Non è stato un parto facile allestire e portare alle porte di Torino un'opera teatrale dedicata a Gigi Meroni. Grazie alla testardaggine e soprattutto alla smisurata passione che ha avvolto il progetto, “Gigi”, finalmente andrà in scena il prossimo 17 e 18 novembre. Toronews ha incontrato l'autore per farsi raccontare la storia di questo affascinante progetto.
interviste
Gigi Meroni a teatro
Non è stato un parto facile allestire e portare alle porte di Torino un'opera teatrale dedicata a Gigi Meroni. Grazie alla testardaggine e soprattutto alla smisurata passione che ha avvolto il progetto, “Gigi”, finalmente...
"Massimiliano, finalmente la tua opera teatrale su Meroni si può allestire nei pressi di Torino. Ci racconti brevemente di cosa parla?
"“Non puoi immaginare quanto sia felice di riprendere dopo un anno di gestazione, ricerca e sedimentazione del testo, lo spettacolo. Spero che questa ripresa non ancora in Torino sia il preludio per arrivare in città in forma quasi perfetta, perché lo spettacolo è sempre in progress. Queste repliche a Moncalieri e a Settimo ci serviranno per capire meglio come funziona il testo e lo spettacolo”.
"Che definizione daresti a quest'opera dedicata ad un grande personaggio come Meroni?
"“Lo spettacolo mi piace definirlo una bella “favola” e come tutte le belle favole si legge, come farebbe un padre ai propri figl,i prima di addormentarsi la sera,ed io ho scelto proprio di leggerlo, non mi andava di fare un monologo a memoria, ma ho ricercato il gusto di leggere come si fa con un bel libro e qui il copione è una bella storia di un personaggio d’altri tempi, un personaggio straordinario, che di mestiere faceva il calciatore ma che allo stesso tempo era artista, pittore, poeta e simbolo di libertà”.
"Un breve cenno di come si svolge l'opera teatrale?
"“Lo spettacolo si articola nella breve vita di Gigi, parte da Genova, quando frequentava il bar Foce per poi approdare a Torino con Nereo Rocco sino alla sua tragica morte. Ci tengo a dire che questo spettacolo non è tratto dal libro di Nando Dalla Chiesa, ma è un testo che racchiude vari stili di scrittura, lo dimostrano i contributi regalatimi da autori come Baricco, Eandi, Curino, Ferrero, tutti artisti piemontesi. Lo spettacolo incontra anche personaggi divertenti che in qualche modo hanno avuto a che fare con Meroni. Non è un lavoro che strapperà lacrime scontate, ripensando alla giovane età in cui Meroni ci ha lasciato, ma cerco di mettere in luce l’importanza della sua esistenza, come esempio per i giovani di oggi e soprattutto far riemergere un personaggio di cui abbiamo un grande bisogno, dopo le note vicende che hanno segnato questo bellissimo sport. Gigi dovrebbe essere un esempio di come si può fare sport, ma non solo, con la leggiadria di una persona semplice. Lui era grande perché era un uomo estremamente semplice”.
"Hai incontrato meno difficoltà ad allestire lo spettacolo rispetto a prima, considerando il rinnovato interesse per il Toro?
"“Le difficoltà non sono cambiate per niente, nonostante si sia riacceso l’interesse verso il Toro. Sono stato tentato di abbandonare il progetto parecchie volte ma, dato che credo fermamente a questa figura cosi importante, che mi sono ostinato a proporla, lo dimostra il fatto che abbiamo continuato a lavorarci e a ricercare brani nuovi e inediti. Io mi auguro che la società Torino voglia portare a galla, anche attraverso questo mio lavoro, un esempio come Meroni, ma anche Ferrini e tanti altri perché, ripeto e ci tengo a dire: sono esempi che possono solo far bene ai ragazzi che si affacciano a tutto il mondo sportivo in generale, non solo nel calcio”.
"Chi sono i tuoi principali collaboratori dell'opera?
"“I preziosi collaboratori sono sicuramente Barbara Costamagna che ha scritto insieme a me la drammaturgia del testo, Roberto Seccamani musicista molto bravo che ha accetta con me questa avventura e che si è lasciato coinvolgere dai miei racconti su Gigi, nonostante il calcio gli sia una cosa completamente sconosciuta. Stefania De Biasi che ha curato la ricerca di immagini e registrazioni e mi ha dato preziosi consigli sul testo. Barbara Truffa che mi ha dato preziosi consigli e poi tanti altri che ne sono entrati a far parte ultimamente per arricchire questo lavoro”.
"Sappiamo che sei tifoso milanista, simpatizzante granata, perchè ti ha colpito così tanto la figura di Meroni al punto da dedicargli un'opera teatrale?
"“Io non mi definisco un tifoso milanista, nel vero senso del termine, diciamo, che sono più che altro uno sportivo milanista, semplicemente perché da bambino ero circondato da cugini e parenti milanisti e quindi influenzato, poi negli anni sessanta i personaggi erano estremamente interessanti, come Rivera, Rocco, Rosato, Maldini, Combin. Come noterai alcuni di questi nomi sono stati prima o poi anche del Toro e poi sono simpatizzante del Toro per la sua storia, per quel colore granata, perché vivo a Torino oltre a quello che già ho detto”.
"Che esempio potrebbe dare ora Meroni, non solo nel calcio, ma nella società in genere?
"“Meroni mi ha colpito perché era diverso dagli altri, aveva una fidanzata irregolare (come dico nello spettacolo) portava i baffi e la barba e poi mi era simpatico perché aveva il coraggio di ciò che faceva e per come lo faceva, fuori da ogni schema convenzionale. Mi piaceva perché non si atteggiava a personaggio, lui era come si vedeva e… non faceva male a nessuno. Portarlo in scena ha voluto dire: far emergere un modello che ci dovrebbe far riflettere su come si può vivere senza l’ingabbiamento di questa società di oggi”.
"Dopo queste due serate ne seguiranno altre?
“Mi si stanno proponendo altre repliche dello spettacolo e spero tanto che possano andare in porto, magari a Torino per…, ma non voglio parlarne per scaramanzia… noi teatranti siamo parecchio superstiziosi”.
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