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Agroppi ‘De Biasi abbia il coraggio di fare anche scelte dolorose’

Aldo Agroppi, ma cosa succede a questo Toro?

“Purtroppo non lo so, stando lontano è difficile avere un'idea precisa. Negli anni scorsi, di fronte alle difficoltà, mi veniva da dire che più che un Toro...

Redazione Toro News

Aldo Agroppi, ma cosa succede a questo Toro?

“Purtroppo non lo so, stando lontano è difficile avere un'idea precisa. Negli anni scorsi, di fronte alle difficoltà, mi veniva da dire che più che un Toro la squadra mi sembrava una mucca, ma qui la situazione è diversa”.

Perché?

“C'è un presidente appassionato e ricco come Cairo, che ha investito molto e che crede nel progetto. L'amore per i colori granata gli è stato trasmesso dal padre e questa è una buona cosa. Vediamo di non farlo disamorare con i risultati negativi. Era da tempo che questa società non aveva un presidente così”.

Negli ultimi giorni è finito nel mirino della critica e dei tifosi De Biasi. Da ex allenatore, come giudica l'operato del tecnico granata?

“Bisogna partire da una considerazione. Alla fine di agosto non si sapeva nemmeno in quale categoria il Toro avrebbe giocato, non c'erano le maglie e i palloni quando la squadra era partita per il ritiro di Giaveno. Alla luce di tutte queste cose, anche dopo che era arrivato Cairo, ma con pochissimi giorni per costruire la squadra, mi ero detto: una salvezza tranquilla per quest'anno va già bene. Poi sono arrivati giocatori importanti, la squadra è partita subito bene, circondata da grande entusiasmo e forse ci siamo illusi tutti”.

Ma con un organico come quello che oggi ha a disposizione, De Biasi potrebbe fare di più?

“Giocatori di qualità ce ne sono: Muzzi, Fantini, Rosina, Stellone, Lazetic, Abbruscato, Gallo. Però credo che ci siano squadre superiori al Toro, il Catania e l'Atalanta per esempio. I playoff sono assolutamente alla portata, anzi sarebbe un disastro non conquistarli. Comunque tirare in ballo l'allenatore quando le cose non vanno bene non mi trova d'accordo. Non ho mai visto un allenatore fare gol o vincere da solo una partita”.

Allora il problema sono i giocatori. Forse è necessario alzare le voce dentro lo spogliatoio o battere i pugni sul tavolo...

“Se serve, si devono appendere i giocatori al muro. A me è capitato di farlo sotto la doccia.., Ma non so come sia la situazione dentro il Toro, forse una soluzione del genere è esagerata. Adesso è necessario non farsi prendere dalla paura o dal nervosismo. La situazione è rimediabile, senza dimenticare mai da dove è partita questa squadra e caricarla di eccessive responsabilità. Non basta chiamarsi Toro per vincere le partite in serie B e talvolta non bastano nemmeno i nomi”.

A proposito di nomi, ma lei che conosce bene Melara e Lazetic, come si spiega le difficoltà dei due ex livornesi?

“Non me le spiego, sono sincero. Quando ho saputo che venivano al Torino ho detto 'bene, ci siamo rinforzati'. I tifosi del Livorno erano delusi, soprattutto per la partenza di Lazetic. Perché stanno avendo problemi? Ma quante partite hanno giocato? Tre, quattro, troppo poco per dare giudizi o per bocciarli”.

Allora ritorniamo al punto di prima, alla questione allenatore.

“Io mi sento di dire solo una cosa. De Biasi deve puntare su un gruppo ristretto e far giocare quelli. Con il mercato di gennaio si è aumentato il numero dei giocatori ma anche la confusione. Servono scelte coraggiose, anche dolorose. E se chi resta fuori mugugna, lo si lascia mugugnare: il bene del Toro viene prima di tutto”.