giovanili

E ora Asta si fa da parte

di Ivana Crocifisso - La storia di Antonino Asta e del Torino potrebbe essere raccontata in vari modi. Partendo dallo striscione riservato dal capitano granata ai suoi tifosi nella gara di addio al Toro. O andando ancora...

Redazione Toro News

di Ivana Crocifisso - La storia di Antonino Asta e del Torino potrebbe essere raccontata in vari modi. Partendo dallo striscione riservato dal capitano granata ai suoi tifosi nella gara di addio al Toro. O andando ancora indietro, al famoso derby del 3-3: tutti i tifosi granata hanno ancora ben viva l'immagine degli occhi del loro Capitano. Asta è andato via ma è tornato, ha cominciato a lavorare con i giovani, ha inculcato nei suoi la mentalità granata. Perché Asta ha il Toro nel suo DNA, ha il cuore granata, si sente granata. Il motivo di tutto questo preambolo? Semplice. Perché proprio oggi, dopo una vittoria storica, dopo che per la prima volta dopo quasi 7 anni il derby si è tinto di granata, oggi Asta ha annunciato quello che nessun tifoso del Toro avrebbe mai voluto sentire. Potrebbe essere l'ultima stagione sulla panchina della Primavera per Turbotonino, per sua stessa ammissione.

Dopo la vittoria, storica, nel derby Primavera, il tecnico ha parlato anche del suo futuro. In queste settimane le voci sulla fine della sua avventura sulla panchina del Toro si sono moltiplicate sempre di più, non sono mai state smentite dalla società. Non più tardi di due settimane fa, il presidente Cairo, a cui avevamo chiesto lumi sul contratto di Asta, aveva parlato di questa possibilità, aggiungendo che, forse, Asta avrebbe voluto fare un'altra esperienza. Ebbene, la situazione fino a ieri era diversa. Asta non ha mai pensato, nemmeno per un attimo, di andare via. Avrebbe voluto essere il 'Ferguson' della Primavera, ma per questa possibilità occorre innanzitutto che ci sia un progetto. E a un progetto corrisponde un contratto, non di certo annuale. Non ha mai pensato di andar via Asta, fino ad oggi. Ecco quello che ci ha detto al termine della gara della Primavera. “Il calcio cambia da un momento all'altro. Io devo pensare ai ragazzi, innanzitutto, dobbiamo portare avanti questo sogno. Il mio futuro? Non è detto che non possano cambiare certi scenari. Magari anche da parte mia è arrivato il momento di andare. Per me il Toro è la vita, è così da allenatore ed è stato così da giocatore. Se dovessi andar via voglio tornare, in Prima squadra, ma da vincente. Sono andato via da calciatore da vincente, non sono mai retrocesso, ho raggiunto risultati enormi, con la squadra e personali. E anche da allenatore voglio lasciare un bel ricordo. Sarebbe il secondo anno consecutivo nei play-off, e non so da quanti anni il Toro non raggiungeva questo obiettivo consecutivamente. Valuteremo con la società con serenità, nel giro di un mese e mezzo o due si chiarirà tutto. Ci sarà un dialogo, e si vedrà. Come loro hanno dato tanto a me anch'io ho dato tanto”.

Queste non suonano come parole di un allenatore che non vede l'ora di fare un'esperienza 'con i grandi', assolutamente no. Queste sono le parole di un uomo innamorato del suo lavoro, del Toro e di ciò che rappresenta. Sono le parole di una persona che si fa da parte perché ama il Toro. E che in certo senso rimane ancora legato a quel mondo che ormai sembra lontanissimo, nel quale alla base di tutto c'è la fiducia, che non va di pari passo con i risultati, in un senso o nell'altro.