Un nome che non ha bisogno di presentazioni quello di Antonio Pigino, storica figura del calcio giovanile granata, oggi alla Pro Vercelli. In granata fino al 2009, protagonista di una grande stagione anche sulla panchina della prima squadra, nel 2004/2005, nell'ultima stagione pre-fallimento, Pigino è un vecchio cuore granata, oltre che uno dei massimi esperti italiani di vivai e calcio giovanile: sotto i suoi occhi, del resto, il Torino ha potuto schierare, per l'ultima volta nella sua storia, una quantità impressionante di giocatori cresciuti nella 'cantera' granata, basti pensare ai vari Sorrentino, Marchetti, Comotto, Balzaretti, Mezzano, Mantovani, Calaiò, Pinga, Quagliarella ed Acquafresca, oltre al lancio ed alla valorizzazione, già nel neonato Torino FC, di Angelo Ogbonna e Sergiu Suciu. Ecco il suo punto di vista sulla stagione appena conclusa e sulle prospettive future del settore giovanile granata.Buonasera Pigino, ha osservato anche questa stagione l'andamento del 'suo' Torino?Certamente, non potrei mai fare a meno di osservare il Torino, con i cui dirigenti sono in ottimi rapporti, oltre che professionali, anche di amicizia. Anzi, colgo l'occasione per salutare gli amici Comi, Benedetti e Bava. Dal punto di vista dei risultati, è stata sicuramente un'annata positiva. Innanzitutto per quanto riguarda la Primavera, che è allenata da un allenatore validissimo e molto preparato, quel Moreno Longo che io stimo tantissimo e che sicuramente arriverà su palcoscenici importanti, e che è arrivata addirittura a giocarsi il titolo. Anche la Berretti ha fatto bene, arrivando fino alle finali, con un contributo importante dato dal preparatore atletico Vito Cucco, con il quale ho lavorato molti anni. Gli Allievi non si sono qualificati alle fasi finali, ma sono cose che possono capitare, soprattuto se sbagli le partite più importanti e perdi qualche punto per strada, niente di cui disperarsi. Che direi poi di Menghini, coi suoi Giovanissimi che hanno forse proposto il migliore calcio d'Italia per la categoria? Ho osservato tutti bene, anche le categorie intermedie, come i '97 e i '99, che hanno lavorato soprattutto per prepararsi all'annata successiva, e non si possono non fare i complimenti a tutti.Che cosa è cambiato in questo Torino dal Torino dei suoi tempi, secondo lei?Sicuramente non lo spirito e la cultura del lavoro, tutti i tecnici sono stati bravi a mettere cuore ed anima per il progetto granata. Sicuramente rispetto ad un tempo sono cambiati gli investimenti a disposizione del settore giovanile, quando sono tornato a Torino, nel '97, eravamo tra le società che investivano di più nei giovani, avevamo a disposizioni cifre importanti come le società più grandi d'Italia, mentre ora si è allargato il divario. SI può dire che i primi 2000 fossero veramente anni d'oro, il Torino aveva prodotto giocatori del livello di Pellissier e Semioli, e, cedendoli, avevamo potuto finanziare una leva importantissima di giocatori. Quando nel 2005 io e Zaccarelli riconquistammo la Serie A, poi vanificata dal fallimento, avevamo a disposizione gente del calibro di Sorrentino, Marchetti, Comotto, Balzaretti, Mezzano, Calaiò, Pinga, Quagliarella, ed Acquafresca. Subito dopo vennero Mantovani e Marchese: tutti giocatori cresciuti nel Torino e che nel Torino ci giocavano davvero, ora non è più così...Quali possono essere la cause, secondo lei?E' cambiata la politica societaria, senza dubbio. Un tempo l'attenzione verso il settore giovanile, intesa come 'creazione di giocatori' era una prerogativa assoluta del Torino. Quando, con Claudio Sala, abbiamo vinto a Viareggio, avevamo una grande squadra ma, soprattutto, avevamo formato dei singoli giocatori, pronti a giocare veramente a calcio ad alti livelli, anche e soprattutto nel Torino. Ora, a parte Ogbonna, che comunque ha dovuto passare dal prestito al Crotone, ed, in parte, Suciu e Lys Gomis, nessun ragazzo di è meritato la fiducia della società, forse perché non reputato all'altezza, ed il Torino continua a fare affidamento ai prestiti nelle categorie inferiori, per poi sperare in riscontri positivi.Ed è una soluzione proficua, secondo lei?Per rispondere bisogna fare un passo indietro: qualche anno fa lavoravamo sul settore giovanile in funzione della valorizzazione dei giocatori, non dell'ottenimento di un risultato. Non voglio dire che non ci importasse vincere, ma sapevamo che i risultati avrebbero potuto dipendere anche solo dall'abilità dell'allenatore, oltre che dalla preparazione fisica impartita alle proprie squadre, mentre ciò che contava di più era la formazione del singolo giocatore, vero e proprio fiore all'occhiello del Torino. Non voglio dire, ovviamente, che i tecnici granata oggi non lavorino bene, anzi, sono tutti bravissimi, ma il risultato non è tutto a livello giovanile, e ciò che conta di più sarebbe impartire ad ognuno la giusta preparazione per formare dei veri giocatori.Come si potrebbe superare questa situazione?Innanzitutto puntando diversamente sui tecnici: quando la società sceglie un allenatore, non può permettersi di contrattualizzarlo anno per anno, come talvolta fa il Torino, perché, in questo modo, quest'ultimo si sentirà necessariamente giudicato dai risultati raggiunti. Da questo punto di vista è, senza dubbio, positivo che Longo e Menghini abbiano firmato un biennale, ma quando società e tecnici avevano una mentalità differente da questo punto di vista, i ragazzi uscivano dai settori giovanili maggiormente preparati, con un bagaglio tecnico diverso ed un po' più pronti per il calcio professionistico. Poi, se un tecnico è bravo, sicuramente la società potra accorgersene: basti pensare che qui a Vercelli Scazzola è stato promosso ad allenatore della prima squadra, dopo aver affrontato, novità assoluta per la piazza, il campionato Primavera.Quale sarà il futuro delle giovanili lì a Vercelli?Ovviamente, essendo retrocessi in Lega Pro, non faremo più il campionato Primavera ed Allievi Nazionali, dovendo ripiegare sulla Berretti e sugli Allievi Lega Pro. Abbiamo tanti ragazzi importanti, come Romano, Scardini, Secondo e Bunino (che piace tantissimo al Torino, n.d.r.) che cercheremo di trattenere per cercare di valorizzare appieno, poi vedremo come andranno le cose.E qualche giovane granata che potrà tornarvi utile per la prima squadra?Inutile dire che a me piace moltissimo, tra i soliti noti, Davide Cinaglia, che reputo un grande difensore dall'ottimo potenziale (e per i nostri lettori non sarà un mistero che il giovane difensore granata piace molto a Vercelli, n.d.r.). Mi piace molto Mattia Aramu, un talento relativamente al quale bisognerà capire cosa intende fare il Torino per il futuro. Sicuramente qualcuno dei giovani del '94 potrà tornarci utile, non appena si sbloccherà l'empasse regolamentare che stiamo vivendo in Lega Pro: siamo in costante contatto col Torino e, quando sarà ora, cercheremo di metterci d'accordo.Diego Fornero
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Pigino: ‘A livello giovanile il Toro non investe quanto un tempo’
Un nome che non ha bisogno di presentazioni quello di Antonio Pigino, storica figura del calcio giovanile granata, oggi alla Pro Vercelli. In granata fino al...© RIPRODUZIONE RISERVATA
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