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Torino e Juventus: una rivalità dal sapore mitologico

TURIN, ITALY - MAY 03:  Leonardo Bonucci of Juventus heads the ball with Andrea Belotti of Torino FC during the Serie A match between Juventus and Torino FC on May 3, 2019 in Turin, Italy.  (Photo by Giorgio Perottino - Juventus FC/Juventus FC via Getty Images)

Nel Segno del Toro / Torna su ToroNews la rubrica firmata da Stefano Budicin

Redazione Toro News

 

“Nel Segno del Toro”. La nuova rubrica a cura di StefanoBudicin sarà un viaggio nei luoghi, nella storia, nella filosofia e nei simboli della Torino granata. Un‘avventura che si pone l’obiettivo di sviscerare i segreti della simbologia granata, tra realtà e leggenda. Buona lettura.

Il derby Torino-Juventus è da sempre un evento dal fascino inenarrabile. Ogni volta che si approssima la data della stracittadina, Torino si ferma e si siede a guardare, gli occhi lucidi per il piacere che vanno già pregustando da giorni. L'antica rivalità tra le due squadre riecheggia una rivalità ancora più antica, entrata non a caso nell'immaginario collettivo per la straordinaria potenza evocativa degli eserciti che ha visto schierati: la guerra tra Troiani e Achei, durata più di dieci anni. A ogni derby il Torino e la Juventus calcano il terreno dello stadio come due moderni Ettore e Achille, e quando si affrontano restituiscono l'immagine di un conflitto che travalica la storia e assume un significato universale, l'eterna lotta tra il bene e il male o tra due forme ambigue dello stesso bene e dello stesso male.

Nella mitologia classica il tema della rivalità tra due figure unite da un legame di sangue ricorre spesso in più di un'opera, al punto che, a un certo punto del racconto, il lettore è perfettamente consapevole che uno dei due deve perdere o morire affinché l'altro possa emergere e trionfare, salvando una città o il popolo di cui è alla guida. Pescando a caso nel corpus della letteratura greco-romana oppure nella Bibbia, c'è da stupirsi per quante storie siano state scritte aventi come trama l'antagonismo tra due personaggi gemelli o affini che difficilmente si potrebbero immaginare in competizione.

Ad esempio Eteocle e Polinice. Figli del rapporto incestuoso consumato da Edipo con la madre-moglie Giocasta, i due gemelli sono colpiti da una terribile maledizione. Il padre predisse infatti che si sarebbero uccisi a vicenda, perchè l'idea di regnare a turno su Tebe li ripugnava. Eteocle, primo a regnare, rifiutò infatti di lasciare il trono a Polinice quando venne il suo momento. Così si combatterono, animati da un odio reciproco impossibile da eradicare. Anche il mito di Acrisio e Preto, narrato tra gli altri da Ovidio nel capolavoro Le Metamorfosi, origina da una simile rivalità. Re della città di Argo, Acrisio entrò presto in conflitto con il gemello Preto a causa di una disputa relativa all'eredità paterna e al diritto di successione al trono della città.

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Ma se proprio dobbiamo trovare un parallelismo con la mitologia classica, è nel conflitto tra Achei e Troiani raccontato nell'Iliade, opera letteraria per eccellenza, che le coordinate del rapporto Juve-Toro riescono a trovare terreno fertile per legittimarsi.

Stando al mito, Troiani e Achei si contendevano il possesso di Elena, ritenuta a quei tempi la donna più bella al mondo tanto dagli dèi quanto dai mortali. Come è noto, la regina era moglie di Menelao re di Sparta. Paride, figlio di Priamo re di Troia, la rapì. Il gesto scatenò l'immediata reazione degli Achei. Guidati da Agamennone, fratello di Menelao, partirono alla volta della Magna Grecia, giurando vendetta. Il conflitto vide quindi contrapposte due armate gigantesche, equipaggiate con armi e corazze di prima qualità, affrontarsi davanti alle mura impenetrabili della città più ricca e gloriosa dell'epoca.

Un po' forzato come paragone? Ma cos'è il derby se non la messa in campo di forze contrapposte legate dall'appartenenza alla medesima splendida città? Una lotta all'insegna del desiderio di primeggiare e detenere il controllo delle sue fortificazioni murarie, forse? Oppure un conflitto ancora più arcaico, scevro da motivazioni spicciole e talmente radicato nel cuore della popolazione da poter essere preso come archetipo di tutte le rivalità che si possano immaginare? Davvero lo si può paragonare a una battaglia, specialmente a quella sì mirabilmente descritta dalle dita divine di Omero?

Prendiamo in prestito un pensiero di Dino Buzzati:

È troppo solenne e glorioso il paragone? Ma a che cosa servirebbero i cosiddetti studi classici se i loro frammenti a noi rimasti non entrassero a far parte della nostra piccola vita?

L'iliade è un poema epico che si concentra su figure eccezionali. Achilleè il protagonista, cui Omero dedica simbolicamente il primo canto, tutto pervaso dall'ira funesta che tanto lo scuote e incatena a un anelito di vendetta che finirà per consumarlo. Ettore è l'altra figura chiave dell'epos. Il suo ruolo è speculare a quello ricoperto dal furibondo Acheo, ma di segno opposto. Forte, taciturno, valoroso e tanto potente da riuscire a vedersela da solo con interi battaglioni, vincere è sempre stato per lui una questione di vita o di morte. Il principe troiano rifuggiva con orrore l'idea di mostrarsi codardo e per questo motivo sul campo faceva miracoli con la sua spada. Era temuto dai nemici e il suo popolo lo considerava al pari di una divinità.

Il suo ultimo discorso, tenuto in cima alle mura poco prima di confrontarsi con Achille nel duello in cui sarebbe morto, definirà l'eroe troiano come modello di lealtà, abnegazione e coraggio estremi. Basti leggere il seguente passaggio:

«Ma non fia per questo

che da codardo io cada: periremo,

ma gloriosi, e alle future genti

qualche bel fatto porterà il mio nome.»

Il Toro non si tira mai indietro quando tratta di lottare per rivendicare il proprio valore. Forte, iracondo e maestoso, è un Ettore incapace di inchinarsi o piegarsi di fronte ad alcun tipo di ingiustizia. Leale e coraggiosa come il principe troiano, è anche capace di mostrarsi implacabile come Achille, senza fare sconti a nessuno né tantomeno risparmiarsi. Al tempo stesso, però, non si potrebbe sperare di trovare una squadra più onorevole e rispettosa di lei. In ogni derby di Torino si celebra un dramma iliadico, una lotta aspra e furiosa e coinvolgente tra due eccellenze che non si risparmiano mai, tra colpi di scena, gesti da fuoriclasse e momenti talmente avvincenti da costringere il pubblico a trattenere il fiato per svariati minuti. Durante il derby la sospensione dell'incredulità viene meno: i tifosi sanno benissimo che in quei '90 minuti di gioco può succedere di tutto. È il trionfo della sportività nel suo senso più ampio, un avvenimento in cui i giocatori, fieri e indomiti militi pronti a morire pur di recuperare la propria "Elena" e difendere il proprio onore, dimostrano di possedere appieno le qualità che appartengono ai campioni: cuore, tenacia e sprezzo del pericolo.

Quali che siano le ragioni nel prediligere una squadra rispetto a un'altra, rimane tuttavia il fatto che solo in una città come Torino si ha la possibilità di gustare una delle rivalità più accattivanti della storia calcistica di tutti i tempi. Due team, due diversi modi di concepire la competizione. La città presenta i due volti, come è stato detto, e li accoglie entrambi, permettendo a ognuno di esprimere la propria unicità come meglio crede. A patto che la lotta sia autentica e ciascuno schieramento sia pronto a sfinirsi pur di consegnare agli spettatori una performance destinata a rendere il suo nome immortale.

A ogni derby, Ettore e Achille si sfidano fino a che uno dei due non demorde e consegna all'altro le chiavi della città. E i tifosi sono in estasi perché le possibilità di riscrivere il mito sono sempre a portata di mano: a morire sarà l'eroe acheo e non il principe troiano, oppure nessuno dei due, oppure entrambi. Poco importa. Qualunque sia il risultato esposto sul cartellone al termine della partita, possiamo stare sicuri che la lotta sarà mitologica e meritevole di essere tramandata di generazione in generazione, al pari dei canti di Omero.

Stefano Budicin

Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.