Due esperienze antitetiche, l’una ad inizio carriera l’altra a 35 anni suonati. Ma per Antonino Bernardini, professione centrocampista, sia quella in maglia granata che quella con l’Albinoleffe gli hanno fatto passare dei momenti molto significativi. Proprio in vista del match di domani tra le due compagini lo abbiamo contattato, in esclusiva per Toronews.Buonasera Bernardini, 15 anni di mezzo tra Toro e Albinoleffe, prima e ultima tappa della sua carriera. Cosa ricorda di quelle due esperienze?“A Torino fu l’esordio, fu proprio l’inizio per me nel calcio che conta. Un’emozione giocare lì, una società con grande tradizione e un pubblico molto caldo. Molto diversa, invece, la situazione in maglia azzurra. Tutto molto più tranquillo e familiare”. Lei è attualmente svincolato ma c’è ancora la possibilità di rivederla in campo durante la prossima stagione?“Magari, mi sento ancora un ragazzo. Ma si tratta di un’ipotesi molto remota, perché è da un anno che sono fermo e ne ho ormai quasi 37…”.Potrebbe, però, rimanere ugualmente nel mondo del calcio?“L’idea è quella, mi piacerebbe molto. Adesso partirò con un’esperienza come allenatore di ragazzi qui vicino a Bergamo per cercare di imparare. Ho rifiutato alcune proposte provenienti dall’Interregionale perché voglio andare avanti per piccoli passi”.Lei giocò nel Toro nella stagione 1994/1995, l’ultima nella quale la squadra granata riuscì a vincere i due derby di campionato. Cosa manca, attualmente, per tornare almeno a quei livelli?“3-2 e 2-1. Li ricordo ancora bene quei due derby a distanza di tanti anni (ride, ndr). Furono una gioia immensa. Venendo alla domanda, credo che sia fondamentale che si formi un gruppo importante, da portare dietro per un po’ di anni e dà lì ricostruire il tutto. Se tutti gli anni cambi 10-15 giocatori non è facile ottenere risultati, a meno di non prendere tutti Messi. Lo spogliatoio è fatto di tante teste diverse e per esperienza personale posso dire che ho fatto sempre meglio dove c’era già un’ossatura”.Affrontò il Torino da avversario più di una volta, ma se le dico 21 giugno 1998?“Il giorno dello spareggio per andare in A Perugia-Torino. Me lo ricordo bene perché era anche il mio compleanno. Il Toro giocò certamente meglio di noi in quell’occasione, considerando che rimase anche in dieci dopo pochi minuti. Fu davvero emozionante quella partita, la lotteria dei rigori. Ricordo tanta gente a cui tremavano le gambe prima di presentarsi dal dischetto”.Tornando al presente, che gara si attende domani?“Da quando è tornato Lerda è un Toro in piena crescita, non andrà di certo a Bergamo per accontentarsi di un punto. Dall’altra parte l’Albinoleffe sta annaspando e cerca punti salvezza. Prevedo una bella battaglia e secondo me finirà con la vittoria di una delle due squadre, il pari non serve a nessuno”. L’obiettivo dei playoff è lì a breve distanza. Ce la farà il Toro a centrarlo?“Può e deve farcela, per tradizione e parco giocatori. La rosa non è certamente inferiore rispetto alle squadre che lo precedono”.Lerda deve essere presente e futuro di questa società?“Presente sicuramente perché da quando è tornato sta facendo bene. Gli auguro anche futuro, dà l’idea di essere una persona molto brava e preparata”.
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”Che soddisfazione vincere quei due derby”
Due esperienze antitetiche, l’una ad inizio carriera l’altra a 35 anni suonati. Ma per Antonino Bernardini, professione centrocampista, sia quella in maglia granata che quella con l’Albinoleffe gli hanno fatto passare dei...
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