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Aldo Soragna

Medicina e tifo sono i denominatori comuni di casa Soragna, famiglia di dottori in medicina e in calcio. Il padre Aldo, originario di Settimo come i figli Giorgio e Roberto, ha dato un grosso contribuito alla rinascita...

Redazione Toro News

"Medicina e tifo sono i denominatori comuni di casa Soragna, famiglia di dottori in medicina e in calcio. Il padre Aldo, originario di Settimo come i figli Giorgio e Roberto, ha dato un grosso contribuito alla rinascita dell’Eureka Settimo negli anni ‘70-’80, prima di diventare, dal 1997, Primario dell'Unità Operativa Autonoma di Pronto Soccorso - DEA dell'Ospedale Mauriziano di Torino. Dal 1998 ha inseritola pratica di triage per diagnosticare subito i casi più urgenti fra quelli che arrivano e che vengono seguiti da un èquipe di 13 medici. “Complessivamente per il Pronto Soccorso passano 60 mila persone l’anno con oltre 1200 ricoveri” spiega Soragna. Un lavoro massacrante, fatto di turni senza orari e di confronti quotidiani con gli aspetti più duri della vita. Eppure, salvo qualche rara parentesi, non è mai mancato allo stadio come spettatore pagante ma, più spesso, come abbonato in compagnia di suo padre, ottantaquattrenne.

"Cos’è per lei il Toro ?

"Tutto. Un amore che dura da quando sono nato. Mi piace per quello che rappresenta, quel “ciò che è fuori” dalla banalità, i valori più autentici che ci sono in giro per il mondo. Noi del Toro siamo come i Troiani contro i Greci, e poi mi piace il suo colore, che vuol dire sangue, che vuol dire vino e anche sofferenza che è la quintessenza del tifo. Nonostante quello che è capitato quest’estate non siamo stufi di soffrire, anzi c’è ancora più voglia di Toro, questo perché noi tifosi l’abbiamo coltivata in modo positivo. Non ci siamo andati a cercare la vicenda Cimminelli né Calleri o Borsano, eppure non ci siamo mai pianti addosso ma abbiamo trovato sempre la forza di reagire.

"E’ un Toro che nasce o che risorge ?

"Spero che sia un toro che risorge. E’ rimasto un po’ il vecchio toro con gli attributi, anchse se adesso sembrerebbe che abbiamo alla presidenza una persona diversa dai predecessori.

"Va allo stadio o segue da lontano ?

"Tutt’ora sono abbonato come da diversi anni. La prima partita è stata a 12 anni, un derby al Filadelfia nel 1960 finito 0-0. Da allora non ho mancato di andare allo stadio almeno una volta l’anno. Sono nella tribunetta ovest fra la maratona e la vera tribuna, dove è possibile ancora sentire i commenti dei vecchi saggi del Filadelfia. Ci vado con un signore che ho conosciuto dieci anni fa e da allora abbiamo preso l’abitudine di andare insieme.

"Quanti come lei che conosce ?

"Ce ne sono tanti di tifosi del Toro anche fra i medici. I miei figli per esempio lo seguono in maniera diversa: il più grande, Giorgio, se non in Maratona è in trasferta con la squadra o al lavoro. Roberto invece è più pacato, anche perché ormai lavora stabilmente al Pronto Soccorso di Bra ma non manca mai di seguire la squadra, come faceva già mio nonno.

"Qual è il giocatore simbolo di oggi ?

"Vedo più il gruppo che non il singolo. Merita molta attenzione Taibi, un portiere degno di questo nome che dà sicurezza e tranquillità alla squadra come nessun altro negli ultimi anni. Muzzi invece è la nota lieta per impegno e capacità agonistica, lo stesso Brevi è stato straordinario.

"E di ieri ?

"Pulici non ha paragoni con nessuno. Pulici è il Toro e il Toro è Pulici.

"E i giovani ?

"Onestamente non ho tempo di seguire anche loro. Però ho visto un bel centravanti in tv, Pirotti mi pare.

"Il Filadelfia: giusto ricostruirlo o meglio voltare pagina e chiudere con la retorica granata ?

"Bisogna ricostruirlo assolutamente. Non è solo retorica perché è storia, e poi perché può servire: è passato ma è presente ma è anche futuro. Per tanti anni è stato un punto di ritrovo dove tornare, sembrava di essere a casa di propria. Continuo ad andarci ogni volta che c’è una manifestazione del tifo.

"Cairo è un nuovo Pianelli ?

"E’ troppo presto per dirlo. Ce lo auguriamo ma non ci metto la mano sul fuoco, non per sfiducia ma queste persone che saltano fuori dal nulla con imperi costruiti non si sa come e su cosa ci hanno fregato più di una volta, vedi Borsano. C’è attenzione certo per un personaggio che indubbiamente ha fatto bene e piace, ma c’è anche la solita, cronica, diffidenza piemontese che i tifosi del Toro hanno imparato a coltivare bene in questi anni.

"Se è per questo Cimminelli alle spalle aveva una solida realtà industriale…

"Sì, aveva anche meno esperienza se vogliamo, tanto è vero che si è affidato subito a personaggi poco abili come Mazzola, ottimo calciatore, ma come dirigente lasciamo stare. Diciamo che per ora Cairo si è presentato bene e ha fatto bene pur non avendo alle spalle gli imperi di Pianelli e Rossi che però sono stati costruiti in tempi diversi. Oggi probabilmente sono queste le nuove realtà che contano.

"Cosa si aspetta dalla nuova società ? Solo risultati sportivi o anche…un modello ?

"Sarebbe ideale entrambe. Ci sono le possibilità per avere una società sana come ce ne sono altre in Italia e sarebbe bello seguire l’esempio del Chievo o della stessa Udinese. Poi è chiaro che i risultati hanno sempre la loro importanza.

"Cosa si è detto nell’ambiente medico del processo alla Juve ?

"Onestamente non me ne sono interessato se non da lontano e da tifoso. Sicuramente se quei farmaci sono stati prescritti, la società non poteva non sapere.