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Torneo di Viareggio, la vera vittoria del Torino di Asta? La professionalità

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Il vero successo dell'allenatore granata è stato quello di infondere grande professionalità al gruppo che pur conoscendosi poco ha saputo portare a casa una finale che mancava da anni

Roberto Ugliono

La vera vittoria del Torino di Asta al Torneo di Viareggio non è stata la finale conquistata che mancava da 21 anni. Piuttosto è l'approccio alla manifestazione: grande professionalità e voglia di scrivere una piccola pagina di storia della società granata. Il protagonista (o meglio i protagonisti) non possono che essere Antonino Asta e il suo staff, che nel giro di poco sono riusciti a creare un gruppo in grado di vincere, subire poco e giocare da Toro nei momenti di difficoltà. Non era semplice visto che molti di questi ragazzi insieme non hanno mai giocato. Cinque prestiti (anche se uno è una vecchia conoscenza come Azizi e per lui quindi l'inserimento era logicamente più semplice e immediato) e cinque giocatori della Primavera più l'Under 18, un gruppo formato da più anime, ma che alla fine ha giocato come una squadra.

Torneo di Viareggio, la vera vittoria del Torino di Asta? La professionalità

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La vittoria contro il Bologna è arrivata proprio da Toro. Si è vista la voglia e la grinta dei torelli di conquistare una finale che in casa granata non arrivava da un'eternità. È la vittoria di tutti insomma. Dalla società allo staff tecnico ai ragazzi. A prescindere da come andrà la finale contro il Sassuolo, questo Viareggio è stato un successo. I granata tornano a giocarsi qualcosa di importante e lo fanno con un gruppo che porterà a casa di sicuro un'esperienza altamente formativa. Conoscersi in poco tempo, stringere i denti insieme e aiutarsi a vicenda: alchimia da squadra che si conosce da tempo.

Questi sono aspetti che poi possono tornare utili anche nella carriera dei ragazzi. Magari pochi di loro faranno i professionisti e magari nessuno vedrà mai la prima squadra del Torino (difficile dirlo con grande anticipo, ma la speranza è ovviamente quella che tutti siano un giorno all'altezza dei grandi), però il Viareggio gli ha insegnato tanto. Il primo maestro è stato Asta. Nel finale di partita contro il Bologna era indemoniato, urlava, saltava e correva per l'area tecnica. Se gli avessero dato la possibilità, forse, sarebbe anche entrato in campo per il suo Toro. Già, perché la forza di avere Antonino in panchina è questa: lui ama il Toro e lo si vede da ogni attimo. Chi gioca per lui non può non accorgersene e chissà quanti riuscirà a contagiarli. Idea romantica, certo, ma da certe epopee possono nascere stupendi amori.