giovanili

Toro, volere non sempre è potere: ora la Società torni a credere nel vivaio

Quanto durerà questa gioia? Qualcuno dei nostri lettori, tra i commenti nei social...

Diego Fornero

Quanto durerà questa gioia? Qualcuno dei nostri lettori, tra i commenti nei social network e le voci dei presenti al Don Mosso di Venaria, giustamente se l'è chiesto, auspicando da parte nostra una risposta. La gioia dei protagonisti di questo Derby Primavera, dei ragazzi in campo, di quel Moreno Longo che ormai in molti sognano sul palcoscenico più importante (ci siamo intesi: quello dell'Olimpico), dei dirigenti, dello staff e, lasciatecelo dire, anche di noi che eravamo in campo a seguire questa splendida gara per voi, durerà a lungo, per qualcuno forse addirittura per sempre. Ma questa grande soddisfazione non deve gettare fumo negli occhi di nessuno: è una vittoria, una grande vittoria, ancor più significativa contro una Juventus imbottita di ragazzi stranieri prelevati a suon di soldoni dai migliori club europei, ma si tratta di novanta minuti ed il Torino F.C., volente o nolente, ora deve guardare al futuro.Per quanto riguarda la programmazione, novanta non devono essere neppure i giorni sui quali lavorare, ma, più realisticamente, inizieremmo ad accontentarci dei mesi: novanta corrispondono circa ad otto anni, l'età esatta dell'era Cairo, appena compiuta.  Pensando ad otto anni fa, alla sciagura del fallimento, alla diaspora dei giocatori migliori (pensare a dove sono oggi molti di quei ragazzi partiti a parametro zero dopo l'era Cimminelli mette i brividi), al ground zero di quello che era stato il migliore settore giovanile d'Italia, festeggiare questa vittoria trasmette sicuramente una grande soddisfazione, ma, come ho anticipato, ora non ci si può, in alcun modo accontentare. Ora la Società, e per Società non intendiamo il responsabile del settore giovanile del Torino, Massimo Bava, né tantomeno  i suoi più stretti dei collaboratori, ma l'unico vero "Ministro con Portafoglio", ossia il Presidente Urbano Cairo, deve raccogliere questa energia, catalizzare questa forza positiva e dirigerla verso un unico obiettivo: il futuro.Se la ricetta del vivaio in salsa granata può ritenersi ormai consolidata (della formazione titolare di ieri erano 2 i giocatori non cresciuti nel Torino: Rosa Gastaldo e Pardini, per 9/11 una compagine, come si suol dire oggi, a Km Zero), ed è, anzi, qualcosa di cui andar fieri, altrettanto non può dirsi dell'organizzazione che ruota intorno al rettangolo verde così ben calcato da questi giovani ragazzi. A partire dalle risorse umane: troppi collaboratori, anche validissimi, costantemente precarizzati, con contratti annuali poco affidabili, e spesso a cifre decisamente poco allettanti, motivo dell'arcinota diaspora, purtroppo troppo comune, "dall'altra sponda", da quella sponda che ieri è tornata a casa, una volta tanto, con le pigne nel sacco. Aggiungiamoci le strutture di allenamento: l'impianto di Venaria dispone di un terreno sintetico obsoleto, ci si accontenta e si lavora nel migliore dei modi, ma è sotto gli occhi di tutti che quello non è il terreno ideale per la Primavera: lo sarà il Filadelfia? Quale Filadelfia? Altra parentesi fondamentale che vorremmo aprire e che sognamo, un giorno, che la dirigenza del Torino F.C. possa chiudere...E poi... senza limitarci alla sola Primavera: la dispersione del settore giovanile in troppi impianti sparsi per il territorio (Berretti a Venaria, Allievi Nazionali a Grugliasco, Allievi Fascia B al Victoria Ivesta, Giovanissimi al Rapid... e più si scende di categoria, più aumenta la varietà), le enormi difficoltà logistiche conseguenti per i ragazzi, per i genitori dei ragazzi, e per chi si occupa di loro nel Convitto, destinato ai giocatori provenienti da fuori regione. Difficoltà, queste ed altre (non vorremmo essere troppo analitici nella nostra elencazione, per non risultare persino petulanti...) che, ad oggi, vengono superate brillantemente da un grande, imprescindibile, ed orgogliosamente esclusivo fattore: la passione. Quella passione che spinge tanti, forse quasi tutti, dei collaboratori del glorioso settore giovanile granata. Quella passione che consente ad uno come Moreno Longo di preferire questa panchina nonostante offerte allettanti, e lautamente foraggiate, da club italiani con moltà più prospettiva nell'immediato. Quella passione che spinge un migliaio di tifosi ad assieparsi sugli spalti per un derby Primavera a gridare a squarciagola, ma quella stessa passione che, da sola, consente di fare le imprese, ma non di segnare un'epoca. Il Torino Calcio, quell'epoca l'ha segnata: ora il Presidente Cairo è chiamato a fare altrettanto con il Torino Football Club, raccoglierà il guanto di sfida o mancherà l'appuntamento con la storia? Diego Fornero