultimo a destra. Ha puntato sul ritorno alle origini ed è andata bene. Negli spogliatoi, mentre addenta un panino, spiega ai giornalisti come ha fatto, come si sente, il piccolo dispiacere per l’amico Tosetto mentre qualcuno prova già a dipingergli un personaggio attorno visto che Giuliano non è una persona banale: fan di Neil Young, interessato alla politica, amante della poesia e poeta lui stesso. Castellini rientrerà a fine gennaio per poi cedergli il posto ai primi di marzo, questa volta definitivamente. La lunga avventura in granata del portiere poeta è ufficialmente iniziata e parare un penalty a uno dei giocatori italiani più forti di tutti i tempi è qualcosa che non si può dimenticare.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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