"Nove anni nel Toro, ora una separazione. Senza nessuna polemica, perchè tutte le cose hanno un inizio ed una fine. Ma Roberto Fogli ha dato molto al Toro e ha ricevuto altrettanto: l'esperienza in granata finisce, rimarrà sempre un filo rosso che lega l'esperienza umana e professionale del tecnico al club in cui è cresciuto. Dopo tre stagioni nei giovanissimi nazionali (con le annate 1995, 1996 e 1997), una negli allievi nazionali (annata 1996), tre nella Berretti (annate 1996, 1999 e 2000) e due con la Under 15 (annate 2000, 2001), oggi Fogli affida a Toro News le sue parole di congedo dal Torino FC.
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Roberto Fogli lascia dopo nove anni: “Toro, rispetto la tua scelta. Grazie di tutto”
Esclusiva TN / Il tecnico saluta il settore giovanile: "Al momento non c'è nulla di concreto riguardo al mio futuro. La più grande soddisfazione? Vedere ragazzi che ho allenato diventare professionisti"
Mister, dopo nove anni il suo rapporto con il Torino è arrivato ad una conclusione. Quali i motivi?
"Non mi è stato rinnovato il contratto in scadenza. Ho avuto una riunione con il responsabile (Massimo Bava, ndr) che mi ha comunicato l'intenzione di non voler proseguire il rapporto. Non è che io abbia deciso di lasciare perchè ho altre prospettive. Non è stata una scelta mia ma del Toro, e lo rispetto".
E ora che succederà, riguardo al suo futuro? Preferirebbe davvero un'esperienza nel calcio dei grandi o le piacerebbe un'altra esperienza in un settore giovanile?
"Sinceramente non so ancora cosa succederà. Al momento non c'è nulla di concreto. Per quanto mi riguarda, da una parte mi sento pronto per un'esperienza nel calcio dei grandi, mi stimolerebbe molto. Ma dall'altra prenderei sicuramente in considerazione una possibilità in un settore giovanile professionistico. Sono aperto a più soluzioni, ma ad oggi non c'è nulla di concreto".
Quali sono i suoi sentimenti?
"Sono arrivato nel 2009, di strada ne è stata fatta tanta. Credo di essere un allenatore migliore oggi, rispetto a quando sono arrivato. Ho ricevuto tanti attestati di stima, ho avuto la possibilità di lavorare con ragazzi in gamba e al fianco di professionisti bravi e preparati. Un percorso più che positivo, un tesoro che mi tengo stretto. Chiaro che quando una storia finisce non si è felici: sono cresciuto nel Toro come calciatore, oltre che come allenatore. Ora il rapporto si chiude: si va avanti come sempre, seppure con dispiacere".
Il ricordo più bello come allenatore delle giovanili del Torino?
"Ho vinto trofei come lo Scudetto Berretti e il Maggioni-Righi con gli Allievi. Certo, vincere ti lascia un ricordo speciale. Ma la soddisfazione vera è veder diventare professionisti giocatori che hai avuto per le mani anni prima. Ti dà il senso di avergli forse dato un insegnamento giusto, di avere fatto una valutazione azzeccata con loro. Anche questo è un arricchimento personale".
Quali, invece, le difficoltà più grosse che ha incontrato?
"Non ricordo problemi grossi o criticità insormontabili. Ho perso due finali Scudetto negli ultimi due anni, chiaramente sono state delusioni ma anche quelle sono esperienze che ti lasciano ricordi gradevoli: gli avvicinamenti alle partite, le partite stesse, emozioni che restano positive, in un certo senso. E proprio le ultime due stagioni sono quelle in cui a mio avviso probabilmente ho lavorato con maggior profitto. I risultati sono frutto anche di episodi, ma si è sempre lavorato per fare crescere i ragazzi".
La squadra più forte che ha allenato al Toro?
"Credo che l'annata 1995, quella dei Barreca, degli Aramu e dei Rosso, sia stata quella con più talento. Nel calcio giovanile si lavora tanto sui singoli, comunque: e specialmente negli anni della Berretti, alcuni ragazzi da me allenati - come Zanellati, Fiordaliso, e prima di loro Mantovani e Procopio - sono poi stati molto utili per la Primavera".
L'ultima squadra che ha allenato è la Berretti della leva 2000. Che eredità lascia alla prossima Primavera? E quale è l'importanza di questa categoria, implementata nei settori giovanili di sole quattro squadre della massima serie?
""Nei 2000 del Toro che ho allenato ci sono diversi ragazzi di qualità che potranno andare a fare parte della Primavera. Le valutazioni non spettano a me ma ne sono sicuro. Tutti i ragazzi, chi più chi meno, sono cresciuti, e sono pronti, chi per la Primavera, chi per la Serie D. Ognuno ha la sua strada, non è detto che non si possa diventare professionisti facendo il giro "largo", iniziando prima dai dilettanti. Per quanto riguarda la Berretti, credo abbia una grande importanza se fatta con lo spirito giusto, che è quello di dare modo ai giocatori di crescere. Il salto diretto dagli Allievi alla Primavera non è facile per tutti, specie dal punto di vista fisico. Una categoria di mezzo serve, è un percorso formativo utile. Certo non è facile da gestire per un allenatore, specie ad inizio stagione, perchè ti ritrovi per le mani ragazzi che magari speravano di fare parte della Primavera, e allora devi essere tu bravo a ri-motivarli".
C'è qualcos'altro da dire?
"Direi di no, ringrazio la società Torino per l'opportunità che mi è stata data, quella di lavorare in un contesto di qualità. Grazie ad Antonio Comi che mi ha preso e grazie al responsabile attuale Massimo Bava".
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