E' partito alle 9,42 allo stadio Olimpico il processo sullo scandalo che ha travolto il mondo del calcio. Società imputate: Juventus, Milan, Fiorentina, Lazio, oltre a 26 fra dirigenti e arbitri. Cesare Ruperto, presidente della Caf, ha aperto i lavori con l'appello dei presenti: primo ad essere chiamato l'ex dg bianconero Luciano Moggi, che non è in aula. A rappresentarlo, l'avvocato Gianaria. Più di 300 i giornalisti da tutto il mondo che seguono l'evento. C'è pure la Cnn.
interviste
Calciopoli. Liguori: ‘E c’e’ ancora la questione Tv’
E' partito alle 9,42 allo stadio Olimpico il processo sullo scandalo che ha travolto il mondo del calcio. Società imputate: Juventus, Milan, Fiorentina, Lazio, oltre a 26 fra dirigenti e arbitri. Cesare Ruperto, presidente della Caf, ha...
Marco Liguori, che insieme a Salvatore Napoletano ha scritto il libro “Il pallone nel burrone”, fa il punto della situazione per Toronews, partendo proprio dalle sue inchieste scottanti che hanno portato a questo terremoto che ha coinvolto tutto il sistema calcio italiano.
Nel maxiprocesso di Roma si dovrebbe discutere anche del presunto accordo tra Juve e Milan, una specie di cartello sui diritti tv, tuttavia Moggi a Ballarò ha smentito questi accordi. Ha detto la verità?
Moggi ha parlato di un "sistema Milan" e che la Juventus non c'entrava nulla con lo strapotere delle televisioni a pagamento. Inoltre, secondo Moggi, la società bianconera non ha mai chiesto soldi all'azionista di riferimento, ossia all'Ifil. Voglio far presente che la Juventus, sino al bilancio 2003/2004, ha incassato regolarmente con due anni di anticipo le somme provenienti dai diritti televisivi criptati, prima da Telepiù e poi da Sky: con questo sistema così generoso, sfido io che i manager bianconeri non abbiano chiesto soldi sotto forma di aumenti di capitale od altro. E' scritto nei bilanci alla voce "risconti passivi".
Mediaset aveva un ruolo predominante riguardo ai diritti televisivi?
Mediaset, stando al bilancio chiuso al 30 giugno 2004, aveva il "diritto di prima negoziazione", ossia poteva sedersi per prima al tavolo con la Juve pagando subito 20 milioni di euro e in seguito soltanto 12 (ossia 4 all'anno) per le stagioni 2004-2005, 2005-2006 e 2006-2007 per i diritti digitale terrestre, cavo e Adsl. Il motivo di quei 20 milioni versati da Mediaset è presto spiegato: si sono potuti contabilizzare subito nell'esercizio 2003/04, riducendo così proprio di 20 milioni le perdite della società bianconera. Invece, i restanti 4 anni si possono contabilizzare soltanto in ciascun esercizio successivo. Con questo trattamento di favore, che è tuttora al vaglio dell'Antitrust, la Juve ha ridotto in quell'anno le perdite chiudendo l'esercizio con un rosso di soli 17 milioni di euro.
La Juve non si è mai staccata del tutto dalle società appartenenti alla famiglia Agnelli. E’ così?
Infatti, a pagina 10 del prospetto informativo della quotazione della Juventus (dicembre 2001) c'è scritto che ‘la società appartiene al gruppo di società facenti capo alla società Giovanni Agnelli & C. Alla data del presente prospetto informativo, la società intrattiene rapporti contrattuali con società del gruppo che rientrano nel corso normale degli affari. Ove tuttavia la società non facesse più parte del gruppo i vantaggi connessi a tale appartenenza potrebbero venire meno con possibili ricadute sull'operatività e sui progetti di sviluppo della società e, quindi, con possibili effetti negativi sui risultati economico-finanziari’. Ciò vuol dire che se la Juventus non facesse più parte del gruppo Agnelli non avrebbe diritto ai trattamenti di favore sui contratti stipulati con tv, sponsor e altri.
Conclusione?
Se questa non è la prova, comprovata del cartello tra Juve e Milan (ossia Fiat-Mediaset-Fininvest), allora vuol dire che Moggi e Giraudo sono due benefattori del nostro calcio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA