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Asta: “Il Toro ha ritrovato la sua identità. Ora conquisti l’Europa”

Esclusiva TN / L’ex capitano granata analizza il momento della squadra di Mazzarri dopo il pareggio con il Napoli. “La rosa è più duttile rispetto al passato. Sirigu e Belotti due esempi”.

Andrea Calderoni

“Il Toro sta tornando ad incutere paura tra le mura amiche. Sto rivedendo la vera identità granata in questa squadra. Ora, però, c’è bisogno di continuità. L’importante è non perdere e non bisogna disperare se arriva un pareggio, a fine campionato tornerà utile”. Parla così a proposito del “suo” Toro Antonino Asta, storico capitano granata con 128 presenze distribuite tra il 1997 e il 2002. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo ha intrapreso la carriera da allenatore e l’ha fatto proprio nelle giovanili del Torino, conducendo anche la Primavera, prima di iniziare ad allenare tra i professionisti.

Buongiorno Antonino Asta, un Toro con identità lo definisce. Avere 10 punti in classifica deve essere motivo di rammarico?

“Il rammarico c’è perché potevi fare più punti. Ma se esiste il rammarico, allora vuol dire che hai la consapevolezza che puoi fare di più. È indubbio che ci sono stati degli scivoloni inattesi, ma se poi analizzi la sfida con il Napoli, ben giocata, pensi che avresti potuto avere una classifica migliore”.

Ha margini di miglioramento la squadra?

“Il Torino è destinato ad essere più competitivo e a mio giudizio la pausa per le Nazionali arriva nel momento giusto”.

Perché?

“Semplice: il Torino ha bisogno di rifiatare. A parte le prime due giornate con Sassuolo e Atalanta, la squadra ha pagato le fatiche dei preliminari di Europa League, anche complice qualche infortunio di troppo. Quindi, ben vengano due settimane per ricaricare le pile”.

Nelle ultime uscite Walter Mazzarri ha proposto più sistemi di gioco. Secondo lei, il tecnico toscano vuole cambiare faccia al suo Toro?

“In un certo senso sì. È un buon sintomo avere più facce, perché denota che il mister e la rosa sono duttili. Troppo spesso Mazzarri è stato etichettato come un allenatore fossilizzato sul suo credo, quello del 3-5-2. In realtà, ha dimostrato una certa apertura mentale, provando vari sistemi di gioco. In questo è stato supportato perfettamente dai giocatori”.

Quanto può guadagnarne il Torino da questa maggiore duttilità nel corso della stagione?

“Parecchio e non soltanto una partita con l’altra, ma anche nello stesso match. Il Toro ha già fatto intendere nelle prime giornate di essere capace di cambiare pelle nell’arco dei 90 minuti. Tale aspetto differenzia la rosa di questa stagione da quella delle precedenti. È più completa e soprattutto per ogni ruolo ci sono giocatori dalle caratteristiche differenti”.

In avanti quello che dice è abbastanza evidente.

“Sì, in attacco il Toro ha veramente tante soluzioni, soprattutto adesso con l’acquisto di Verdi e il rientro di Falque”.

E poi là davanti c’è un Andrea Belotti in formissima. Che cosa ne pensa?

“Belotti è un ragazzo d’oro. Pensa sempre prima alla squadra che a sé. Lotta, recupera palloni, prende falli: è un punto di riferimento per il Torino e per la Nazionale. Credo che tanti club in giro per il mondo invidino Mazzarri che può allenarlo. Ma permettetemi di fare un elogio anche ad un altro granata”.

Certo, a chi?

“Sirigu. Ha portato nelle casse del Toro veramente tanti punti. Un esempio anche lui, proprio come il capitano Belotti”.

La convince la coppia Belotti-Zaza?

“La risposta è affermativa ed è dettata soprattutto dal fatto che lo Zaza visto quest’anno è diverso rispetto a quello spento del recente passato”.

Arretrando un po’ e spostandoci sulla mediana, un suo giudizio sulla nuova posizione in campo di Daniele Baselli.

“È un ragazzo di grande qualità. È stato un po’ discontinuo negli anni, ma se dovesse trovare finalmente una certa costanza nel corso del campionato, potrebbe realmente fare il definitivo salto di qualità. Ma la forza del centrocampo del Toro è un’altra e non riguarda il singolo”.

E qual è?

“La diversità delle caratteristiche degli interpreti. Manca un vero e proprio playmaker ma anche questo è funzionale con il gioco che vuole proporre Mazzarri”.

Uscendo dal contesto dei singoli reparti, secondo lei, quale deve essere l’arma in più del Toro inteso come squadra?

“Il gruppo, come lo è stato nella precedente stagione. Dall’esterno sto vedendo che l’amalgama del gruppo sta crescendo. Sarà questa la base su cui fondare le gioie di quest’annata”.

Un Toro che può ambire a cosa?

“A rimanere attaccato al carro Europa fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata. I granata devono dare un senso alla loro stagione fino alla fine, come accaduto l’anno passato. L’Europa League è un obiettivo alla portata e raggiungibile”.