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Esclusiva

Fantini a TN: “Mi aspetto un chiarimento di Belotti, lo meritano i tifosi”

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In esclusiva su Toro News le parole dell'ex attaccante granata. "Ancora oggi ho un grande rammarico: non essere stato confermato in A dal Toro"

Andrea Calderoni

“Belotti è ancora molto utile al Torino, ma ora mi aspetto un suo chiarimento”: così Enrico Fantini, ex giocatore offensivo granata, tifoso del Torino. Il “Gallo” è tornato in campo a febbraio e ha dato il suo contributo sotto porta, ma la questione futuro resta irrisolta. In esclusiva su Toro News il classe 1976 di Cuneo, 41 presenze e 9 gol con il Torino nella prima stagione di Urbano Cairo (2005-2006), culminata con la promozione in Serie A, parla di Belotti e molto altro.

Buongiorno Enrico, cosa sta determinando questo calo del Torino?

“Le prestazioni ci sono sempre state, a mio modo di vedere. Anche contro il Cagliari si è giocato abbastanza bene. Il Torino gioca a viso aperto e la mentalità di Juric si vede in campo. Ma gli episodi stanno voltando le spalle ai granata. A Udine, ad esempio, un calcio piazzato è stato pagato a caro prezzo. Contro il Cagliari, invece, un tiro in diagonale che poteva anche essere annullato dall'arbitro per la presenza di un giocatore in traiettoria. Una serie di episodi poco fortunati stanno condizionando i risultati, ma non le performance”.

Juric si è arrabbiato per i tre gol presi da rimessa laterale: senza particolari obiettivi di classifica, l’attenzione può scemare?

“Si rischia di avere un calo di concentrazione, ma non penso sia il caso del Torino. Juric mi sembra un tecnico molto attento a queste cose e anche i giocatori mi trasmettono la sensazione che siano sempre sul pezzo. I gol presi da rimessa laterale possono essere portati da errori personali. Il gioco di Juric è incentrato sull’uno contro uno e quindi basta che uno vada fuori tempo per far saltare tutto. Alcuni gol, inoltre, sono merito degli avversari. Non darei, dunque, tutta la colpa alla concentrazione. Ci sono episodi che attualmente danno contro al Torino. Continuo a vedere un Torino vivo, con una precisa identità, quella mancata negli ultimi anni. Direi di lasciare tranquilla la squadra e di continuare su questa strada”.

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Si aspettava un impatto così di Andrea Belotti dopo una stagione travagliata e con la questione contrattuale ancora latente?

“Nel derby Belotti ha fatto gol e si è sbattuto, ma non è stato il Belotti che conoscevamo. Contro il Cagliari l’ho visto meglio. Sta tornando in condizione. Belotti è ancora utile al Torino, ma ora mi aspetto un suo chiarimento. Lo meritiamo noi tifosi granata, mi ci metto dentro anche io. O la società o Belotti devono chiarire il futuro del capitano”.

È il momento giusto per aggiornare la situazione?

“Sì, assolutamente. Il ferro va battuto quando è caldo. Ora il ferro è caldissimo con due gol nelle ultime due giornate. Quindi, bisogna anche dire cosa si voglia fare. Spero che Belotti trovi la strada migliore per il suo futuro”.

L’assenza di Dennis Praet quanto sta incidendo?

“Purtroppo si sta sentendo. Sia nel Derby che contro il Cagliari ho visto un Brekalo un po’ al di sotto del livello precedente. Questo può ulteriormente incidere sulla produzione offensiva del Torino, considerato che il croato è stato una spina nel fianco di tutti gli avversari granata, creando parecchie occasioni. ma ci sta avere degli alti e bassi all’interno di un’annata. Nello stesso tempo la speranza di tutti è che Praet possa rientrare presto perché è una pedina fondamentale”.

Simone Verdi è andato via da Torino e a Salerno sembra essersi ripreso: tutta questione di testa?

“Lo sport e la vita sono una questione mentale. Bisogna saper analizzare le situazioni e rimanere il più lucidi possibile. Verdi, purtroppo, a Torino aveva perso la lucidità. Si avvertiva un po’ di paura da parte sua nel giocare. Credo che i fantasmi e gli scheletri stiano scomparendo a Salerno. Sembra essersene liberato. Ha fatto due eurogol da calcio piazzato. Credo che in Italia in pochi possano permettersi due conclusioni così”.

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Cosa si attende domenica da Bologna-Torino?

“Classica partita combattuta con due squadre che rispecchiano il carattere dei due allenatori. Sia il Bologna sia il Torino incarnano lo spirito dei loro tecnici. Sarà una partita aperta e combattuta. Spero che il Torino ne verrà a capo”.

Torniamo un po’ indietro. Cosa resta a distanza di anni della sua esperienza al Torino?

“Un grande rammarico, quello di non aver potuto assaporare la Serie A con il Torino. Dopo oltre quindici anni, credo di poter affermare tranquillamente che mi meritavo di rimanere nel gruppo che aveva guadagnato sul campo la Serie A. Non per giocare tutte le partite, ma per essere a disposizione e dare un contributo. Questo mio desiderio non mi è stato concesso. Penso che avevo fatto tanto nella stagione della promozione. Ho giocato i sei mesi più belli della mia carriera, poi il girone di ritorno fu condizionato da un problemino alla caviglia. Giocai comunque quasi sempre e diedi quasi sempre il mio contributo. Ero molto considerato e mi aspettavo la conferma. Il rammarico mi rimarrà per tutta la vita”.

Ci sono stati chiarimenti in questi anni con la dirigenza?

“Come spesso accade, la colpa rimbalza da una persona all’altra. Nessuno si è mai preso la responsabilità e ha avuto il coraggio di dirmi che era lui che non mi voleva più nella rosa. Purtroppo fa parte del gioco del calcio. Tutti i giocatori sono numeri”.

 Un'ultima: il progetto Ivan Juric può avere un futuro sotto la Mole?

“Deve avere un futuro. La società deve assecondarlo e permettergli di fare il suo calcio. Servono giocatori con certe caratteristiche. Spero che venga aiutato anche nell’avere calciatori importanti per il suo modo di intendere il calcio”.

 

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